Nel corso degli ultimi anni pubblicazioni o libri del calibro di Retro Gamer Magazine o Atari Inc. hanno tentato di raccontare in maniera approfondita la storia del videogioco occidentale. Tuttavia, a causa della barriera linguistica e di un certo isolamento culturale, le origini del settore in Giappone, se si eccettuano le opere di pix’n love dedicate all’industria nipponica, la maggior parte delle quali però disponibili solo in francese, rimangono ancora poco documentate.

Nella nostra epoca digitale niente sembra comunque impossibile, consentendo, attraverso una campagna kickstarter, anche a un solitario giornalista freelance come John Szczepaniak, già collaboratore di varie testate tra cui spicca l’eccellente sito Hardcoregaming 101, di recarsi in Giappone a intervistare programmatori, game designer, illustratori, musicisti attivi soprattutto in quel periodo straordinario del videogioco che sono stati gli anni ottanta e novanta. Il risultato è il primo volume di The Untold History of Japanese Game Developers.

Un’operazione inedita, tutt’altro di semplice esecuzione a causa sia di problemi legati alla lingua che all’oggettiva difficoltà di rintracciare individui di cui si erano ormai da anni perse le tracce. Inoltre, essendo la società giapponese mediamente più riservata di quella occidentale, spesso nelle conversazioni si percepisce una comprensibile ritrosia nel parlare di eventi connessi a passati lavori o a multinazionali ancora esistenti.

untold history of japanese video game developers

Panorama Toh, il primo rpg di Falcom (1983)

In ogni caso il libro si rivela preziosa fonte di informazioni innanzitutto sugli Home Computer nipponici, piattaforme virtualmente sconosciute in occidente sulle quali tuttavia hanno esordito diverse personalità del videogioco, creando, nonostante forti limitazioni tecnologiche ed economiche, titoli dalle caratteristiche innovative o socialmente rilevanti.

Un periodo di impressionante creatività, quindi, dove anche piccole software house avevano la possibilità di realizzare titoli sperimentali come Nostromo, il quale secondo John Szczepaniak è il primo stealth game, o di essere addirittura oggetto di discussioni parlamentari con luridi eroge nei quali l’obiettivo era rincorrere e violentare una donna.

Interessanti aneddoti documentano inoltre gli artigianali tool di sviluppo ed editori grafici che i programmatori erano obbligati a compilare da soli in assembler o al massimo in Basic per macchine non originariamente pensate per la creazione di videogiochi.

Tale affascinante mondo degli HC rischia però di scomparire a causa del ridotto quantitativo di copie ancora esistenti di alcuni titoli e della precarietà dei formati, tipicamente floppy disk o cassette, sui quali erano stati originariamente pubblicati. Per questo nel libro troviamo l’intervista al curatore della Game Preservation Society, associazione dedita a catalogare e a preservare, sia nel formato originario che tramite la creazione di un copia digitale, tutti i videogiochi giapponesi usciti nel ventennio 70-90.

John Szczepaniak con Yoshihiro Kishimoto (Namco)
John Szczepaniak con Yoshihiro Kishimoto (Namco)

Ampio spazio nel libro trovano pure i giochi doujin e le visual novels, entrambi fenomeni ancora poco conosciuti in occidente nonostante negli ultimi tempi il numero di titoli localizzati sia in crescita. Preziosa in questo senso è la lunga conversazione con ZUN, creatore di Touhou, franchise indie di incredibile successo in Giappone, mentre l’intervista a Ryukishi07 ci introduce alle tecniche narrative della serie Higurashi, una delle pietre miliari dell’avventura testuale contemporanea, conosciuta da noi soprattutto per l’omonimo anime.

Ma quasi sicuramente la discussione più importante dal punto di vista storico è quella con Yoshiro Kimura, uno dei membri originali di Love-de-lic, leggendaria software house autrice di alcune delle opere più eccentriche del videogioco tutto.

Chi viceversa cerca materiale inedito riguardo produzioni già celebri in occidente sarà certamente felice delle nuove informazioni sullo sviluppo e sulla localizzazione di Suikoiden contenute nella parte del libro dedicate al rpg Konami.

Tutto perfetto quindi? Forse no. Anche considerata la straordinaria unicità di The Untold History of Japanese Game Developers, alcune interviste , brevi ed essenzialmente prive di informazioni rivelanti, appaiono essere solamente riempitivi in attesa dei volumi successivi.

Nel complesso però il libro, adesso disponibile pure su Amazon.it, rimane assolutamente fondamentale per chiunque sia minimamente interessato alla storia e alla cultura del videogioco.

Altrettanto imperdibile è il DVD di quattro ore, acquistabile direttamente dal sito di Hardcore Gaming 101, che John Szczepaniak ha registrato durante il suo viaggio in Giappone, e contenente tra le altre cose riprese di videogiochi rarissimi o mai distribuiti.



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Alberto Li Vigni

Appassionato di videogiochi da oltre 20 anni, ha scritto nel settore per alternative-reality e multiplayer. E' attualmente uno degli editors di unseen64, un sito dedicato alla conservazione di beta e di titoli mai rilasciati.

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