È il destino di un comic book quello di non avere una fine, ma continuare – quasi – sempre in un volume successivo. Tenendo fede al concetto espresso dal titolo dunque questa nuova rubrica (settimanale?) riparte da dove Marco Andreoletti aveva concluso nello speciale sulla Image Comics su Players #13. Ricordate? Marco ci aveva lasciati nella spasmodica attesa di Saga, nuova serie di Brian K. Vaughan, quello di Y: The Last Man, Runaway, e altra robetta tipo Lost.


Bene, è uscito questa settimana il #5 e senza esagerare posso tranquillamente affermare che Saga è la sorpresa della stagione, il miglior fumetto USA che si possa trovare sugli scaffali di una fumetteria, quello da consigliare all’amico che vi chiede cosa ci troviate ancora nei fumetti. Non ci sono solo Star Wars e Game of Thrones nell’immaginario di Vaughan, ma tanta altra pop culture, Da Firefly a Miyazaki, e tutti insieme danno vita all’epopea di Marko, Alana e della loro figlia Hazel, la cui semplice esistenza potrebbe mettere fine a una guerra millenaria. In soli cinque mesi la galleria di personaggi che popola l’universo di Saga sembra già composta da vecchie conoscenze e il merito va tutto alla scrittura di Vaughan che riesce a umanizzare cacciatori di taglie intergalattici e non ha paura delle idee: chi altro potrebbe aprire l’albo presentando il cattivo della storia, Prince Robot IV, seduto sul cesso intento a leggere un romanzo. Sul versante grafico Fiona Staples è già pronta a diventare una star di questa industria, il modo in cui riesce a far coesistere le sue chine ruvide e spigolose che riserva ai personaggi in primo piano insieme agli sfondi, realizzati col solo colore digitale, è qualcosa di unico. Se ciò non fosse abbastanza basta l’inattesa conclusione di questo #5 a certificare che Vaughan ha in serbo parecchie sorprese e non esita a picchiare il piede sull’acceleratore fin da subito. Tenete d’occhio Saga – e il suo spassoso angolo della posta a cui questa rubrica deve il nome – perché ho l’impressione che ne riparleremo spesso.

 


L’Image degli ultimi anni è davvero la casa editrice che lascia più spazio alle idee nel panorama statunitense. Non tutte però sono della stessa qualità. A contrastare la rarefatta raffinatezza che pervade le pagine di Saga ci pensa Glory #28. L’eroina creata da Rob Liefield per la Image nei gloriosi ’90 è tornata per mano di nuovi autori. Il nuovo corso è piuttosto altalenante, il nuovo scrittore Joe Keatinge avrebbe anche buone idee, ma troppe paiono uscire direttamente da quei ’90 che la Image pare essersi fortunatamente lasciata alle spalle, e questo #28 ne è purtroppo un esempio lampante. Le vicende di Glory proseguono letteralmente di massacro in massacro, illustrato attraverso le ipertrofiche anatomie di Ross Campbell, fino all’apice del goffo colpo di scena finale.

Una buona notizia, Mark Millar è tornato. Purtroppo, non se n’era andato, ma probabilmente si era fatto sostituire da un clone, o era troppo preso a gustarsi la grana piovuta dopo il film di Kick-Ass, perché i suoi ultimi lavori erano tutti fondamentalmente trascurabili, figli della decompressione più spinta. Con Secret Service invece pare di leggere di nuovo lo stesso maledetto bastardo di quel piccolo gioiello che risponde al nome di Wanted. Ancora una volta il protagonista è una nullità, in questo caso un ragazzetto della periferia londinese, famiglia disastrata e amici teppisti. La rivalsa per Gary arriva attraverso lo zio, un agente segreto al servizio di sua maestà, che gli propone l’arruolamento nella sua stessa divisione per uscire dalla miseria. Non ho idea di quale siano le origini di Millar, ma in Secret Service #3 è particolarmente bravo a gestire il disagio di Gary immerso un ambiente anni luce lontano da quello a cui i ragazzi della sua classe sociale sono abituati. Probabilmente dipende dalla presenza di Dave Gibbons alle matite, autore verso cui Millar sente una sorta di soggezione, ma lo scrittore scozzese pare lontano dai suoi lavori più alimentari, e se il senso del ritmo insieme alla spettacolarità non gli sono mai mancati, come dimostra la sequenza iniziale dell’albo, questa volta pare intenzionato a dare spazio anche ai contenuti. Nelle prossime settimane ci occuperemo anche di Supercrooks, altra serie appartenente al Millarworld, per verificare se questo buon numero di Secret Service sia solo un’eccezione.


Per concludere questa rassegna passiamo a un nuovo #1 in casa Marvel, Captain Marvel. Tranquilli, alla casa delle idee non hanno deciso di tirare una riga sopra la straziante morte di Mar-Vell di Starlin, ma di assegnare il manto a Carol Denvers, la vecchia Ms. Marvel. Una responsabilità abbastanza pesante sul piano editoriale di cui la scrittrice Kelly Sue DeConnick pare esserne pienamente consapevole, visto che imposta l’intero albo facendo riflettere Carol sull’opportunità di accettare una tale onere e onere, in un corto circuito mete-referenziale piuttosto evidente. È innegabile che lanciare una nuova testata con protagonista Carol Denvers sia un azzardo, vista la prematura conclusione di tutti i precedenti tentativi, e lo è ancora di più se si affidano testi e matite a due semi-sconosciuti, anche se bisogna ammettere che lo stile pittorico adottato da Dexter Soy è molto efficace e sa adattarsi sia al concitato scontro iniziale sia alle scene successive più improntate alla riflessione. Il dubbio più grande su questo rilancio è sul tempismo: con Marvel NOW! alle porte non si poteva includere anche questo #1 insieme a tutti gli altri in programma e sperare che l’onda dell’entusiasmo trascinasse anche le vendite di questo progetto, che nonostante la bontà dei testi e dei disegni pare mancare della giusta personalità per affermarsi?

Che dite? Non sapete cosa sia Marvel NOW!? Non perdetevi allora il prossimo numero di Players in uscita dopo le vacanze.

 

Per il punto sulle uscite nei comic book store di questa settimana l’appuntamento è per lunedì prossimo.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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6 Comments

  1. Felicissimo di non essere l’unico a godere di Saga numero dopo numero. Qui ho scritto una piccola coda all’articolo per Players dove dico praticamente le stese cose che scrivi tu:http://emonkeysays.blogspot.it/2012/07/saga-1-4-sempre-meglio-incredibilmente.html

  2. E comunque grazie mille per la segnalazione al mio articolo!

  3. Claudio, ho preso i primi due di Saga in digitale: interessante ma non sono ancora del tutto convinto. E megapacco che il primo numero è di 40+ pagine e il secondo di 20 allo stesso prezzo. Per 1,59€ a numero onestamente mi sembrava più onesta la proporzione della prima uscita…

    1. È un crescendo continuo.
      Però capisco la questione economica, il primo numero era uno special double-size, gli altri saranno tutti di 22 pagine. Aspetta che finisca il primo story-arc e compra la raccolta in digitale (di solito costa meno dei singoli albi) oppure il volume su bookdepository.com (la migliore libreria anglofona del web, straconsigliata per ogni cosa).

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