Dopo esserci schiantati con un carrello della spesa contro un muro con Jackass, la nostra odissea nelle serie TV si conclude con il classico moderno per eccellenza: I Soprano. Ci rileggiamo presto con una retrospettiva della serie con qualche considerazione finale.

Tony Soprano è una figura di spicco in una delle famiglia mafiose più potenti della costa est americana, che da decenni chiede il pizzo ai negozi, spaccia droga e gestisce cantieri abusivi. Ma la sua vita quotidiana, all’apparenza, è normale. Tony vive in una casa spaziosa nella periferia del New Jersey, con una moglie, un figlio e una figlia. Ha una buona copertura, come proprietario di una compagnia di scarico di rifiuti. Pur non essendo ancora il boss, tutti sanno che arriverà in cima alla famiglia. È un uomo di successo, insomma. Ma un giorno Tony, mentre ammira delle anatre che nuotano nella sua piscina, ha un attacco di panico e sviene. L’evento preoccupa la sua famiglia, e porta Tony sulla poltrona di una psicologa, che lo aiuterà a scoprire cosa possa aver fatto scaturire l’attacco. Seduta dopo seduta, I Soprano ha seguito quasi una decade della vita di Tony, la sua terapia, e la sua ascesa nel mondo della mafia.

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I Soprano nasce da un’idea di David Chase, nato David DeCesare, un italo americano veterano delle serie TV sin dagli anni ’80, una delle menti dietro alla celebrata serie Un Medico tra gli Orsi. L’idea di una storia incentrata su di un criminale ossessionato dai problemi familiari girava nella testa di Chase sin dal 1995. L’autore ha basato la storia in gran parte attorno alle sue esperienze personali: lui stesso ha vissuto una relazione tumultuosa con sua madre, ha sofferto di depressione, ed è cresciuto in una zona dove la criminalità italoamericana era molto attiva. Inizialmente pensato come un lungometraggio, I Soprano è stato proposto a vari produttori per anni, fino alla decisione della HBO di produrre l’episodio pilota. Il network, nonostante fosse già ai tempi uno dei più sperimentali negli Stati Uniti, era inizialmente scettico all’idea di mandare in onda un’intera serie dedicata alla psicologia del crimine. Lo stile dello show era tutt’altro che convenzionale: Chase si è ispirato allo stile di Federico Fellini per mettere su schermo un racconto molto introspettivo, con molti momenti surreali che esplorano direttamente i sogni e la psiche di Anthony Soprano. Ma il canale decise comunque di mandare in onda lo show, convinto dall’ottima qualità del prodotto.

Gran parte del successo della serie è merito di un cast straordinario. James Gandolfini, l’interprete di Tony, aveva avuto fino a quel momento solo ruoli da comprimario, ma con questa serie è diventato uno degli attori più rispettati della storia recente. Lorraine Bracco, interprete della dottoressa Melfi, terapista di Tony è una presenza enigmatica e straordinariamente magnetica. Gli attori che danno vita alla serie sono numerosi e memorabili: Edie Falco, Michael Imperioli, Aida Turturro; e Steve Van Zandt, il chitarrista storico della E Street Band di Bruce Springsteen, al suo debutto da attore. Dopo il successo delle prime stagioni la serie ha ospitato anche attori molto conosciuti, come John Turturro, Joe Pantoliano e Steve Buscemi. Ad un certo punto sembrava probabile che tutti gli attori Italoamericani al mondo avessero avuto una parte nella serie.

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I Soprano ha avuto un successo enorme negli Stati Uniti, diventando un fenomeno che ha reso la HBO un network fondamentale per gli appassionati di narrativa di qualità in America. Per quanto negli anni precedenti si fossero viste ottime serie TV, i Soprano hanno conquistato allo stesso modo gli spettatori, la critica specializzata, e la cosiddetta critica “alta”, quella più snob nei confronti dell’idea di cultura, che discute di quanto sia opportuno o meno considerare un film una vera opera d’arte o meno. I Soprano è stata considera da molti critici al pari di un’opera letteraria, forse la più grande “epica americana” dei nostri giorni. Lo straordinario successo della serie ha attirato l’attenzione del mondo, e l’imbarazzo della comunità italo americana.

Le associazioni di lobby della comunità hanno immediatamente puntato il dito verso la serie, accusandola di rappresentare una visione stereotipata e parziale della loro realtà. Il fatto che Chase fosse uno di loro ha peggiorato le cose. Dopo un paio d’anni gli attori della serie sono stati banditi dalla Columbus Parade, la grande parata italiana che attraversa le strade di New York. Anche Gianfranco Fini ha fatto riferimento alla serie parlando delle rappresentazioni negative degli italiani. E non soprendentemente, in Italia, la serie è stata a malapena mandata in onda: la programmazione è stata scostante, gli episodi sono stati trasmessi a tarda notte, e la pubblicità è stata piuttosto limitata per un titolo così prestigioso. In parte questa è conseguenza delle tematiche adulte della serie (non a caso anche negli USA non sarebbe mai stata mandata in onda su un network in chiaro), ma altre serie dalle tematiche forti hanno ricevuto un trattamento decisamente diverso. I Soprano ha messo in imbarazzo moltissimi italiani. Ma è difficile pensare che questo sia conseguenza di una mancanza di sensibilità da parte degi autori quanto, piuttosto, della qualità della stessa.

I Soprano racconta la vita di una minoranza all’interno della comunità italo americana negli USA, e spesso introduce personaggi “normali” per far capire che l’equazione italiano=criminale è ridicola. Ma, allo stesso tempo, la serie racconta aspetti del modo d’essere degli italiani poco discussi, con una precisione straordinaria. La situazione familiare di Tony e la realtà della sua “organizzazione” sono un ottimo esempio per esplorare le perversioni dell’idea di famiglia cattolica, presente in molte parti del mondo, ma particolarmente pervasiva nel paese che ospita al suo cuore lo Stato Vaticano. Il meccanismo è più o meno questo: si costruisce un sistema familiare forte, per proteggersi dagli elementi esterni ed essere circondati da persone di cui ci si può fidare ciecamente. Ma presto l’assenza di voci contrastanti alla propria permette di giustificare qualunque atto per il semplice fatto che è stato attuato “per la famiglia”. La famiglia, piuttosto che rappresentare un insieme di persone, diventa qualcosa di più importante delle persone stesse. Tutti gli altri diventano nemici. E senza confronto reale il senso della realtà, piano piano, va a mancare. La propria famiglia diventa una realtà parallela con regole proprie, una realtà incestuosa dove anche le scelte più orribili possono essere razionalizzate e giustificate.

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È difficile non vedere paralleli con la chiesa, non a caso molto presente anche ne I Soprano. Un’organizzazione chiusa, maschilista e paternalistica, piena di dogmi ma capace di perdonare qualunque cosa quando il motivo è abbastanza importante. Il rapporto di Tony con la sua famiglia, per quanto estremo, è estremamente simile a quello di milioni di famiglie cattoliche. E per questo molti italiani, in America e in patria, vedono la serie con grande ostilità. Allo stesso tempo, non hanno argomenti per descrivere i suoi problemi. L’omertà è a volte una scelta consapevole di nascondere delle cose, ma più spesso è il sintomo della propria incapacità di ammettere la propria natura. È questo meccanismo che viene interrotto nelle sedute di Tony e la dottoressa Melfi. Mentre tutti i personaggi della serie puntano il dito verso altri (la storia, altre comunità, lo Stato) per giustificare le proprie scelte, le discussioni tra Tony e la sua terapista, insieme ai momenti che noi passiamo soli con i personaggi della serie, ci fanno capire che l’orrore è sempre dentro colui che lo vede.

I Soprano riesce a raccontare questo meccanismo con incredibile efficacia, ci mette al centro di questo vortice di menzogne, ci fa provare quello che i protagonisti provano. Possiamo seguire le avventure di un personaggio condividendone speranze, tensioni e obiettivi; possiamo vederlo fare qualcosa di incredibilmente generoso e nobile. Ma appena qualcosa va storto, ci viene ricordato che questa è gente che non esita ad uccidere a sangue freddo un innocente per evitare che la loro vita criminale possa essere smascherata. Pochissime storie riescono descrivere la fragilità di quello che consideriamo “civiltà”, e quanto sia difficile mantenere in piedi un equilibrio che dissuada dallo scannarci a vicenda.

La serie di David Chase è stata una delle più rivoluzionarie nella storia della televisione, forse quella dall’impatto più radicale dai tempi di Twin Peaks. Se le altre serie fondamentali degli ultimi decenni, The Wire e Buffy, hanno preso una formula molto ben brevettata e l’hanno fatta evolvere fino a far trascendere alla serie il genere di appartenenza, I Soprano, ai tempi del suo arrivo in TV, non aveva molti precedenti. Questa è una serie dove l’intreccio narrativo è secondario all’esplorazione dei suoi personaggi. Il ritmo degli episodi ricorda più il cinema che la televisione: i momenti in cui seguiamo un personaggio in un momento di riflessione, senza dialoghi, senza drammi, sono molto frequenti. I Soprano ha insegnato la televisione ad avere pazienza, a far respirare ogni istante. A volte questo sistema non funziona alla perfezione, e il ritmo degli episodi viene ucciso da sequenze che sembrano lente tanto per essere lente. Ma quando la serie ci azzecca, diventa evidente che le possibilità narrative in un episodio di 45 minuti sono enormi.

CONSIGLI DI VISIONE

Originale o doppiata?

I Soprano è una serie assolutamente da vedere in originale. Le interpretazioni di tutti i protagonisti sono legate a doppio filo alla realtà che raccontano: gli accenti rivelano la loro posizione sociale, la loro posizione nei ranghi delle organizzazioni di cui fanno parte, e il loro rapporto con la loro italianità. E inoltre il doppiaggio uccide tutti i momenti in cui la serie si sposta in altri paesi, tra i quali l’Italia.

Se vi è piaciuta questa serie, guardate:

Le avventure dei Soprano si sono concluse con un finale tanto appassionante quanto, per molti, troppo aperto e vago. Ma è molto difficile che la serie venga in qualunque modo riportata in vita, anche perché Chase ha deciso di dedicarsi al cinema. Not Fade Away, il suo primo film, non è stato ricevuto particolarmente bene. Ma la cinematografia dedicata alla criminalità organizzata è talmente vasta da permettere di continuare l’esplorazione nel mondo della Mafia senza grossi problemi. Da Quei Bravi Ragazzi a Il Padrino, i registi italoamericani hanno trasformato questa realtà in storie memorabili. Per chi davvero vuole seguire tutti i protagonisti in tutte le loro avventure, inoltre, vale la pena dare un’occhiata a Lilyhammer, una coproduzione tra America e Norvegia dove Steve Van Zandt interpreta un ex criminale che viene mandato in Norvegia per il programma di protezione testimoni. È la prima serie originale prodotta da Netflix, e nonostante sia piuttosto lontana dai toni de I Soprano, è stata ricevuta molto bene.

L’eredità della serie:

I Soprano ha cambiato il modo in cui il mondo pensa alle serie TV e, soprattutto, ha definito il tono e il livello della narrativa seriale nei canali via cavo: HBO, FX, Showtime, Starz. Mad Men, in particolare, è direttamente collegata alla serie di Chase: Mattew Weiner, il produttore della serie, ha lavorato alle ultime due stagioni de I Soprano. E le avventure di Don Draper hanno molti punti in comune con quelle di Anthony Soprano nei toni, nella capacità di raccontare persone senza ossessionarsi sulla trama, e nel saper costruire il ritratto di un tempo e di un luogo con precisione chirurgica ma senza rinunciare al surreale. Ma le serie che hanno in qualche modo preso ispirazione da I Soprano sono moltissime: Game of Thrones, Breaking Bad, Six Feet Under, anche la recente House of Cards, prodotta da Netflix. Tra le serie oggi in TV quella che ha più parentele l’epopea dei Soprano è forse Sons of Anarchy, un’altra storia dove i problemi in famiglia sono al centro del dramma, dove la criminalità è uno stile di vita, una missione e una trappola allo stesso tempo. Confrontare la storia dei Teller con quella dei Soprano è un ottimo modo per capire alcune differenze fondamentali tra la sensibilità anglosassone e quella latina.

PUNTATE PRECEDENTI:

Introduzione – Lost

1 – Buffy L’ammazzavampiri   

2 – Twin Peaks 

3 – Friday Night Lights

4 – The Office

5 – The West Wing

6 – Freaks and Geeks

7 – 24

8 – Spaced

9 – Battlestar Galactica (2004)

10 – The X-Files

12 – The Wire

11 – Arrested Development

13 – Avatar: La leggenda di Aang

14 – Jackass



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Emilio Bellu

Scrittore, cineasta, giornalista, fotografo, musicista e organizzatore di cose. In pratica è come Prince, solo leggermente più alto e sardo. Al momento è di base a Praga, Repubblica Ceca, tra le altre cose perché gli piace l'Europa.

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4 Comments

  1. gran bel pezzo
    l’immagine di “caccia al russo” spero sia un evidente omaggio all’episodio più bello della serie

    1. Ci hai beccato in pieno :)

  2. La serie tv del mio ” cuore “.
    Il più riuscito ed importante prodotto della storia televisiva. Articolo notevole.

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