Quando si posa per la prima volta lo sguardo su una novità editoriale viene naturale lasciarsi guidare dai nomi coinvolti per formulare un giudizio preventivo, un peccato da cui in fondo nessuno è davvero esente. Nel caso di Highway to Hell però l’operazione si è rivelata molto più complicata del previsto. Già, perché il primo nome in cui ci si imbatte cercando informazioni è quello di Davide Dileo, che probabilmente in questa forma vi dirà poco, ma è meglio noto al pubblico come Boosta, tastierista dei Subsonica. Anche se in generale il contatto tra fumetto e personalità che gli sono estranee non è di per sé un male – mi viene in mente ad esempio Gerard Way, il cantante dei My Chemical Romance autore di The Umbrella Academy  e di alcune pregevoli storie di Spider-Man – nel passato recente del fumetto italiano ci sono diversi esempi che spingono a rinchiudere l’ottimismo in un armadio. E se state pensando a celebri rocker o grezzi chef siete sulla strada giusta.

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Affianco a quello di Boosta però nella lista di autori collegati al progetto di Highway to Hell compaiono parecchi altri nomi di talenti che hanno contribuito negli ultimi anni a far crescere il fumetto italiano tra i nostri confini costruendosi una credibilità spesa poi all’estero presso i più famosi editori di comics di oltre oceano. Il cuore produttivo di Highway to Hell si chiama Italian Job Studio, collettivo che raccoglie tra le sue fila Giuseppe Camuncoli, Stefano Caselli, Diego Malara, Riccardo Burchielli e Francesco Mattina, con questi ultimi due impegnati direttamente nella realizzazione grafica dell’albo: Burchielli (John Doe, Garrett, Dylan Dog e DMZ, l’apprezzata serie Vertigo creata insieme a  Brian Wood) alle matite e Mattina (copertinista per Marvel e DC) ai colori.

Sul piatto però spicca anche un altro nome di peso, quello della Panini. L’editrice modenese non è nuova alla produzione in proprio di fumetti, ma a dispetto della sua imponente dimensione internazionale gli esempi in questo senso nel nostro paese sono piuttosto pochi, con il solo Rat-Man di Ortolani a spiccare per qualità e longevità. Highway to Hell rappresenta dunque un possibile spartiacque, un prodotto che dimostra la volontà di confrontarsi con etichette importanti come la già citata Vertigo o la Image proponendo forme e contenuti di pari livello. Non per caso dunque il racconto di Boosta utilizzato come spunto narrativo è stato consegnato a Victor Gischler per la traduzione in sceneggiatura, un nome già noto in USA sia nella letteratura horror che nel mondo del fumetto per i suoi testi di Deadpool e X-Men.
Una garanzia sulla carta che in realtà si rivela l’elemento più zoppicante dell’insieme.

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Il soggetto di Dileo è un tipico esempio di poliziesco con venature horrorifiche, un’indagine su un serial killer che affonda le sue radici nel cuore dell’America, lungo la Route 5 che collegs Massachusetts e Maine. Vista la vicinanza temporale il paragone con True Detective sorge spontaneo, ma la di là della vicinanza temporale che rende più che improbabile la possibilità che la serie HBO si possa considerare una fonte di ispirazione, sotto la superficie le differenze non sono poche. Certo l’ambientazione è molto simile, con i paesaggi dell’America rurale costellati di fienili e diner, volti ostili e barbe lunghe, berretti e smanicati, ma al Massachussets manca quell’aria da torbida follia della Lousiana. L’elemento di inquietudine destinato a sfociare nel horror viene però introdotto dall’oggetto dell’indagine dalla coppia di detective protagonista, una scia di omicidi collegati dalla brutalità della loro esecuzione che si muove lungo una poco trafficata statale che attraversa la provincia.

La nota di originalità che rimescola le carte di un setting che pesca a piene mani tra gli elementi più tipici del genere è la coppia di detective interculturale composta dal preciso e formale Jayesh Mirchandani, che con la lunga barba nera e il turbante in testa non nasconde di certo le sue origini indiane, e il rozzo Isaac Brew, trasandato, alcolizzato e molto più simile ai bifolchi di campagna di quanto gli piacerebbe ammettere. La scheggia di originalità rappresentata dall’inusuale accostamento ravviva il racconto e stuzzica la curiosità mentre si procedete tra le tappe obbligate di ogni in indagine di questo tipo fino alle pagine finali in cui la vicenda affronta con decisione sicurezza la svolta che la sgancia da suoi modelli e la condurrà verso il suo sviluppo nei prossmi tre numeri della miniserie.

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Se l’intreccio orchestrato da Dileo può dirsi insomma una piacevole sorpresa che culla il lettore conducendolo per mano tra luoghi noti e familiari, per quanto spaventosi, per amplificare la sorpresa dell’orrore che tiene in serbo, mescolando topoi di genere e elementi originali, lo stesso non si può dire del comparto grafico e della sceneggiatura, per motivi diametralmente opposti. Sulle matite di Burchielli c’erano pochi dubbi, il suo stile solido già apprezzato su DMZ si mantiene anche in questa occasione su alti standard qualitativi, con una scansione della tavola che scandisce a dovere il ritmo del racconto, mentre i colori di Saponti e Mattina – che si alternano tra presente e flashback pittorici – si prendono sulle spalle l’atmosfera, conducendola passo passo verso toni via via più oscuri e disturbanti. Come anticipato, l’ingranaggio che ogni tanto gira a vuoto è invece quello della sceneggiatura, colpevole di mancare il bersaglio soprattutto nei dialoghi tagliati con l’accetta che conferiscono a tutti i personaggi un tono spaccone e ne limitano la caratterizzazione psicologica. Ingenuità queste decisamente inattese visto il grosso nome coinvolto.

Sorvolando su qualche scambio di battute eccessivamente forzato, Highway to Hell si lascia leggere con estremo piacere e riesce nell’intento di costruire un senso di attesa per l’evolversi della vicenda, svolgendo insomma a dovere il compito che ci si aspetta dal primo numero di una nuova serie. Quel che è più importante, Highway to Hell è un buon segnale per il fumetto italiano, un piccolo azzardo compiuto da una grande azienda che si lancia in una produzione di buona qualità contenutistica e ottima fattura, ma soprattutto perfettamente a suo agio nel panorama fumettistico contemporaneo. Il lavoro del Italian Job Studio viaggia sui binari dello spirito del tempo, trova un suo spazio nell’immaginario collettivo del lettore moderno che si ciba di fumetti, romanzi, cinema e serie tv e si presenta un linguaggio (anche visuale) dai toni maturi, a volte anche più scurrile del necessario. Un prodotto fresco che potrebbe tranquillamente trovare il suo spazio sugli stand dei comic store d’oltre oceano senza sfigurare al fianco delle produzioni Image. Il suo miglior pregio ad ogni modo potrebbe essere quello di aver rappresentato un punto di partenza per una nuova via al fumetto italiano che provi ad affiancare ai suoi modelli più tradizionali – in alcuni casi ancora moderni e apprezzati anche a livello internazionali, in troppi altri ormai autoreferenziali – una produzione più contemporanea, fresca, dinamica e appetibile anche al di fuori dei nostri confini.

 

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SCHEDA TECNICA
Titolo: Highway to Hell
Autori: Victor Gischler (testi), Riccardo Burchielli (matite), Luca Saponti  Francesco Mattina (colori)
Editore: Panini Comics
Pagine: 48
Prezzo:  3€



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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