Kratos è tornato. Niente e nessuno si salverà.
Dopo aver demolito l’intero Olimpo, preso a calci il Fato, essersi macchiato di parricidio, allo spartano restava solamente la chance di raccontare qualcosa in più del proprio passato.
Simbolo della rabbia viscerale, con i segni della violenza e della follia impressi su pelle, l’anti-eroe per eccellenza è ora alla ricerca della redenzione e lo fa brandendo il caos.

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Incarnazione di una macchina da guerra senza eguali, vero omicida iconoclasta di tutta la mitologia classica, fende e trancia ogni creatura con lame intrise di poteri divini, lasciandosi alle spalle una scia di sangue e interiora estirpate. La lotta del male contro il male ha trovato in Kratos la raffigurazione videoludica della potenza più ancestrale.

Il nuovo episodio è un prequel che inizia a distanza di sei mesi dal massacro della sua famiglia. Quello che abbiamo non è ancora un dio, bensì un uomo brutale e feroce che porta in volto i segni del rimorso, alla ricerca della libertà dal vincolo con Ares.
Lo spartano dovrà prima fuggire dall’impeto delle Furie, esseri primevi, sicari e aguzzini dei traditori, che sibilano folli visioni nelle menti delle vittime. Kratos è una di queste.

In un plot improntato al massacro, perpetrato per la solita decina di ore, tra tortuosi flashback e ricordi confusi(onari), il giocatore si districa così in un nuovo episodio che non tradisce le aspettative, ma che aggiunge poco o nulla all’universo del dio della guerra.

Tecnicamente, la sontuosità di Ascension lascia talvolta interdetti per la mole di dettagli grafici e stilistici. I cambi automatici di visuale stordiscono lo spettatore gettandolo nella scena per poi scaraventarlo fuori, verso paesaggi spettacolari e mastodontici. Spesso ci si trova così spiazzati, tanto da perdere il baricentro dell’attenzione, fagocitati dalle maestose infrastrutture che compongono il quadro.

Dal punto di vista del gameplay, questo episodio raggiunge lo zenith delle meccaniche rodate nel corso della serie; un sistema di combattimento agile e accessibile in cui gli scontri sono più ponderati e adrenalinici. Dinamiche ottimizzate e un pizzico di innovazione nei comandi, conferiscono un susseguirsi di attese, contrattacchi, e combo inanellate dalle lame del caos e dalle armi raccolte dai nemici, esaltando l’arte della guerra con magie elementali devastanti.

Sarà che Kratos non ha ancora raggiunto lo status divino, ma deve sputare parecchio sangue nella sua impresa; un bilanciamento di attacco e difesa capace di premiare e soddisfare il player esigente così come il neofita in cerca di brutalità spicciola. Un tentativo riuscito ed encomiabile di apportare un’aria di novità in un sistema di gioco radicato nella tradizione, che osa timidamente andare ancora più in là introducendo elementi platform e rompicapo ambientali, in una formula classicistica.

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Novità assoluta, è la possibilità del multiplayer fino a 8 giocatori. Scelto il patto con una delle quattro divinità (Zeus, Ade, Poseidone e Ares), e avere così accesso a poteri e bonus specifici, possiamo darci al massacro secondo modalità classiche e altre specifiche, potenziando il nostro guerriero in arene dove solo il più forte (e furbo) potrà avere la meglio. Nonostante lo scetticismo iniziale, questa funzionalità risulta essere una piacevole sorpresa, nonché un’ottima base di partenza per il futuro dello Spartano, così come una possibile fonte d’ispirazione per altri suoi concorrenti.

In definitiva il solito God of War, must have per ogni amante dell’azione; eccezionale nella tecnica, forte e sicuro nel gameplay conservatore, brutale nel combat system bilanciato e dirompente.

Un ultimo atto privo tuttavia dell’effetto sorpresa, che si “limita” a elevare quanto di buono è stato fatto in precedenza, senza toccare le vette del precedente capitolo la cui carica epica è ancora irraggiungibile anche per i più recenti action games.



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1 Comment

  1. Non vedo l’ora di giocarci

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