Dal quotidiano della provincia americana di Friday Night Lights a quella Britannica; esploriamo The Office, la commedia più importante del decennio passato. 

La vita nell’ufficio della sede di Slough della compagnia di produzione cartacea Wernham Hogg non è molto eccitante. In mezzo ad grigio cumulo di edifici nella periferia di Londra, famoso per la sua bruttezza, l’ufficio è popolato da un gruppo di impiegati di diverse età e diversa provenienza. Alcuni, come Tim e Dawn, sono brillanti ma poco motivati. Avrebbero potuto essere di più, ma non hanno mai avuto l’energia per farlo. Altri, come Gareth, si trovano a loro agio solo quando traducono la realtà dell’ufficio in una fantasia paramilitare. Per qualche motivo, una troupe televisiva ha deciso di entrare nella quotidianità dell’ufficio per filmare un documentario che segue le vicende dei suoi impiegati. L’unico a sembrare entusiasta dell’idea è David Brent, il boss della sede. Lui crede di poter dimostrare le sue qualità di grande leader. Ma è l’unico a crederci. David è un mediocre.

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David Brent è la creatura di Ricky Gervais e David Merchant, due nomi sconosciuti ai più dieci anni fa, quando The Office ha fatto comparsa sulla BBC2. Dopo anni in radio, la coppia ha convinto il network britannico a produrre il loro progetto, un finto documentario ambientato in un ufficio, un format discretamente popolare nei paesi anglosassoni (Spinal Tap, A Mighty Wind), ma poco sperimentato in televisione. Gli ascolti, all’inizio, sono stati piuttosto bassi, complici lo stile poco ortodosso e un umorismo molto particolare. Ma nel 2002 la serie è decollata: è stata venduta in sessanta paesi. L’anno dopo vince un Golden Globe (la prima serie comica britannica a sbancare nei premi statunitensi), e diventa un classico, rendendo Gervais una star. La sensazione di aver potuto fare di meglio, di essere in un posto sempre temporaneamente, negando la possibilità di essere arrivati alla fine della propria carriera. Nonostante le risate, la realtà della Wernham Hogg è realistica e troppo spesso dimenticata. L’Italia ci ha costruito uno dei film più riusciti della nostra filmografia, Fantozzi; l’Inghilterra ha ricostruito le comicità televisiva. The Office verrà adattata in sei paesi, cambiando la commedia in televisione per sempre.

Guardando i primi episodi della serie, è sorprendente pensare al suo successo. The Office non ha nessun elemento particolarmente seducente, gli attori sono tutti persone normali, e lo stile visivo è grigio e sobrio, è facile pensare che molti, cambiando canale in fretta, abbiano visto un episodio e pensato che si trattasse di un vero documentario. Nonostante questo, poche narrative moderne sono più universali di questa. Tutti siamo stati in un ufficio; e tutti conosciamo David Brent. Un fallito che non ha nessuna intenzione di smettere di recitare la parte del vincitore. Un mediocre che cerca di convincere se stesso e il resto del mondo di essere straordinario, mascherando un’insicurezza infinita e ignorando il concetto stesso di senso del ridicolo. Brent è il protagonista della serie, ma non è un personaggio con cui ci possiamo identificare; è un personaggio per cui è difficile provare empatia, e seguire le sue imprese ci costringe a guardare momenti terrificanti, una sequenza infinita di gaffes tanto più imbarazzanti quanto più realistiche. Gervais e Merchant hanno perfezionato quella che viene chiamata “Cringe Comedy”; la comicità che deriva dal vedere qualcuno mettersi nel ridicolo senza nessuna via d’uscita. È un’esperienza agghiacciante ed esilarante allo stesso tempo.

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Cominciare a guardare The Office è come provare per la prima volta un liquore amaro di altissima qualità. Il primo impatto con il sapore è troppo aspro, quasi fastidioso, nonostante se ne riconosca la qualità. Ma sorso dopo sorso il sapore diventa più familiare. E tutto cambia, il nostro palato si espande a nuovi sapori e scopriamo tonalità che non pensavamo neanche esistessero, ne riconosciamo anche gli aspetti più sorprendenti e piacevoli. The Office non potrebbe funzionare se si limitasse all’analisi clinica di un posto di lavoro. Gli impiegati dell’ufficio hanno la loro vita personale da portare avanti, le loro ambizioni segrete, le loro relazioni, e nell’esplorare le loro aspettative e i loro desideri lo spettatore può scoprire piccoli momenti di umanità con cui è difficile non immedesimarsi, nonostante la terrificante capacità di mettersi nel ridicolo di Brent e molti dei colleghi.

La forza della serie è di essere nata matura. Sin dalla prima puntata si ha la sensazione che i creatori abbiano un’idea molto precisa di quello che vogliono fare. Nonostante il tono della comicità sia fresco e originale, e nonostante ai tempi le facce che apparivano sullo schermo fossero per lo più sconosciute, The Office ha il respiro di un classico. Gervais che Merchant erano al lavoro da un bel po’ di tempo. Entrambi erano quarantenni quando hanno dato vita alla serie, avevano sviluppato una visione del mondo concreta ed originale. La BBC ha dato loro abbastanza spazio da portarla in televisione senza compromessi. Così da creare quella che è forse la serie più importante dello scorso decennio, paragonabile come impatto e forza ad altri classici come I Simpsons, South Park e Seinfeld.

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E se The Office è una serie praticamente perfetta è anche grazie alla tradizione britannica del non forzare la produzione degli episodi fino al momento in cui la serie smette di funzionare. La versione britannica di The Office è composta da due serie da sei episodi ciascuna, più due speciali di un’ora. Quella americana, ancora in produzione, è al momento arrivata a 162 episodi. E nonostante la versione statunitense sia piuttosto buona, in particolare dalla seconda stagione alla quinta, è ricca di puntate deboli, e al momento sta attraversando un momento di transizione piuttosto difficile. Saper smettere è una delle migliori caratteristiche della televisione seriale britannica, e The Office è una serie perfetta, compatta e fondamentale.

CONSIGLI DI VISIONE

Originale o doppiata?

La comicità della serie è molto particolare, fatta di tempi e modi di parlare che sono difficili da tradurre. Decisamente raccomandata la versione originale.

L’eredità della serie:

Gervais e Merchant sono tornati in televisione qualche anno dopo la fine di The Office per dare vita ad Extras, una serie di altissima qualità, ambientata nel mondo dello spettacolo. Ultimamente hanno prodotto Life’s Too Short, un altro finto documentario basato sulle disavventure di Warwick Davis, attore nano che ha avuto ruoli di rilievo in Willow e nella serie Harry Potter. Il duo, finora, non ha mai sbagliato, e ha anche avuto buoni momenti al cinema: The Invention of Lying è un film particolarmente riuscito, da vedere soprattutto se siete molto cattolici.

Se vi è piaciuta questa serie, guardate:

La versione statunitense di The Office, dopo una pessima prima stagione, ha trovato un suo equlibrio e ha prodotto ottima televisione fino a un paio di anni fa, quando ha cominciato a calare di qualità. Ma al di là dei prodotti direttamente riconducibili alla serie di Gervais e Merchant, altre serie hanno un tono simile, da Curb Your Enthusiasm, Party Down, Parks and Recreation, Modern Family. Ma il vero erede spirituale di The Office, a nostro avviso, è Louie, la straordinaria serie di Louis C.K., che condivide con il capolavoro britannico la capacità di sembrare completamente nuovo e classico sin dal primo episodio. E non a caso Ricky Gervais partecipa come ospite.

PUNTATE PRECEDENTI:

Introduzione – Lost

1 – Buffy L’ammazzavampiri   

2 – Twin Peaks 

3 – Friday Night Lights



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Emilio Bellu

Scrittore, cineasta, giornalista, fotografo, musicista e organizzatore di cose. In pratica è come Prince, solo leggermente più alto e sardo. Al momento è di base a Praga, Repubblica Ceca, tra le altre cose perché gli piace l'Europa.

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11 Comments

  1. Dead Set un tono simile a The Office? Una è una miniserie horror con zombie, l’altra un mockumentary / sitcom. Non ci vedo molte similitudini nel tono… 

    1. Non nel tono generale, più che altro nell’idea di partire da un format molto conosciuto e sovvertirne le regole per andare oltre. Dead Set lo fa molto di più, decisamente. A me sembra che The Office, insieme a Spaced (di cui parlerò più avanti), ha spinto molti creativi ad giocare a mischiare le carte in tavola e creare mix tra generi diversi. 

    2. A pensarci bene, hai perfettamente ragione. Ho tolto il riferimento, era troppo forzato. 

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