Ah, quindi servivano a questo. Tutti gli altri film Marvel, intendo.
Togliamoci il pensiero: The Avengers è quello che tutti gli appassionati di comics, cinema e intrattenimento popcornico e cocacolico in genere stavano aspettando; è il miglior Marvel movie di sempre (a pari merito con X-Men: First Class, che dista ancora una spanna in quanto prodotto molto più raffinato ed elegante grazie al maggior spessore artistico del cast ma che perde alla voce “spettacolo”) ed uno dei film più galvanizzanti, caciaroni ed esagerati mai prodotti da Hollywood.

Siete ancora qua?

In The Avengers, primo capitolo del crossover che vede riuniti i protagonisti degli ultimi film Marvel, assistiamo allo scontro tra Loki + Chitauri vs Ironman, Captain America, Thor e i membri dello S.H.I.E.L.D. Sulla trama non diremo di più, visto che nonostante i numerosi dettagli emersi negli ultimi tempi, riserva qualche sorpresa tenuta ben nascosta.

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Il film viaggia a due velocità: se la prima parte è inevitabilmente caotica, un po’ troppo verbosa ma utile per far comprendere anche agli eventuali neofiti (dubitiamo possano essercene ma tant’è) gli avvenimenti che seguiranno, l’ultima ora è la più efficace dimostrazione di sempre che a Hollywood, quando dietro la cinepresa ci sono mani capaci, il detto “That’s entertainment!” ha ancora un senso.

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Data la quantità industriale di personaggi a disposizione lo script di The Avengers favorisce le scene corali che permettono di velocizzare la conoscenza dei/fra i protagonisti. Stupisce in positivo il fatto che il film non sia “Ironman and friends” ma che ogni icona raggiunga la soglia minima di visibilità necessaria per non essere considerata un mero orpello. Hulk, ad esempio, che qui rinasce con la terza diversa incarnazione in meno di dieci anni, viene introdotto magistralmente e riesce a sembrare perfettamente integrato col resto del cast anche se il “suo” film risale a un lustro fa ed il personaggio aveva una faccia diversa. Certo, privarci del piacere di rivedere Edward Norton è un vero peccato capitale, ma Mark Ruffalo se la cava alla grande. Ampio spazio viene dato a Vedova Nera ed Hawkeye che assurgono a ruolo di protagonisti, più che comprimari come accaduto in passato. La narrazione è fatalmente sincopata e le due ore e venti stanno strette ad una trama debordante che potrà dipanarsi al meglio nei prossimi episodi. Pur procedendo a scatti però, la storia funziona.

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I valori produttivi sono settati ai massimi livelli: lo spettacolo messo in piedi da Joss Whedon (sceneggiatore di Buffy, Serenity e Firefly) è assolutamente appagante sotto il profilo visivo e le scene “spezzamascella” abbondano (buono il 3D, molto buona la CGI, ma il ritmo forsennato azzera ogni mancanza). Poco sorprendentemente, queste ultime paiono molto più leggibili, gradevoli e rifinite di quelle di un Transformers a caso. La battaglia finale a Manhattan è un orgia visiva senza precedenti, pompata al massimo dalla ultra-epica OST di Alan Silvestri e ulteriormente esasperata dalle felici intuizioni, citazioni e gag pensate da Whedon. Gag, sì: il più grande merito di The Avengers è la sua autoironia, il suo sorprendere lo spettatore con momenti paradossali, situazioni fuori dalle righe, almeno una dozzina di battute (visive e parlate) da applauso a scena aperta ed il suo saper mixare alla perfezione la ridondante epica superoristica con l’umanità dei personaggi privi di poteri.

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Parlare di recitazione in un film nel quale gli effetti speciali la fanno da padrone sembrerebbe superfluo, eppure il cast ci mette del suo: Whedon si dimostra ottimo team leader anche sotto questo punto di vista. Scarlett Johansson è meno inutile del solito (qui si vede la consuetudine del regista/sceneggiatore nel tratteggiare un personaggio femminile forte e carismatico), Chris Evans risulta quasi più convincente che nel film che lo vedeva come unico protagonista, incarnando ottimamente un personaggio doverista/cristiano/militare fedele alla causa ed elemento coagulante del gruppo mentre Chris Hemsworth conferma come da programma la combo Thor/stolido/cazzaro (il suo è forse il chara più sacrificato in questo episodio). I migliori sono Robert Downey Jr, che però dà il meglio quando può agire come mattatore, Mark Ruffalo/Banner/Hulk che pratica un doveroso understatement e Jeremy Renner che, as usual, “dove lo metti sta”.

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Mano a mano che i tasselli del gigantesco puzzle Marvel cominciano ad incastrarsi gli uni con gli altri, aumenta l’apprezzamento per quello che sembra effettivamente essere la costruzione di un vero e proprio universo cinematografico dedicato al supereroismo. E non si tratta solo della presenza di rimandi e easter eggs (pur presenti in quantità industriale) che rimbalzano lo spettatore da un’opera all’altra. The Avengers funge da perfetto volano sia per la continuazione della propria storia, che per quelli dei personaggi che lo animano (IronMan 3, Thor 2 e Captain America 2 sono già pianificati da tempo e arriveranno in sala nei prossimi due anni). Insomma, Whedon ha trovato la chiave di lettura corretta per questo nuovo brand: compiacente e ossequioso nei confronti del “popolo del Comic-Con” e funzionale alle pretese di puro e spensierato intrattenimento di tutti gli altri spettatori.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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3 Comments

  1. e cosa aggiungere… non poteva esserci recensione migliore e più completa per un film che andrò volentieri a vedere mercoledì! =)

  2. Mi ha colpito positivamente questo passaggio: “Data la
    quantità industriale di personaggi a disposizione lo script di The Avengers
    favorisce le scene corali che permettono di velocizzare la conoscenza dei/fra i
    protagonisti. […] ogni icona raggiunga la soglia minima di visibilità
    necessaria per non essere considerata un mero orpello.”

    Di Whedon apprezzo soprattutto la sua abilità nel gestire
    gruppi di personaggi, il suo riuscire a metterne in luce ciascun elemento
    (evolvendolo in funzione del rispettivo “passato/vissuto”), senza mai
    rinunciare alla visione d’insieme e a uno sviluppo coerente della trama
    generale.
    Per questo lo vedevo come una scelta perfetta per il progetto The
    Avengers, inteso sia come film di gruppo, sia come convergenza ultima di varie
    pellicole “prequel” dedicate ai singoli coprotagonisti. Temevo solo che, vista
    la quantità immane di franchise fumettistici coinvolti, Marvel avesse limitato
    moltissimo lo spazio di manovra di Whedon, soprattutto a livello di script
    (roba che già lasciargli scrivere “Scene 1; Fade in” sarebbe sembrato un miracolo X-D).
    Felice di apprendere che non è così. Sarà il primo film Marvel che andrò a
    vedere in sala dopo X-Men: First Class.

    By the way,
    ottima review, come sempre :-).

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