L’8 luglio del 2013 la home page di Giant Bomb ha pubblicato una notizia che nessuno dei suoi lettori avrebbe mai voluto leggere. Ryan Davis, uno dei fondatori del sito, celebre giornalista videoludico e personaggio molto amato da colleghi e appassionati di videogiochi, muore cinque giorni prima, il 3 luglio, poco dopo aver celebrato il suo matrimonio, a 34 anni. Ai tempi le cause erano poco chiare (ora sappiamo -quasi con certezza- che è morto per apnea del sonno), ma poco importava. La comunità dei videogiocatori, i giornalisti del settore e gli sviluppatori hanno preso un lungo respiro per dare senso ad una grande perdita. Nella grande tristezza, quella tragedia ha dato il senso del potere della comunicazione in rete.

Giant Bomb nasce nel 2008, da un’idea di Jeff Gerstmann, poco tempo prima al centro delle cronache del settore dopo essere stato licenziato dalla sua posizione di direttore editoriale di GameSpot a causa di una recensione negativa di Kane and Lynch. Gerstmann fonda il sito insieme ad un gruppo di “esuli” di Gamespot: Ryan Davis, Vinny Caravella, Brad Shoemaker e Alex Navarro. L’idea era quella di creare un ibrido tra wiki e sito tradizionale, con una particolare enfasi verso contenuti audiovisivi. Negli anni migliori di Gamespot il sito ha brillato per la forza della personalità dei suoi redattori. Giant Bomb è un esperimento nel creare un sito completamente basato sul carisma di chi ci sta dietro.

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Il podcast del sito, Giant Bombcast, diventa in poco tempo il cuore del progetto, e vari show video, dal vivo e registrati, danno forma ad un contenitore che ha pochi precedenti nell’editoria videoludica. Il rigore giornalistico è accompagnato da un approccio leggero, spesso assurdo, verso la presentazione dei contenuti, e l’illusione dell’obiettività è sostituita da una devozione totale alla trasparenza. I fan del sito vedono sempre davanti e dietro le quinte.

Giant Bomb diventa in poco tempo uno dei siti preferiti della rete, tanto da entrare nella Top 50 dei migliori siti del 2011 per Time.com. E i fan, oltre a contribuire alla wiki del sito, diventano parte di una comunità tra le più attive e forti nella rete. C’è chi la chiama la “duder culture”: un misto tra orgoglio nerd, linguaggio profano, e spirito DYU ai limiti del punk. Negli ultimi anni, anche grazie al nuovo arrivo Patrik Klepek, specializzato in notizie, il sito è diventato uno dei punti di riferimento assoluti per l’editoria videoludica.

E in un colpo di scena, nel 2012 il sito viene acquisito da CBS media, la società che possiede Gamespot. Molti avevano temuto che l’acquisto potesse danneggiare Giant Bomb, costringendo il sito a diventare meno personale; ma le paure sono state presto fugate quando il sito ha continuato a crescere con la stessa attenzione all’integrità personale e ad una assoluta determinazione a offrire contenuti assurdi e divertenti come i video che accompagnano i premi di fine anno. L’acquisto ha piuttosto dato di nuovo lustro a Gamespot, che ha recuperato gran parte della reputazione persa dopo gli anni oscuri che avevano causato il licenziamento di Gerstmann.

Il sito pubblica video quasi quotidianamente, i fan possono passare qualche minuto con il team di Giant Bomb ogni giorno dell’anno. Per i fan del sito, tra cui il sottoscritto, Giant Bomb è famiglia. Anche se la maggior parte di noi non ha incontrato neanche uno dei protagonisti del sito. Ryan Davis è stato uno dei motivi fondamentali di questo successo. Il suo rapporto di amicizia con Gerstmann era dietro ad un perfetto equilibrio professionale. Dove Gerstmann è un’enciclopedia dell’industria videoludica, e un acuto osservatore delle sue tendenze, Davis era molto più a suo agio nel portare avanti gli show del sito, a moderare discussioni, ad alleggerire qualunque situazione. In costante equilibrio tra bonarietà e irriverenza, lo stile di Davis era assolutamente contagioso, così come la sua risata.

Poco dopo l’annuncio dell’8 luglio 2013, non a caso, l’intera comunità di Giant Bomb è stata colpita dalla morte di Davis in maniera molto intima, e i messaggi di condoglianze hanno inondato la rete. Per qualche ora, Davis è stato uno degli argomenti più discussi su Twitter in tutto il mondo. Nei giorni successivi i tributi al giornalista sono arrivati da decine di fonti: da amici e colleghi, da fan, da celebrati game designer. E non si sono quasi visti messaggi negativi, un mezzo miracolo per un evento celebrato sulla rete, dove i veleni arrivano continuamente, a prescindere dalla gravità di quello che succede. La morte di Davis è stata accolta con enorme rispetto, dimostrazione di quanto ben volere ci fosse nei suoi confronti. Per un attimo le grida indignate, gli insulti gratuiti e il veleno sono spariti dalla rete, senza che nessuno abbia orchestrato nulla: era una conseguenza di anni passati a vivere la propria presenza in rete e il rapporto con i fan con sincerità, senza provare a diluire la propria personalità per piacere di più al prossimo.

Non è facile capire se la rete abbia danneggiato la nostra capacità di essere empatici, o abbia dimostrato quanto poco lo fossimo già da prima, ma basta uno sguardo ai commenti di un qualsiasi video su YouTube per rendersi conto che la voglia di attaccare il prossimo sembra la benzina che muove il network più grande della storia dell’umanità, come dimostrato dall’esperienza di un altro gigante del settore, Adam Sessler, che ha deciso di smettere scrivere e parlare di videogiochi, demoralizzato dalla violenza dei commenti al suo lavoro sulla rete (ci sono state minacce personali sia verso di lui che alla sua famiglia, tutto per una recensione negativa, e non è un caso isolato).

Ma Giant Bomb, nel mettere in primo piano le personalità di chi crea il sito, e i suoi lettori, è una grande vittoria dell’empatia; e un anno dopo, Ryan Davis resta un ricordo di quanto questo sia importante. Ad un anno di distanza il sito si è ripreso dalla perdita di uno dei suoi pilastri. Il sito continua a crescere e ad espandersi, con l’apertura di un ufficio nella costa est degli USA, a New York. La copertura dell’E3 è stata anche quest’anno eccellente, come ogni anno. L’equilibrio dei video e dei podcast è cambiato dopo la perdita di Davis, ma la qualità dei contenuti non accenna a diminuire. E se per tutti coloro che hanno sentito la voce di Taswell per quasi ogni giorno, per anni, la ferita è ancora aperta, l’archivio del sito e le centinaia di tributi dei fan sono un costante ricordo che la rete e l’empatia non devono essere incompatibili.

 Cover Image Credit:  Olly Moss

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Emilio Bellu

Scrittore, cineasta, giornalista, fotografo, musicista e organizzatore di cose. In pratica è come Prince, solo leggermente più alto e sardo. Al momento è di base a Praga, Repubblica Ceca, tra le altre cose perché gli piace l'Europa.

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