Magic the Gathering è il più bel gioco del mondo.

Nutro questa convinzione da vent’anni, ossia da una remota sera del novembre 199X (ehi, ho buona memoria ma non così buona), durante la quale uno degli amici del gruppetto con il quale ero solito trascorrere gran parte del mio tempo da universitario, portò alcune strane carte, meravigliosamente disegnate e arricchite da citazioni e battute fuori di testa. Il giorno dopo, un sabato, mi fiondavo da Pergioco, storico negozio in centro a Milano, meta obbligata per tutti gli appassionati di videogiochi, rpg e giochi di carte, a sperperare quel che restava del mio primo stipendio in bustine, stavolta non più contenenti figurine di calciatori, come accadeva quand’ero bambino, ma carte di Magic.

Nel corso degli anni in molti hanno cercato di emulare la formula magica ideata da Wizard of the Coast, senza successo. Paradossalmente a nuocere maggiormente a Magic è stata proprio l’azienda che l’ha creato, inondando il mercato con troppe espansioni, nuove regole, abilità e poteri sempre più complicati, e la terrificante versione “for dummies” (ovvero Planeswalker) che sì, avrà anche fatto conoscere a molte persone il brand, ma che mostra, specie nella sua versione digitale, meno del 10% del vero potenziale del gioco.

Finito il pippone nostalgico-critico, passiamo ad Hearthstone.

La prima cosa che colpisce del gioco è la sua immediatezza. Il gioco è semplice ed immediatamente comprensibile. O, meglio, è tanto semplice e comprensibile quanto lo era Magic anni fa. Nessun turno con regole precise, nessuna “terra” da tappare o stappare, il fatto che non sia possibile attaccare le carte in mano al giocatore o intervenire durante la sua mano, sono elementi che creano da subito una distanza siderale tra i due giochi per come sono concepiti attualmente. Come per Magic però, mano a mano che si prende confidenza col modus operandi e con le classi (nove), si scopre un titolo dal grande spessore e dalle enormi potenzialità. Ogni mazzo ha un numero sufficiente di carte “uniche” da permettere approcci al gioco molto diversi. Blizzard ha lavorato “di fino” per offrire personaggi bilanciati ed effettivamente, dopo due settimane intense di partite (ed innumerevoli sconfitte), posso affermare che non esiste una classe dominante rispetto alle altre.

Laddove in Magic l’abilità principale, frutto di anni e anni di esperienza, risiedeva nella costruzione di un mazzo vincente, qui dopo qualche giorno il giocatore capisce subito quale classe fa per lui e quale meno. Nonostante le notevoli differenze in termini di approccio però, aver giocato a Magic aiuta parecchio a familiarizzare con Hearthstone. La gestione delle creature, specie quelle dotate di Provocazione (che concentrano su di sé gli attacchi dell’avversario), risulta cruciale nelle fasi avanzate della partita, e la quantità di carte che il giocatore ha in mano dopo che il mana ha raggiunto quota dieci assume un’importanza quasi fondamentale. E’ un mero dato statistico, ma tutte le volte che, arrivati a 10 mana (il massimo) mi sono trovato con due o più carte del mio avversario, pur essendo in condizioni di punteggio ampiamente sfavorevoli (anche drammatiche, roba da 30 a 4/5), alla fine ho trionfato sul mio avversario.

Qualche consiglio sparso: non siate (troppo) attendisti, calate anche carte “deboli”: se mettete in condizione il vostro avversario di tenere in campo 2/3 creature mentre voi siete sguarniti, rischiate di non riuscire più a colmare il gap; a parità di forza, utilizzate una creatura con provocazione rispetto ad un’altra che non ha particolari abilità e che può essere bypassata durante la fase di attacco avversario; non sperate di vincere per esaurimento del mazzo avversario…non succede mai.

Sì, il gioco genera pericolosa dipendenza e rende durissima la vita a chi, come il sottoscritto, si rifiuta per principio di pagare soldi in un free to play, ma alla fine si riesce a vincere lo stesso (caso vuole che il gioco su cui ho passato più ore negli ultimi sei mesi sia Plants vs. Zombies 2 e sono riuscito a terminare tutti gli scenari senza spendere un centesimo), magari armeggiando con la “polvere” derivante dalla distruzione volontaria delle carte più rare che permette di crearne altre altrimenti indisponibili: come al solito, lo studio delle carte e delle potenziali combinazioni è fondamentale.

Rispetto a Magic Online le partite sono più veloci, si ha poco tempo a disposizione per decidere che fare, ed è molto diffusa la (saggia) pratica di dare partita vinta quando si è spacciati. Insomma, Hearthstone diverte e parecchio. Dove il titolo Blizzard prende sonore mazzate da Magic è sotto il profilo iconografico: le illustrazioni del titolo WOTC erano, sono e saranno piccole opere d’arte, ed il tratto “ludico” delle carte digitali di Hearthstone non è nemmeno lontanamente comparabile, idem dicasi per le “frasi di accompagnamento” che sono un palese e deludente tentativo di emulare quelle, decisamente più divertenti e memorabili, di Magic. Che il gioco sia in beta è palese, visto che mancano moltissime features, specie di termini di customizzazione delle partite, ma il punto di partenza è eccezionale.

Ultima considerazione estemporanea: Blizzard ne sa una più del diavolo.
Voglio dire, quanti giochi ha realizzato negli ultimi anni: una manciata. Laddove tutti si scapicollano a inondare il mercato con release mensili non sempre “ispirate”, questi con un full d’assi calati nell’arco di due lustri (World of Warcraft, Diablo, Starcraft e Hearthstone) e nonostante qualche clamorosa vaccata (i server di Diablo III) campano alla grande: complimenti a loro.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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4 Comments

  1. Bell’articolo, concordo, bravo! :)
    Vincere (o perdere) per esaurimento mazzo è effettivamente molto raro, ma qualche volta mi è successo. E sì, non bisogna essere troppo attendisti, ma nemmeno troppo frettolosi (cercando di giocare più cose il più velocemente possibile).

    E assolutamente d’accordo con la questione iconografica: le immagini in magic sono su tutt’altro livello, spesso delle vere opere d’arte rimpicciolite a misura di carta da gioco (oltre che le frasi sotto la descrizione della carta, come l’epica Ascia di Lava “forgiata per tagliare il corpo e bruciare l’anima”).

    Fulge, rendi noto il tuo battletag, così ti aggiungo. Oppure aggiungimi tu, femto88#2632.

    1. Io son gatsuRing#2641

      1. Ottimo, non vedo l’ora di duellare contro di te ^^

  2. Ho iniziato a giocare ieri, devo dire che l’achievement più grande è senza dubbio l’interfaccia grafica, non solo bella da guardare ma pure chiarissima nello spiegarti perché succede X o Y. In questo senso è infinitamente superiore sia a Duels of the Planeswalkers che a Scrolls. Il gioco devo ancora inquadrarlo: è veloce e divertente, ma non so se ha abbastanza profondità sul lungo periodo. Ottima prima impressione comunuque.

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