Quali e quanti limiti può decidere di infrangere un produzione televisiva? Se posta in Italia questa domanda avrebbe una sola possibile risposta: “nessuno” e probabilmente a pronunciarla sarebbe un prete buono, infilato nella sceneggiatura senza nessun motivo apparente. Nel mondo televisivo anglosassone invece la risposta potrebbe variare da un lato all’altro dell’oceano. Alla BBC qualunque, purché il limite sia qualitativo. Alla Nbc l’unico invalicabile è un nudo integrale di Steve Buscemi (forse). Alla AMC nessuno pare essersi mai posto questa domanda a riguardo di Breaking Bad. Ma andiamo con ordine.

 

Breaking Bad

 

Un paio di pantaloni volteggiano nel cielo terso del deserto del New Mexico. Sono i pantaloni di Walter White, professore di liceo e portatore malato di un cancro che lo sta uccidendo. Con in testa dei limiti televisivi la sua storia non lo avrebbe mai portato su una superstrada in pieno deserto, con indosso solo delle mutande, un camice e una maschera antigas. Tuttavia la sua vita è finita all’esterno del canonico binario che conduce da un lato all’altro della moralità e si è invischiata in una scala informe di grigi dove giusto e sbagliato sono semplicemente concetti fuori contesto.

A Walt in realtà non manca la morale, è in procinto di registrare un messaggio per la sua famiglia per confessare ai suoi cari che li ama, e tutto ciò che ha fatto l’ha fatto per loro. La morale di Walt White tuttavia non è netta come quella di Jack Bauer, ma assomiglia di più alla mia: si può piegare all’occorrenza, sotto il peso delle situazioni, per trovarle una forma che si adatti al contesto. Tutto quello che ha fatto Walter White è stato sintetizzare metanfetamine in un camper in pieno deserto e quasi uccidere i suoi primi due contatti col mondo della distribuzione di stupefacenti.

Non siamo dalle parti di Pulp Fiction, a Walt servono soldi e qualunque modo onesto per farne non è in grado di battere un cancro ai polmoni in una gara di velocità. Non è il fine che giustifica i mezzi, ma il tempo stringe, un figlio è in arrivo e il primogenito è disabile. Walt non si è messo in testa di fare il narcotrafficante, ma di garantire un periodo di tranquillità ai suoi dopo la sua scomparsa. Per riuscirci deve solamente mettersi al lavoro con ciò che gli viene bene da sempre, la chimica, ma cercare di arrivare vivo al cospetto della morte per cancro è impegnativo quanto inculcare concetti basilari di chimica a un’aula di diciottenni apatici.

La droga in Breaking Bad non è quel qualcosa che non si fa, un tiro di canna che tutti chiamano spinello e ti fa all’istante, dopo i due canonici colpi di tosse. La droga non è nulla di così semplice, ma semplicemente tante cose: è un passatempo, oppure è un’occasione che ti capita, è una reazione chimica ottenibile con prodotti da supermercato, è un mercato che mantiene ex liceali che si credono narcos, ma che può passare facilmente sotto i radar della DEA se vivi al Alburquerque, due passi di qua dal confine col Messico, e i narcos veri mandano esplosivi alla narcotici sul dorso di una tartaruga gigante imbottendo di esplosivo la testa di Danny Trejo.

Per Walter White la sintetizzazione di metanfetamine è qualcosa che è dannatamente bravo a fare e la vita del gangster è un vestito che non gli sta bene per nulla, come quello strampalato cappello portato con gli occhiali da sole, e se non se ne libera quando i rotoli di contanti tra i pannolini sono più di quanti intendesse accumularne è solo perché la sua bravura nel suo campo professionale non era mai stata così apprezzata.

Breaking Bad

 

Breaking Bad è un azzardo. Quanta consapevolezza di ciò ci fosse alla AMC non lo so. I soli nove episodi della prima stagione (scesi a sette a causa del famoso sciopero degli sceneggiatori) sono un indizio parziale, perché serie con prospettive ben più rosee (TWD) hanno ugualmente avuto prime stagioni brevi. La scelta di Cranston come protagonista (poi anche regista in un paio di occasioni) per una serie dal tono totalmente diverso rispetto alle sue precedenti esperienze può non essere considerato un azzardo solo riconoscendo ai producer AMC una lungimiranza che si può loro negare, tenendo a mente il percorso da Mad Men a Rubicon.

Il dubbio resta, ma i sei Emmy in tre anni (tre consecutivi a Cranston come miglior attore protagonista) significano che se azzardo c’è stato, la scommessa può considerarsi vinta senza remore. Per sapere se Breaking Bad si sia messa in testa di sfatare il mito del crollo alla quarta stagione (che pare stia colpendo anche Mad Men) l’appuntamento è per luglio del 2011.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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