Qualche settimana fa un video tratto da una conferenza TEDx ha fatto il giro della rete e inondato i social network. Succede spesso, da anni, ma questa volta qualcosa è diverso. TED (Technology, Entertainment, Design) è una serie di conferenze nata nel 1984 sotto l’egida di alcuni imprenditori e accademici californiani, ed è diventato un evento annuale nel 1990. L’idea è di dare un palco a persone che hanno avuto esperienze straordinarie perché possano raccontarle al resto del mondo, in discorsi di massimo 18 minuti. Dopo i primi anni, la lista degli ospiti ha cominciato a coinvolgere anche scrittori, politici, religiosi, praticamente chiunque abbia una vita che ha a che vedere con il progresso e la comunicazione. Alcuni degli invitati sono celebri, come Bono, Bill Gates, JJ Abrams; altri sono famosi nei loro campi, ed utilizzano le conferenze per raccontare il loro mondo a nuove orecchie curiose.

Da quando, nel 2006, l’associazione ha cominciato a distribuire gratuitamente i video delle conferenze su internet, quello che un tempo era un evento conosciuto da pochi è divenuto un fenomeno popolare: i video sul sito TED, distribuiti anche su YouTube e altre piattaforme sotto licenza Creative Commons, sono visti da milioni di persone ogni giorno. Il successo del marchio ha anche dato vita a degli eventi satellite, le TEDx, organizzate indipendentemente, ma ispirate dallo spirito della conferenza californiana. In uno di questi eventi Benjamin Bratton, un accademico, direttore del centro per il design e l’architettura al California Institute of Technology, è salito sul palco e per 15 minuti ha demolito l’idea stessa delle TED Talk. Il video ha avuto un enorme successo, e ha dato forma a un sentimento che già da tempo sembrava essere presente, una certa insofferenza per lo spirito delle TED talk in generale.

L’argomento di Bratton è che le TED talk siano dei sermoni buoni solo a semplificare idee complesse e celebrare l’idea della bellezza delle tecnologia e dell’innovazione senza mostrarne i lati oscuri; dice che sono facili da confondere per conoscenza, ma sono solo dei Bignami, spesso strutturati per ispirare la gente e dare loro l’impressione di aver contribuito a qualcosa di importante nonostante siano solo spettatori passivi. La preoccupazione di Bratton è che, esattamente come la messa in chiesa, le TED talk siano un modo per una grossa organizzazione di impartire dei dogmi ad una massa in cerca di assoluzione dalla propria inedia, e che promuovano apatia, piuttosto che ispirare a fare di più, a fare meglio. Bratton vede cinismo nelle TED Talk; e anche altri critici, magari meno feroci del professore californiano, vedono simili pericoli nel modo in cui le conferenze più apprezzate abbiano una struttura quasi “Hollywoodiana”, sempre positiva e lirica, che può dare allo spettatore la sensazione di sapere di più per il poco tempo che impiega a dimenticare quello che ha ascoltato.

Il discorso di Bratton è interessante soprattutto per gli espedienti retorici che usa per arrivare al suo messaggio. In maniera non dissimile dai colleghi che critica, il professore costruisce un mondo parallelo tramite il suo discorso, si concentra su gli elementi utili al suo obiettivo e mette fuori fuoco, nello sfondo, quelli che potrebbero idebolirlo. Utilizza espedienti retorici e battute per conquistare il suo pubblico, usa riferimenti pop efficaci perché spiazzanti e vicini ad un’idea elitaria di cultura (Bono, Ryan Seacrest). Cita esempi negativi che non hanno nulla a vedere con TED (Kony 2012). E parte da uno “Straw Man Argument”: sembra dare per scontato che le TED Talk siano pensate per distribuire informazioni precise, che in qualche modo possano sostituire la ricerca scientifica “seria”, e che siano un punto di riferimento quasi religioso per una mal definita fascia della popolazione occidentale. È, insomma, una semplificazione enorme, quanto quelle che cita.

TEDK

La visione di Bratton è efficace soprattutto perché offre un’alternativa alle TED talk più retoriche e vuotamente ispirazionali, che esistono. Gli unici sistemi che funzionano sono quelli basati sul conflitto tra energie diverse. E serve anche quella più critica, anche negativa da un certo punto di vista, perché a volte guardare a quello che non ci piace può liberarci dal peso di quello che non funziona, ci aiuta a vedere oltre. Ma nel suo cuore quella di Bratton è l’ennesima manifestazione di un istinto vecchio come il mondo, del vecchio che ha paura del nuovo e, non capendo i connotati del cambiamento, pensa che sia un pericolo per la sua visione di ciò che è buono. Bratton crede che un discorso di diciotto minuti possa minare decenni di ricerche facendole sembrare meno complesse di quello che veramente sono, ma è difficile trovare prova di questo meccanismo. Quella di Bratton è una visione elitaria della conoscenza che sembra scaturire dall’alienazione del vivere nella Mecca della tecnologia, del design e dell’intrattenimento (la California), dove le TED talk sono per molti ridondanti; ma il resto del mondo non è la California.

Gran parte del mondo vive un momento di cambiamenti tecnologici, economici e sociali di una rapidità senza precedenti, e ha un accesso alle informazioni e una capacità di condividere idee e pensieri che nessuno sa davvero come sfruttare a pieno. Milioni di persone lavorano a tempo pieno, si interessano a molti argomenti, ma nessuno può conoscere tutto. In un contesto di questo tipo poter dare una panoramica di idee complesse, in particolare tramite testimonianze dirette, è un modo fondamentale per tradurre la complessità del reale in qualcosa di più comprensibile ad una massa che con i propri soldi, le proprie azioni e i propri voti contribuisce ad una comunità globale. Più testimonianze di questo tipo esistono, soprattutto se contrastanti tra loro, più forte è la possibilità di dare a più persone un’idea del mondo in cui vivono, ed ispirare ed incuriosire in particolare i più giovani ad approfondire gli argomenti di cui trattano queste conferenze.

In contrasto alla conferenza di Bratton, è utile dare un’occhiata a questa di Rodney Mullen, una vera leggenda dello Skate. Mullen ammette che l’unico modo per raggiungere alti livelli in qualunque disciplina sia circondarsi di persone che condividono un altissimo livello di ambizione e di talento; questi circoli sono tradizionalmente ristretti e isolati; milioni di persone sono esclusi dalla stessa idea di poter realizzare il loro potenziale, ancora prima di poter avere la possibilità di mettere alla prova il loro talento. Che alcune tra le persone brave e fortunate abbastanza da mettere a frutto il loro potenziale possano condividere la loro esperienza con il mondo è un ottimo modo per ricordarsi che non esistono singole istituzioni o dei manuali di istruzioni per creare cambiamento e stabilità. Serve l’iniziativa individuale, e l’incontro e scontro dell’iniziativa di tanti individui che creano società di persone in grado di contribuire a progetti collettivi dove la responsabilità di successi e fallimenti possa essere condivisa.

Il creatore di TED, Chris Anderson, fa bene a sottolineare come le critiche alla sua conferenza siano contraddittorie tra loro; quello è un marchio di orgoglio, e la dimostrazione che la formula lascia abbastanza libertà da dare spazio ad idee veramente diverse, che possono irritare molti e ispirare altrettanta gente.



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Emilio Bellu

Scrittore, cineasta, giornalista, fotografo, musicista e organizzatore di cose. In pratica è come Prince, solo leggermente più alto e sardo. Al momento è di base a Praga, Repubblica Ceca, tra le altre cose perché gli piace l'Europa.

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