In America si sa, televisione e cinema dimenticano troppo spesso la creatività e i prodotti d’autore, sacrificandoli sull’altare di incassi certi e ritorno di pubblico sicuro. Così nel tempo si sono susseguite diverse e variegate mode in una corsa vertiginosa: dopo zombie, torture movie, serie poliziesche a profusione, streghe e sale d’attesa del classico medical drama, ecco che adesso suona incessante la sirena del richiamo dei remake o reboot che dir si voglia (il cosiddetto riavvio, ossia il tentativo di dare nuovo slancio a serie, tv o cinematografiche, in calo di popolarità). Arriva quindi sul terreno dei remake, la serie tv Sleepy Hollow, a metà fra il fantasy e l’horror, almeno nelle intenzioni iniziali, in onda negli USA dal 16 settembre scorso su Fox e chiaramente ispirata al capolavoro del genio creativo di Tim Burton (perlomeno il primo Tim Burton) Il mistero di Sleepy Hollow del 1999 (in realtà entrambi sono adattamenti del racconto di Washington Irving La leggenda di Sleepy Hollow, contenuto in una raccolta letteraria del 1819).

Con una prima stagione composta da 13 episodi, prodotta da Alex Kurtzman e Roberto Orci (Fringe) ma anche dal regista Len Wiseman per K/O Paper Production e 20th Century Fox Television, Sleepy Hollow annovera fra i suoi interpreti Tom Mison (Il pescatore di sogni al cinema), Orlando Jones (Magnolia, Evolution e Biker Boyz sempre al cinema) e Katia Winter (vista di recente nella serie televisiva Dexter nei panni di una spogliarellista ucraina) e Nicole Beharia. Adattamento in chiave moderna del racconto originale, Sleepy Hollow presenta la storia di Ichabod Crane (Tom Mison), morto in un combattimento contro il misterioso Cavaliere senza testa 250 anni prima degli avvenimenti raccontati e che si risveglia in una grotta nel XXI secolo nella Sleepy Hollow attuale, ignaro dei cambiamenti che il mondo ha subito e comprensibilmente a disagio nei confronti di un contorno che non riconosce più come proprio. Basta poco però per trovare un immediato aggancio al passato: ben presto Ichabod scopre che anche il Cavaliere si è recentemente svegliato nel suo medesimo futuro, in cerca però della sua testa. Riuscirà a vendicarsi cancellando un’onta lunga ben 250 anni? Il Cavaliere si rivelerà essere uno dei quattro cavalieri dell’Apocalisse ma ad aiutare Ichabod nel suo tentativo di vendetta/giustizia ci sarà la giovane detective Abbie Mills (il personaggio di Nicole Beharia).

In onda dal 19 novembre in Italia sul canale satellitare Fox, la serie ruota fondamentalmente attorno ai due personaggi, quello del Cavaliere senza testa e Ichabod Crane, indissolubilmente legati nel tempo: Crane, professore a Oxford e soldato agli ordini del generale Washington, 250 anni prima era riuscito a decapitare il Cavaliere, salvo poi morire insieme a lui; è qui che nasce il loro legame, con Katrina Crane (Katia Winter) moglie di Ichabod, che mescolerà il loro sangue per mantenerli, tramite un incantesimo, entrambi assopiti in un sonno senza morte. Cruciale si rivelerà proprio la storia di Katrina, di cui Ichabod ignorava la natura di strega e il suo far parte di una congrega occulta il cui compito era quello di proteggere Sleepy Hollow dal Male; intrappolata in un luogo sconosciuto, avvertirà il marito tramite un sogno della sua nuova sfida: impedire al Cavaliere di ritrovare la sua testa nel compimento del Male assoluto.

Sebbene la serie sia stata accolta da ottimi riscontri e la critica non l’abbia massacrata (già confermata una seconda stagione completa) e sebbene si avverta il palese tentativo di bilanciare elementi di suspense e horror nel prosieguo dei predecessori, il paragone con il film di Tim Burton appare necessario e impietoso: la prima impressione è che sia il cast odierno l’anello debole della catena, incapace di reggere l’ovvio confronto con Johnny Deep e Christina Ricci, ma con l’andare delle puntate, con la trama che tenta di dirimere i nodi e la confusione narrativa che regna sovrana, il problema cast passa in secondo piano. Dov’è la magia di Tim Burton? Dov’è il terrore velato ma avvertito? Dov’è l’ambientazione surreale che si esaltava nella nebbia, vera protagonista della pellicola del 1999? Dov’è appunto la nebbia?

Il pubblico avrà apprezzato, ma quanto durerà quest’innamoramento per un rifacimento di cui nessuno avvertiva davvero il bisogno?



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1 Comment

  1. Grazie Orci e Kurtzman per questa ennesima schifezza

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