Siete Italiani, avete vissuto in Italia tutta la vostra vita. Siete cinefili: guardate moltissimi film, vi considerate degli esperti. Avete un debole per qualche autore in particolare, ad esempio Woody Allen o Stanley Kubrick. Avete visto tutti i loro film, conoscete i dialoghi a memoria. In italiano. Al cinema, in televisione; anche dopo l’avvento del DVD, non vi siete abituati ai sottotitoli, e vi piace il doppiaggio italiano, il migliore del mondo. Se vi riconoscete in questo ritratto, magari con qualche modifica, ho una notizia per voi: non avete mai visto un film di Woody Allen o di Stanley Kubrick, o di chiunque sia il vostro regista preferito.

In Italia il doppiaggio, retaggio del fascismo e del nostro analfabetismo dominante nella prima metà del secolo scorso, ha una tradizione molto forte, ed è utilizzato praticamente in ogni adattamento di produzioni straniere, dai documentari alle serie televisive. Gli adattamenti sono spesso ottimi; a volte, nei casi in cui adattare è praticamente impossibile (i Monthy Python, o i film di Austin Powers), le versioni nostrane propongono versioni radicalmente diverse da quelle originali, interi dialoghi vengono reinventati per il nostro pubblico. Ma anche quando i doppiatori cercando di essere il più possibile fedeli ai dialoghi che traducono, tutte le opere doppiate sono molto diverse da quelle originali. La nostra abitudine al doppiaggio ci ha tolto molto.

La recitazione è una componente centrale di qualunque film. Il ritmo del linguaggio, la scelta delle parole, i riferimenti culturali danno forma alla narrativa, e sono parte integrante della visione di tutti coloro che sono stati coinvolti nel progetto. Ci sono eccezioni: Sergio Leone non capiva bene l’Inglese, ma lo usava nei suoi film. Per un regista “visivo” questo approccio può funzionare, per altri, come Allen o Scorsese o Lumet, questo non conta. Sentire le voci originali, e possibilmente capire quello che dicono, è l’unico modo per vedere un film così come inteso da coloro che l’hanno creato. Guardare una versione doppiata è un compromesso, e a volte, come nel caso di To Rome With Love di Woody Allen o Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee, è il modo migliore per rovinare il film. Se si ama il cinema, fare lo sforzo di seguire le versioni originali è fondamentale. Nonostante questo, in Italia le possibilità per fare questo sono pochissime, e poco viene fatto per combattere questo problema, perché per molti non è un problema. Anche grazie ad alcuni miti da sfatare:

1) Il doppiaggio italiano è il migliore del mondo.

Questa affermazione, molto comune tra i cinefili italiani, è molto difficile da comprovare o smentire. Esistono analisi comparate del doppiaggio in diversi paesi? Quanti di coloro convinti di questo fatto hanno davvero gli strumenti per capire quanto sia preciso? La verità è che ci abituiamo ad un linguaggio con grande facilità, e per molti di noi sentire film in italiano è semplicemente l’unica realtà a cui siamo abituati. Non è raro sentire dire che alcuni attori siano “meglio” doppiati che in originale (esempi classici: Stallone e Schwarzenegger). In effetti i doppiatori hanno tutti voci da “attori”, suonano bene, sono impostate e precise, e quando il doppiatore è ai livelli di un Giancarlo Giannini, l’effetto è spesso straordinario. Ma una volta abituati a questo stile di recitazione, l’impatto con la recitazione vera, dove gli attori usano la loro voce a prescindere da quanto sia fragile o poco seducente (come nel caso di De Niro o Pacino) può essere traumatico. Il doppiaggio disabitua a uno stile di recitazione più naturalistico ed emotivo. Disabitua al vero cinema. Lo stato della recitazione in Italia, non esattamente esaltante, sembra fare i conti con questa disabitudine, vittima di un paradosso dove le produzioni estere sembrano venire da un’Italia più pulita, in cui tutti parlano una versione idealizzata della nostra lingua.

E c’è anche un altro problema: se un tempo la scuola del doppiaggio nel nostro paese aveva gli strumenti per produrre prestazioni di un certo livello, i budget odierni, molto più ridotti, hanno radicalmente diminuito la qualità media. Un attore, per prepararsi ad un ruolo, impiega spesso mesi a diretto contatto con gli autori del film e i suoi colleghi. Un doppiatore ha spesso solo qualche settimana a sua disposizione. Anche se fosse un genio, non ha nessun modo di offrire una prestazione anche lontanamente paragonabile a quella originale.

2) Leggere i sottotitoli impedisce di godere dell’aspetto visivo dei film.

I sottotitoli sono usati nella maggior parte dei paesi del mondo per permettere la fruizione della grande maggioranza delle produzioni straniere, con l’eccezione dei film per bambini. Questo non impedisce a nessuno di godersi nessun film. Leggere i sottotitoli richiede una periodo di apprendimento, ma dopo pochissimo tempo seguirli diventa molto semplice. E nel caso dell’inglese, lingua piuttosto semplice e comune, la lingua principale nel cinema internazionale, non ci vuole molto per cominciare a capire anche senza sottotitoli. La pratica di guardare film e serie TV con sottotitoli è una lezione di lingua gratuita, efficace e divertente. Chiunque abbia girato il mondo avrà notato quanto la competenza linguistica della popolazione (in particolare dei più giovani) sia legata alla quantità di tempo a cui si viene esposti ad una lingua straniera.

In questo senso, è difficile non pensare che la mancanza di esposizione alle versioni originali di film e serie TV abbia instupidito il paese. Gli italiani all’estero sono conosciuti per la loro difficoltà non tanto nel parlare un’altra lingua, ma di accettare che esistono altre lingue. Vedere un gruppo di italiani tentare di fare un’ordine in un bar di un altro paese è un’esperienza inquietante: molti sembrano convinti che parlando molto lentamente in italiano riusciranno a farsi capire. Forse, se avessero sentito George Clooney parlare in inglese, si sarebbero posti con maggior forza il problema di comunicare in un altro modo. Come succede in gran parte degli altri paesi europei e non. Ed è un forte segnale della civilizzazione di un popolo.

Questo non è un attacco ai doppiatori. Il doppiaggio esiste in tutto il mondo, è fondamentale per l’animazione, per la televisione, per la programmazione per gli anziani e i più piccoli. Oggi, grazie alla sempre maggiore importanza dei videogiochi e la maggiore diffusione degli audiolibri, le possibilità di lavoro per i doppiatori continuano a crescere. Negli Stati Uniti, un paese con pochissimi adattamenti rispetto al nostro, i doppiatori sono importantissimi, tanto da avere documentari dedicati a loro.

Il problema italiano non è il doppiaggio quanto la difficoltà nel reperire versioni originali, in particolare al cinema. A Roma, città enorme, ci sono solo due sale che propongono film in versione originale. La situazione non migliora quasi da nessuna parte nel nostro paese, mentre in molte capitali europee la scelta è decisamente maggiore. Chiedere ad esercenti e rappresentanti dello stato di agire per migliorare le situazioni non è particolarmente utile. La situazione è grave, e il livello di disabitudine della nostra popolazione rispetto al doppiaggio è tale da rendere la programmazione in lingua originale antieconomica e ben poco popolare. Ma l’iniziativa personale può aiutare ad abituare piccoli gruppi ad esplorare il mondo. In varie città italiane stanno nascendo circoli di appassionati che mettono su proiezioni di film in lingua originale in piccoli cinema.

Una delle mie scene preferite di un film con Woody Allen è in Provaci Ancora Sam. Il personaggio di Allen è fuori con una ragazza, e decide di andare in un bar poco raccomandabile. Un gruppo di motociclisti enormi lo prende di mira, e uno di loro prende il suo bicchiere e lo rovescia sul tavolo. Allen, nervosissimo, commenta “Oh guarda, ha inventato la grandine!”. Quando ho visto per la prima volta il film in versione originale, sono rimasto sorpreso dallo scoprire che quella battuta era assente. Era stata inventata dai doppiatori italiani. Ma al di là di quel momento, prova del genio di molti dei nostri professionisti del doppiaggio, mi sono reso conto che per quanto adorassi Provaci Ancora Sam, non l’avevo mai visto. Ora so che è ancora meglio di quello che conoscevo. Non ho mai avuto l’esperienza opposta.



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Emilio Bellu

Scrittore, cineasta, giornalista, fotografo, musicista e organizzatore di cose. In pratica è come Prince, solo leggermente più alto e sardo. Al momento è di base a Praga, Repubblica Ceca, tra le altre cose perché gli piace l'Europa.

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29 Comments

  1. Condivido pienamente. Consoliamoci almeno con il fatto che non siamo soli in questa situazione (Spagna, Germania) e che c’è di molto peggio (Paesi dell’Europa dell’Est in cui un solo doppiatore doppia tutti i dialoghi della pellicola).

    1. Germania e Spagna sono messi appena meglio di noi: nelle grandi città ci sono un po’ di cinema che mandano film in lingua originale. Non molti, ma più che a Roma o Milano. 

      Per la questione europa dell’Est, quella era una pratica durante il regime sovietico, oggi non capita quasi mai: in Repubblica Ceca quasi tutti i film sono sottotitolati. Stesso discorso in Romania, Ungheria, Slovacchia. In Russia invece c’è moltissimo doppiaggio. 

      Mi ha colpito parlare con alcuni cittadini di questi paesi; nonostante tutti capiscano che il “singolo doppiatore” fosse una soluzione pessima, molti hanno nostalgia dei film trasmessi in quel modo. Come nel nostro caso, l’abitudine permette di apprezzare quasi tutto.

  2. Permettimi solo di dire che da quello che scrivi sembri affermare che le sceneggiature dei film siano i doppiatori a tradurle, cosa ovviamente non vera.
    A parte questo, non posso che condividere e sperare che nel nostro paese ci si abitui ai sottotitoli. Magari un giorno eviteremo figuracce al bar.

    1. Si, nel pezzo non è chiarissimo; diciamo che con “doppiatori” in quel caso intendo tutti coloro coinvolti nel lavoro di adattamento, dalla traduzione fino al doppiaggio in sé, dal direttore del doppiaggio agli attori. È un lavoro di gruppo.

  3. Per le serie televisive è anche peggio, spesso chi deve tradurre lavora con tempi ridottissimi e non ha nemmeno il tempo di capire cosa stia traducendo. Invece a proposito del fatto che vedere un film doppiato, anche nel caso di una traduzione di qualità, sia vedere un’altra cosa, mi piace citare la prima volta che, acquistato il dvd, potei vedere Frankenstein jr., uno dei miei film preferiti, in originale. Avete presente la battuta castello ululì , lupo ululà? Un divertente scioglilingua, la scena funziona,  ma non è che abbia mollto senso, vi siete mai chiesti come fosse in originale? La battuta originale gioca sul fato che Lupo mannaro in inglese si dice werewolf che suona come where wolf, ovviamente un gioco di parole intraducibile, non c’era verso di salvarlo, ma un gioco di parole geniale, quando l’ho scoperto ho sentito come avessi sempre perso qualcosa di importante nelle mie visioni precedenti del film.

  4. http://www.asinc.it                          Innanzitutto il doppiaggio è un’invenzione Usa, il fascismo non c’entra. Per quasi tutto il resto – soprattutto sui limiti del doppiaggio e sulla qualità odierna – le sue osservazioni sono condivisibili, ma si potrebbe fare lo stesso discorso sulla traduzione letteraria o teatrale. Aboliamo anche quelle?  Mentre la traduzione è la lingua della comunicazione e quindi va accettata per quello che è. Pensi alla traduzione della Bibbia: ci sarebbe da ridere a leggerla in originale per essere in linea con la parola di Dio. I sottotitoli sono quindi la soluzione? Non credo proprio visto che riducono il testo a circa il 50 per cento e non è detto che siano oro colato, anzi spesso sono fatti con i piedi, soprattutto dai così detti subbers.  Imparare le lingue col cinema? Difficile con i sottotitoli che rompono e non ti fanno vedere il film (provi a contare i secondi che passa a leggere: circa due a sottotitolo, vedrà che sorpresa). Il doppiaggio, se fatto bene, è una grande soluzione. Certo che uno vede – e sente –  un’altra cosa, ma pensi alla traduzione della poesia, non ci vede un parallelo? Pensi infine al risultato commerciale: il doppiaggio moltiplica per 8 gli incassi, con l’apprezzabile risultato di moltiplicare anche la circolazione culturale. Che poi è forse l’aspetto che ci interessa maggiormente.

    1. Il doppiaggio è stato diffuso in Italia dagli americani, per riuscire ad aprirsi ad un mercato largamente analfabeta, ma è stato consolidato come strumento culturale dal regime fascista, che proibiva la proiezione di film in altre lingue. Per quanto l’analfabetismo sia stato il fattore principale, non è corretto dire che il fascismo non abbia avuto un ruolo. Il fatto che al di là del nostro paese sia particolarmente diffuso in Spagna e in Germania dovrebbe far riflettere.

      Per quanto riguarda le traduzioni in genere, credo che l’articolo metta in chiaro che siano importanti e necessarie. Ma sono sempre un compromesso, e per questo è utile permettere a più persone possibile di godere di qualunque tipo di opera in lingua originale.

      Per quanto riguarda il potenziale del cinema originale nel pemettere di imparare una lingua, basta passare un po’ di tempo in giro per l’Europa per capire immediatamente quanto sia straordinario. Io stesso devo la mia conoscenza dell’inglese in gran parte alla disponibilità di più tracce audio nei DVD. Dopo qualche anno, non ho avuto più bisogno dei sottotitoli. È valsa la pena di passare qualche milione di secondi a guardare in basso.

      Il problema dei sottotitoli di scarsa qualità è legato alla poca diffusione del cinema sottotitolato; e il problema degli incassi è questione di scarsa abitudine del pubblico. Non mi illudo che le proiezioni in lingua originale diventino la norma nel notro paese. Ho scritto il pezzo con l’idea che qualcuno possa essere spronato a “convertirsi” ad un modo di fruire il cinema e la televisione più appagante e completo.

      1. Il fascismo non proibiva la proiezione di film in altre lingue Non si poteva proibire ciò che non poteva essere compreso. L’analfabetismo ero diffusissimo in Italia ed era impossibile per la maggior parte degli italiani comprendere altre lingue, dal momento che aveva problemi con la propria. L’unico intervento, di tipo culturale, che fece il fascismo sul doppiaggio è stato quello di italianizzare i nomi. Nient’altro.

    2. I sottotitoli con il tempo e l’abitudine si leggono sempre di meno visto che uno comincia a imparare la lingua e di sicuro sono solo un aiuto nell’apprendimento, io ormai guardo tutti i film in inglese in lingua originale e mi aiuto con i sottotitoli, vedere il doppiaggio è ridicolo si vede chiaramente che gli attori è come se cantassero in un playback fatto male, muovono la bocca in un modo e le parole vanno da tutt’altra parte è vero che spesso anche i sottotitoli vengono aggiustati, ma c’è sempre la lingua originale da ascoltare, che traducono il testo al 50% non credo proprio, anzi la lingua inglese è cosi inferiore a quella italiana che in italiano scritto l’inglese parlato può essere tradotto in maniera più facile, mentre è difficile il contrario, infatti sottotitolare i film italiani in inglese è un impresa.

  5. io invece ho provato a guardare Tropic Thunder in originale e mi sono stupito del fatto che i sottotitoli seguivano il doppiato italiano con traduzioni sbagliate o modificate, allora a che serve farlo?

    1. Anche io ho notato che questo accade, in particolare nei sottotitoli su Sky TV. Un gran peccato, ma credo che la situazione migliorerebbe nel caso più persone usassero i sottotitoli e chiedessero traduzioni di qualità.

  6. Io sono Argentino, vivo in italia da 2 anni, In Argentina il doppiaggio nel cinema non esiste salvo nei film per bambini come hai detto te nell’articolo.

    Mi dispiace che un paese cosi evoluto come l’Italia stia ancora oggi in 2013 perdendose una parte importantissima dei film cioè il audio originale, se almeno se potesse scegliere nel cinema fra una sala doppiata e una sala sottotitolata sarebbe molto più democratica la cosa, ma la maniera in che impongono il doppiaggio come unica alternativa non mi sembra giusta.

    è per quello che non vado al cinema, io capisco l’italiano ma se io pago per guardare un film io voglio il Film vero, non quello doppiato.

    “Sky” fa un bel esempio lasciando a lo spettatore scegliere come vuole guardare i film.

    Vi auguro un futuro dove la scelta ci sia.

    Ps: Scusate gli errori grammaticali!.

    1. Scrivi meglio del 95% degli italiani, vai tranquillo.

  7. Articolo meraviglioso da sottoscrivere e condividere al 100%. Fa piacere vedere che la situazione si sta muovendo.

  8. Comunque ti sbagli: i cinefili sono gli unici che rompono le palle con questa storia di guardarsi i film in lingua originale. Ah, ma se non l’hai visto in lingua originale allora è come se non lo avessi visto. Il solito ridicolo atteggiamento da radical chic, che gode di essere un gradino più in alto dell’ “Italiano medio”.
    Bravi, facciamo sparire il doppiaggio, così alla generazione dei 50 e oltre non resterà manco la consolazione di andarsi a vedere un film al cinema.
    E poi: la gente non nasce imparata. Seguire un film in lingua originale non è così facile, soprattutto se in lingua americana o con slang. Seguire un film con i sottotitoli è indubbiamente più faticoso, per chi non è abituato a farlo. E noi non siamo abituati. Eh sì, effettivamente se sono impegnato a leggere i sottotitoli perdo un po’ di attenzione verso le immagini. Probabilmente è perchè sono la solita Italiana stupida e stronza.
    Addirittura sostenere che il fatto di vedere i film doppiati abbia instupidito gli Italiani mi sembra un’idiozia colossale. Non so che Italiani conosci tu, ma ormai l’Inglese, almeno tra i giovani, è lingua conosciuta e utilizzata sul lavoro. Inoltre noi Italiani all’estero dimostriamo, al contrario di quanto sostieni, una certa dose di flessibilità e di disponibilità verso chi parla una lingua diversa dalla nostra. Se vogliamo parlare per stereotipi allora pensiamo ad Inglesi e Francesi che non sembrano essere proprio i più portati verso il capire e farsi capire da persone che non parlano la propria lingua.

    1. Da nessuna parte nell’articolo parlo di “far sparire il doppiaggio”, ma piuttosto di dare più spazio alle versioni originali in modo da dare opzioni alla gente.

      Riguardo alla conoscenza dell’inglese da parte degli italiani, probabilmente viviamo in universi paralleli, e molto distanti.

      1. Scusa, effettivamente ho estremizzato il discorso.
        Dare più opzioni e possibilità di scelta è ovviamente una cosa positiva e condivisibile.
        Il j’accuse all’ “Italiano medio” lascia invece il tempo che trova.

    2. Segnalo che sia io che Emilio viviamo all’estero e la tua analisi sulla (non) utilità di sentire i film in lingua originale appare quantomeno in controtendenza con quello che possiamo osservare ogni giorno. E cioè: che vedersi i film in originale ha un impatto devastante sull’apprendimento di una lingua straniera. E’ veramente difficile da negare/minimizzare quando ce l’hai davanti agli occhi. E no, in linea generale gli italiani l’inglese non lo sanno, nemmeno quelli che dovrebbero usarlo per lavoro.

      1. Precisazione: non ho detto che sentire i film in lingua originale non sia utile ad imparare una lingua straniera. Condivido pienamente. Anche se non basta quello. Sostengo non sia vero che il “non guardarli” abbia instupidito (verbo usato dall’autore dell’articolo) un Paese.
        Poi: “Vedere un gruppo di italiani tentare di fare un’ordine in un bar di un altro paese è un’esperienza inquietante”… Mi sembra eccessivo e stereotipato.

        Forse la generazione dei 50-60enni era così. Ma i giovani di oggi parlano Inglese ad un livello sufficiente se non per fare una conversazione sui massimi sistemi, ma almeno per fare un ordine al bar.

        1. Purtroppo ho visto quella scena più volte, vivendo in una città turistica visitata da tantissimi nostri connazionali.

          Chiaramente dietro il termine “instupidimento” c’è un intento polemico, ma credo sia il termine più preciso che posso trovare. Tutti i paesi in cui c’è l’abitudine a vedere film in lingua originale hanno una consuetudine all’altro che al nostro paese manca.

          Vedere tutto il mondo che parla come te dà una strana sensazione ovattata della realtà che crea un certo livello di alienazione. I più giovani sono sicuramente messi meglio, e la situazione sta sempre migliorando; ma in buona parte credo che questo sia risultato dell’uso di internet, che per essere goduto a pieno costringe ad avere un po’ di consuetudine con altre lingue.

    3. Gli italiani non conoscono l’inglese a livelli di diffusione accettabili e lavorativi, tra l’altro esistono stime che fanno vedere come se l’inglese in italia fosse più diffuso ci sarebbero miglioramenti sia nel PIL sia nella vita professionale delle persone e comunque è vero se non guardi i film in lingua originale è come se non li avessi visti.

  9. Io sono per i compromessi dove ognuno si sceglie le cose come più gli aggrada senza imposizioni. Detto questo però volevo precisare un paio di cose.

    1- Il “problema” se tale può definirsi secondo me è molto più ridotto di quanto descritto. Cioè io credo che la quasi totalità dei film in dvd abbia la lingua originale per cui se uno vuole se li guarda in quel modo. L’indisponibilità è confinata solamente ai cinema e alla tv(anche se qualcuno dice che con sky ci sia l’opzione), dove sicuramente non si può pretendere che si facciano proiezioni a cui assisterebbero 4 gatti. Nell’unico cinema della mia città (30000 abitanti) a vedere Argo eravamo in 5 e Lincoln 15. Figuriamoci quanti sarebbero stati con una versione non doppiata, anche qualora vivessi in una città molto più grande

    2- Sfatiamo il mito che la lingua originale è sempre meglio del doppiato. A volte si (ad esempio se conosci molto bene la lingua straniera), altre no. Il fatto di avere bravi doppiatori non è che, bene che vada, ti regala una versione pari a quella originale. A volte, quando ci sono degli attori cani che bisbigliano o semplicemente quando il film non ha nessuna qualità linguistica degna di farsi notare, il doppiaggio per me migliora la situazione perché non c’è niente di meglio di seguire qualcosa nella tua lingua madre. Altre la peggiora, è verissimo anche questo. Insomma, c’è caso e caso. Esempio sto guardando Treme o Boardwalk empire, serie dove si possono apprezzare i modi di parlare dei vari (straordinari) attori, i loro accenti che denotano la provenienza e altre chicche, e li si che l’audio originale dà effettivamente quel qualcosa in più. Invece provando Il trono di spade con entrambe le lingue ne ho convenuto che l’originale non avesse niente da dare se non la parlata aulica di alcuni personaggi per cui ho preferito l’italiano. O Arrested development, dove parlano così in fretta e con botta e risposta notevoli che non posso stare li a fare pausa, leggere il sottotitolo e se necessario mandare indietro, non mi godo più quello che vedo. E pazienza se mi perdo qualche gioco di parole

    3- Poi oh, Bud Spencer e Terence Hill erano doppiati. E per fortuna!

    1. Ma io trono di spade lo guardo solo in originale e quando mi capita la versione doppiata in tv, si vede chiaramente che il livello cala mostruosamente, il doppiaggio è sempre inferiore all’originale anche se alla fine è un fatto di abitudine, ma vedere il doppiaggio dopo che sei abituato all’originale e vedi chiaramente che le labbra e la parole fanno a botte tra di loro mi fa venire il mal di stomaco.
      Comunque anche in un film come Batman the dark knight returns vedere come il doppiaggio uccide il personaggio di Bane interpetrato da un bravo attore come Tom Hardy fa venire il mal di pancia.

      1. Stiamo scherzando? Ho visto quel film e ho rabbrividito sentendo il doppiaggio di bane (la scena iniziale sull’aereo in cui per qualche momento non capivo chi stesse parlando). L’ho rivisto in lingua originale sperando in un miglioramento ed era addirittura peggio! Mi sa che hai preso il caso sbagliato. Troppi ce ne sono

        1. Il doppiaggio italiano mette addirittura un accenno metalico quanto parla, neanche fosse un robot tra l’altro ho visto una puntata di south park che fanno il verso a Batman e ho capito anche l’ironina del personaggio.

          https://www.youtube.com/watch?v=_iKoy0Qwh-g

  10. mah… più che un articolo, mi sembra una super critica verso il pubblico generalista…

    è logico che chi è molto appassionato di film e cinema pensi anche a guardare un film con le voci origginali; ed’è anche vero che la “englishizazzione” del nostro paese è necessaria…

    ma non serviva mica un articolo su una rivista, per porre ad osservazione il problema che gli italiani non sanno l’inglese… poi boh, l’articolo è anche ben fatto, a parte il commento su “eravamo 4 amici al bar che tentavano di parlare l’inglese”…

    cmq, non credo che il fatto di aver visto un film doppiato, vuol dire non averlo visto, questa è proprio un estremizzazione…

  11. ops… ho messo qualche doppia di troppo nel commento, scusate, ma scirvo di fretta, purtroppo…

  12. Un articolo pieno zeppo di luoghi comuni ed inesattezze varie. Quanto si afferma su Leone, ad esempio,che non parlando l’inglese lo usasse, però, nei suoi film, è del tutto falso. Prima di fare determinate affermazioni bisogna documentarsi un po’ per correttezza. Leone, così come Fellini, Visconti e tanti altri ancora, da tradizione italiana, giravano film muti, per una questione economica. La presa diretta era più costosa per ovvie ragione. Più persone da pagare, come i microfonisti e tutta la costosissima attrezzatura a carico. Ripulire, in post produzione, la presa diretta era un ulteriore spesa. Solo gli americani potevano permettersi tutto questo. In Italia si abbattevano i costi costruendo il sonoro, compresi i rumori di fondo, oltre alle musiche ed al doppiaggio. Nei film di Leone, inoltre, recitavano attori di nazionalità diversa ed ognuno con la propria lingua. Eastwood, sul set di “Per Un Pugno Di Dollari”, ad esempio, recitava, ovviamente, in inglese. Gian Maria Volontè, che non parlava una sola parola d’inglese, recitava in italiano. Il problema si risolveva in post produzione con il doppiaggio. Anche se qualcuno è convinto, come Muccino, che i film di Leone sono originariamente in inglese in realtà non è così. Volenti o nolenti, le pellicole originali sono in italiano. Quando gli Americani comprarono i diritti di distribuzione della trilogia del dollaro, per il mercato americano, dopo il clamoroso successo in tutta Europa che Leone riscosse, Li fecero doppiare in Inglese. Così Eastwood, Van Cleef e Wallach si ritrovarono a doppiare loro stessi. Tutti gli altri attori che non recitavano in inglese, tra tedeschi, francesi, spagnoli e italiani, Gian Maria Volontè compreso, furono doppiati.

  13. Semplicemente in italia tanti attori che sarebbero disoccupati tirano a campare con il doppiaggio del resto il cinema italiano fino agli anni settanta era il secondo cinema mondiale e produceva di tutto, dai western alla commedia ai polizieschi o polizioteschi al cinema di fantascienza al dramma e cosi via, del resto all’epoca gli attori francesi dovevano scendere in italia per recitare in film di qualità mondiale, oggi è tutto il contrario come in altre industrie nazionali siamo crollati sia di qualità che quantità, tanto che gli attori italiani per avere chance devono andare in francia; cosi che molti attori si sono riciclati nel doppiaggio e quindi in italia questa lobby blocca anche l’imposizione dei film in lingua originale, che poi se oggi un ragazzo è sveglio si applica sull’inglese e si guarda i film in lingua originale che con l’abitudine diventano sempre più facili da seguire, almeno quelli in inglese e i sottotitoli si leggono sempre di meno.
    Ultima cosa mediaset ha un discreto servizio in tv, dove puoi seguire i film in lingua originale anche coni sottotitoli peccato per la troppa pubblicità, mentre la rai servizio pubblico fa pena, ecco perché dobbiamo pagare anche il canone in bolletta.

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