Potete trovare la prima parte dell’articolo qui.

Les Escargots, 1966, Rene Laloux

Rene Laloux è il regista del celebre film Il Pianeta Selvaggio. Questo corto affronta tematiche simili, anche se in un contesto maggiormente surreale, con delle lumache giganti che minacciano un’umanità disperata.

Il Tempio di Dojoji, 1976, Kihachiro Kawamoto

Kihachiro Kawamoto è comunemente ritenuto il maggiore autore giapponese di cortometraggi in stop-motion. In Musume Dojoji, forse il suo capolavoro, la classica opera dei pupi si fonde con estrema grazia con i celestiali scenari della pittura tradizionale nipponica.

Jabberwocky, 1971, Jan Svankmajer

Inspirato dall’omonimo poema nonsense di Lewis Caroll, Jabberwocky narra in maniera altrettanto surreale e frammentaria, anche se tramite il sardonico teatro delle bambole di Svankmajer, la crescita difficile  di un bambino.

Crane Feathers, 1977, Ideya Garanina

Ideya Garanina è stata la massima animatrice sovietica. In Zhuravlinye Per’ya la regista adatta un classico del folklore nipponico costruendo sequenze immaginifiche che enfatizzano la particolare concezione dello spazio dell’architettura giapponese.

Il Racconto dei Racconti, 1979, Yuriy Norshteyn

Solitamente  ritenuto il più bel cortometraggio mai realizzato, Il Racconto dei Racconti cristallizza in una sorta di eterna danza circolare la storia russa del novecento, dalle sequenze idilliache di un’infanzia e un folklore mitici, interrotti bruscamente dalla tragedia della seconda guerra mondiale, alla miserabile esistenza quotidiana degli ultimi anni dell’URSS.

Tre Monaci, 1980, A Da

San Ge He Shang è la raffigurazione goliardica di un antico proverbio cinese di origine buddista, il quale insegna il grande valore della collaborazione sul lavoro. Tre monaci non riescono a mettersi d’accordo su a chi aspetta andare a prendere l’acqua, ma un improvviso incendio li porterà a dover contare l’uno sull’altro.

L’uomo che piantava gli alberi, 1987, Frederic Back

L’homme qui plantait des arbres, tratto dall’omonimo racconto di Jean Giono, è uno dei grandi capolavori dell’animazione mondiale. Un pastore inizia  a piantare alberi e nel giro di pochi decenni crea una foresta che fa tornare in vita un villaggio ormai in rovina. Ode  alla forza creatrice di un uomo modesto della provincia francese, unica luce della civiltà nel periodo buio delle due guerre mondiali.

Toll il grande, 1980, Rein Raamat

Questo corto di Rein Raamat racconta le geste di Toll, figura mitologica estone dalla forza e dal coraggio sovraumani. Anche dopo aver dato la vita per difendere la propria gente, la sua  testa, divenuta magicamente di pietra, rimarrà come monumento naturale a testimoniarne l’immortalità.

La Mucca, 1990, Alexander Petrov

Petrov è uno dei maestri contemporanei dell’animazione russa. Difficile scegliere anche uno solo tra i  suoi corti, che per la tecnica utilizzata ricordano quadri a olio in movimento. Il qui presente Korova spicca per essere un’allegoria dell’importanza centrale nella vita contadina della  mucca, che nelle memorie di un bambino assurge ad una dimensione quasi mistica, un animale che incarna il flusso medesimo dell’esistenza.

Trilogia del Carmen, 1994-1996, Aleksandra Korejwo

Trilogia di corti dell’animatrice polacca sulla musica del Carmen di Bizet.

L’oceano di cristallo, 1998, Shigeru Tamura

Shigeru tamara è un animatore giapponese particolarmente affascinato dal surrealismo europeo di inizio secolo. In Kujira no Chouyaku i ricordi di un misterioso vecchio compongono una sorta di realtà immanente dove il tempo e lo spazio sono dilatati, facendo cosi incontrare luoghi e personaggi di altri mondi.

Zuppa di Gatto, 2001, Tatsuo Sato

Dopo la morte della sorella il gatto Nyatta si mette inconsapevolmente in viaggio per riportarla in vita. Delirante avventura ai confini della realtà, nell’arduo tentativo di adattare al medium cinematografico le ossessioni fisiche e metafisiche del mangaka suicida Chiyomi Hashiguchi.

Quercus, 2004, Vuk Jevremovic

La lunga esistenza di una quercia e il suo complesso rapporto con l’umanità, il cui istinto devastatore sembra rimanere invariato nei secoli. Figure indistinte, appena abbozzate, e un uso parsimonioso del colore rappresentano il punto di vista dell’albero, eterno e assoluto testimone della storia.

Brothers Bearhearts, 2005, Riho Unt

Tre fratelli orsi osservano un cacciatore uccidere la madre proprio mentre sta finendo un dipinto. Cinque anni dopo li troviamo nella patria dalla cultura, Parigi, ad imparare i rudimenti del mestiere. Irriverente caricatura di tre giovani russi immigrati all’estero a ritmo di slapstick e impreziosita da straordinarie riproduzioni artigianali di alcuni capolavori dell’arte europea.



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Alberto Li Vigni

Appassionato di videogiochi da oltre 20 anni, ha scritto nel settore per alternative-reality e multiplayer. E' attualmente uno degli editors di unseen64, un sito dedicato alla conservazione di beta e di titoli mai rilasciati.

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