Considerando l’enorme simpatia e il curioso interesse che il progetto Oculus Rift e tutto quel che vi gira intorno hanno saputo suscitare sia nella stampa specializzata che negli appassionati di videogiochi, lo sbarco della realtà virtuale sulle console di nuova generazione era da considerarsi un passaggio inevitabile.
Come conseguenza dell’annuncio di Sony dell’esistenza di una propria versione di Oculus Rift battezzato per il momento Project Morpheus, a cui con ogni probabilità Microsoft reagirà svelando in un futuro più o meno prossimo la propria declinazione kinect-centrica del caschetto VR, il visore per la realtà virtuale è destinato ad abbandonare quella nicchia in cui hipster geek avevano finora provveduto ad accudirlo amorevolmente per irrompere nell’ambiente mainstream. Purtroppo, non poteva toccargli sorte peggiore.

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Certo l’aperto supporto delle major videoludiche – tra cui bisogna annoverare anche Valve, al lavoro da tempo su una propria versione del visore – è destinato a portare innegabili benefici a questi progetti, ma al contempo costringe a tracciare paralleli con i percorsi poco fortunati tracciati da tecnologie sotto diversi punti di vista simili in tempi recenti. L’esempio più vicino è quello della sterescopia 3D. Di ritorno dai meravigliosi ’90 dopo aver passato un paio di decenni come attrazione retro-futuribile nei parchi a tema, il 3D è tornato alla ribalta grazie alla spinta delle major cinematografiche che hanno provato a imporlo al pubblico come l’inevitabile futuro del medium. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. I pochi avventati futuristi che si sono portati in casa una tv 3D oggi guardano con rabbia a quei brutti, antiestetici occhialoni parcheggiati ormai inesorabilmente in qualche cassetto a prendere polvere. Troppo scomodi per passare la serata in loro compagnia, troppo costosi per essere liquidati in discarica.

Nelle sale di proiezione il 3D prova invece a resistere strenuamente. D’altra parte dopo gli investimenti necessari per adeguare le sale alla nuova tecnologia – ricaduti più che interamente sulle tasche degli spettatori naturalmente – i cinema pretendono da Hollywood pellicole capaci di sfruttarla, almeno finché sarà possibile strappare al pubblico un prezzo doppio per il biglietto. Peccato che dal suo secondo esordio in pompa magna il 3D abbia lasciato davvero pochi ricordi indelebili negli occhi del cinefili. Forse il precursore Avatar, indubbiamente il mozzafiato Gravity e… dimentico qualcuno? Eppure il 3D resiste indomito, banalizzato e inserito a forza ha perso subito dopo la partenza la sua potenziale carica rivoluzionaria per ridursi a reazionario elemento conservatore dello status quo in un’industria che avrebbe disperatamente bisogno di idee fresche. Oppure credete davvero che le gocce di sangue schizzate verso la vostra faccia durante 300 – L’alba di un impero abbiano cambiato il vostro modo di concepire il cinema?

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Il problema di una tecnologia imposta frettolosamente al grande pubblico prima del suo naturale percorso di affermazione è quello di perdere la sua spinta innovatrice prima ancora che questa si metta in moto, finendo per divenire solamente uno strumento economico in grado di apportare tanti vantaggi a chi la produce e pochi a chi ne fruisce. Tornando in ambito videoludico, gli esempi sono sotto i nostri occhi: provate a pensare a come hanno migliorato l’esperienza dei videogiocatori i controller Wii e il Kinect. Al di là di poche applicazioni apprezzabili, entrambi sono stati ridotti ad applicazioni che hanno finito per banalizzare il gameplay, mentre i loro sostenitori sono ancora in messianica attesa di un titolo che ne sfrutti davvero il potenziale per qualcosa di un filo più divertente che ballare davanti al televisore.

È innegabile infine che l’ingresso di Sony e Microsoft nel settore sia destinato a riversare sui visori VR e sui progetti a loro connessi una imponente quantità di denaro e se finora il supporto alla realtà virtuale era limitato a qualche indie e una manciata di lungimiranti AAA in sviluppo, domani la compatibilità con Oculus, Morpheus e i loro cugini sarà un prerequisito di qualunque titolo in uscita. Resta da capire se questo possa considerarsi un vantaggio. Invece di pochi titoli concepiti appositamente per sfruttare le nuove possibilità avremo probabilmente un mercato invaso da titoli che garantiscono il minimo, indispensabile supporto per poter sfoggiare sulla cover il simbolino “Oculus-compatibile”. Già mi vedo a scalare a scalare un campanile nella Parigi del ‘800 infiammata dai moti rivoluzionari nei panni di un assassino al soldo dei giacobini mentre a video si accende di colpo un’icona per avvisarmi che ora, guadagnata la vetta, posso indossare il caschetto per ammirare le tegole di ville a cattedrali nella magnificenza della realtà virtuale. Come dite? Non era questo che vi aspettavate dal futuro?



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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4 Comments

  1. Parygi è sempre Parygi.

    1. Sì ma se editate si perde la gag.

      1. è chiaramente una battaglia che non possiamo vincere (io gli ho detto di tenerlo).

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