L’appellativo che spesso definisce Stephen King, il Re del Brivido, è vero solo in parte, perché il brivido, l’orrore, King non solo lo domina, ma soprattutto l’ha reinventato. Al di là del generale disprezzo che spesso questo autore suscita e di una prosa non sempre eccelsa, al di là anche degli strali subiti dalla stampa, King ha in sé grandi meriti di scrittore, di affabulatore e di uomo pure.

Ed è una delle critiche negative più celebri, da parte di Time Magazine, quella che in un certo modo mette in mostra la sua grandezza: “maestro della prosa post-alfabetizzata”, come se solo i professoroni di Harvard avessero diritto alla lettura.

King, con la sua prosa lineare, ma di rado inefficace, ha saputo costruire mondi talvolta semplici (le innumerevoli cittadine del Maine in cui ambienta molte sue opere), talvolta angusti (la camera da letto de Il Gioco di Gerald), talvolta sconfinati (il mondo in cui si svolge la saga pop-fantasy de La Torre Nera). L’opera di King, di grande impatto e intrattenimento, ha inoltre il merito di avere inverdito il genere dell’Orrore, i cui precedenti illustri più vicini nel tempo sono Edgar Allan Poe, Bram Stoker, H.P. Lovecraft.

Lontano dal becerume delle riviste pulp dell’epoca in cui è cresciuto, in cui cripte e licantropi sono all’ordine del giorno, King scrive l’orrore urbano, domestico, attualizzato. La sua prima opera, Carrie, prende luogo fra le mura domestiche e quelle scolastiche, luoghi entrambi comuni ai più, facili da immaginare. La distorsione che King attua sul quotidiano, è il meccanismo del suo genio. King sa farsi carico dell’aspettativa del lettore, delle sue immagini intime, delle sue paure profonde. Sa ciò di cui abbiamo paura, perché lui stesso nutre le stesse paure. Sa che, prima o poi, tutti si sono trovati davanti un grosso cane che ringhia quindi, amplificando questa nozione, e orchestrando le cose ad arte, costruisce il suo Cujo. Tutti hanno avuto paura di un qualche luogo proibito, di una casa stregata o anche solo del buio. E King lo sa. Sopra ogni cosa, King sa che tutti hanno dei segreti (lui pure li ha avuti) e sa come ci sentiremmo se rischiassimo di essere scoperti, cosa saremmo disposti a fare per mantenerli tali, fin dove potremmo spingerci e dove invece non vorremmo andare. E lui è lì, dietro di noi, a spingerci oltre, in quel posto dove preferiremmo non metter piede.

Stephen King non passerà alla storia come un Dante, uno Shakespeare, un Hemingway. Non che gli freghi. King va letto, invece, all’interno del proprio contesto popolare, della sua incisività mediatica, del suo impatto culturale. Oltre ad avere venduto un gozzillione di copie, oltre ad avere portato alla lettura milioni di persone, oltre ad avere tormentato le notti delle nostre mamme, prima ancora che le nostre, King ha un altro grande, impagabile, quasi ormai introvabile merito: l’onestà.

Autore a dir poco prolifico, King è sostanzialmente diventato ricco con la sua prima opera, quel Carrie che, fortunosamente uscito a ridosso del film L’Esorcista, ha saputo raccoglierne il successo planetario e mutare lui stesso in pellicola di grande incasso, a opera di Brian De Palma. Ma, contrariamente a quanto pensano in molti, la motivazione dell’obesità letteraria della sua opera non sono i soldi, quelli c’erano da subito. Per sua stessa ammissione, King scrive perché non vorrebbe fare altro. È un lavoro, a suo dire l’unico che sappia fare, ma è anche la fuga dalla realtà di un bambino mai cresciuto ed è pure un modo per esorcizzare i demoni dell’inadeguatezza, dell’alcool, della droga, del dolore, della morte, della paura. Tutti demoni che King ha incontrato in prima persona e che spesso sono finiti nei suoi romanzi i quali, così di sovente, hanno come protagonista uno scrittore in gita nei gironi più bui dell’inferno.

Tre libri su King da non perdere

Titolo Libro: Tutto su King: Alla scoperta di un genio
Autore: Bev Vincent
Editore: Sperling & Kupfer
Anno: 2011
Prezzo di Copertina: 40,00€
Pagine: 192
Versione: Italiana

Ecco il regalo perfetto per Natale, se conoscete qualcuno che apprezza King. O se voi stessi lo apprezzate. Tutto su King raccoglie notizie e aneddoti già editi altrove, ma sono il materiale fotografico e la memorabilia a rendere il libro davvero impagabile. Al di là delle foto intime e familiari degli anni ’60, desta interesse il materiale conservato in apposite tasche trasparenti: riproduzioni, ingiallite e stropicciate, dei dattiloscritti originali di King, con tanto di annotazioni sue o dell’editor. La riproduzione del telegramma che dava per venduto Carrie e la storia dell’orrore che un King dodicenne pubblicava su una fanzine ciclostilata, sono solo una parte della raccolta di cimeli e curiosità, valide tanto per il fanatico quanto per il lettore interessato.

Titolo Libro: On Writing: Autobiografia di un mestiere
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer
Anno: 2000
Prezzo di Copertina: 10,90€
Pagine: 320
Versione: Italiana

Vera perla della produzione kinghiana non narrativa. On Writing è una lettura imperdibile per chiunque ami o si interessi al processo creativo della scrittura. King, con questo libro, insegna a modo suo l’arte dello scrivere e lo fa ponendo pochissimi paletti (leggere tanto/scrivere sempre) ed elargendo consigli coloriti e ispirati. Non si tratta solo di un manuale di scrittura, anzi. È, a conti fatti, la sua autobiografia, che parte dall’infanzia e risale la sua vita fin dopo il momento in cui avrebbe potuto terminare: l’incidente che per poco non lo stralciò dal novero degli autori più invidiati/odiati di sempre. Con una prosa diretta e scorrevole, ripercorre un’infanzia difficile e avventurosa, le responsabilità di capo famiglia e la povertà prima del successo Carrie, la dipendenza da droga e alcool e l’incidente (che di fatto poteva interrompere la stesura del presente libro). Must.

Titolo Libro: Bare Bones: Conversations on Terror with Stephen King
Autore: Tim Underwood/Stephen King
Editore: McGraw-Hill Book Company
Anno: 1988
Prezzo di Copertina: Usato, per pochi spiccioli
Pagine: 217
Versione: Inglese

Una raccolta esaustiva di interviste che risponde grossomodo a ogni domanda potesse venirvi in mente in relazione a King. Oltre alle domande di rito, talvolta stucchevoli, la lettura si fregia di veri momenti di gloria, come la volta in cui King si spacciò per Francis Ford Coppola o la descrizione di uno dei tanti posti dove visse da bambino: we were living in […] Hermon, Maine, which, if not the asshole of the universe, is at least within farting distance of it.

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8 Comments

  1. “Il generale disprezzo che spesso questo autore suscita” è dovuto, a mio parare, in gran parte al successo mostruoso che ha avuto da più di 30anni a questa parte.
    Per quanto riguarda la prosa, sì è vero che non è ricercatissima, ma è sicuramente al di sopra di autori odierni, gente come Dan Brown, di cui non capisco veramente il successo.
    King scriva di ragazzi, adulti solitari, a volte disadattati (Carrie, il proprietario di Crhistine, il figlio di Jack Torrance, l’allegra combriccola di IT) tutte figure che possono far parte della vita di tutti noi, o addirittura possiamo essere noi stessi, con le loro paure e le loro storie.
    E su questo ci mette il lato misterioso, horror, gli spiriti, i poteri. La possibilità di riscatto di Carrie, la furia dell’Incendiaria, il lato che tutti noi vorremo spesso lasciare a birglie sciolte nella Metà Oscura.
    King racconta tutti noi e i nostri desideri di riscossa.

    1. Mi scuso per gli errori di battitura, ho scritto di getto, anche quando rileggo sono un disastro. :)

    2. Io ho un dato di fatto: King mi ha fatto commuovere diverse volte. I primi che mi vengono in mente: Il Miglio Verde, Stagioni Diverse, Cuori in Atlantide, e pure l’ultimo 11/22/63. Forse non è un certificato di garanzia, però un autore di merda certi groppi alla gola non riesce a farteli venire.

      1. Il miglio verde ha commosso molto anche me. E me lo sono comprato “a rate” perchè nella prima edizione pubblicavano un volumetto per volta. Bellissimo.
        Ma io adoro moltissimo anche il King di Shining, si Cujo, dell’Ombra dello Scorpione.
        Mi è piaicuto molto anche gli Occhi del Drago, figurati :D

        1. Il Miglio Verde a puntate l’ho preso anche io. Bello l’Ombra dello Scorpione, Cujo e gli Occhi del Drago sono fra quelli che mi son piaciuti poco. Secondo me ha un po’ sta cosa: libro bellissimo, mezza chiavica, libro bellissimo, libro demmerda…

  2. L’empatia che si crea tra il lettore ed i personaggi dei libri di King è il motivo che me lo fa amare. Credo che per gli americani (che conoscono meglio i luoghi in cui si ambientano le sue storie) questo sia ancora più accentuato. I libri che più ho apprezzato del Re sono quelli non strettamente horror, ma piuttosto altri, come ad esempio Dolores Claiborne, Misery, Il Miglio Verde.

    1. Anche secondo me i non-horror sono i migliori. L’unico strettamente horror che mi ha turbato è stato “Pet Semetary”, ma l’ho letto a 12 anni ed era il mio primo King, e il primo King non si scorda mai :D

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