Vi avevamo già segnalato The Goblin Emperor di Katherine Addison come uno dei romanzi fantasy più importanti dell’anno letterario appena trascorso. Ai Nebula, il giovane imperatore ha dovuto capitolare di fronte al magnifico e inquietante Annientamento di Jeff VanderMeer (se non avete letto la nostra segnalazione dell’epoca, ripassate dal via e fate un giro in libreria alla ricerca dell’edizione Einaudi), ma ha trionfato come miglior romanzo fantasy dell’anno ai Locus Award, è fresco di nomina ai World Fantasy Awards e rimane ancora aperta la partita degli Hugo.

Un gran bel traguardo per un romanzo che per intreccio è davvero lontano dai filoni e dagli autori high fantasy più popolari, che stanno pian piano riportando il fantastico sugli scaffali più visibili delle librerie. Sarah Monette è una navigata scrittrice ma può contare su una base di vendita così sparuta da decidere di presentare la sua opera sotto lo pseudonimo di Katherine Addison: un volume sotto le quattrocento pagine, autoconclusivo, così lontano dal grande canone classico (zona Tolkien, per intendersi) da essere inconsueto sul mercato statunitense, dominato da eroi coraggiosi che si aggirano in mondi in cui è tutto bianco e nero, buono o cattivo, cappa e spada.

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Il divario più netto però è con un altro filone in ascesa, quello del grimdark. Un’etichetta così recente che la Addison stessa ammette candidamente di non averla scoperta che dopo la pubblicazione dell’ultimo lavoro: “Negli ultimi anni ho affrontato vari problemi di salute e non ho badato molto a quello che succedeva in Rete”, dice in una lunga intervista alle BookSmugglers. Proprio su internet è andato concretizzandosi per dicotomia con tutto il resto questo termine, grimdark, sotto cui si raggruppano numerosi autori accomunati dall’alto livello di brutalità, sessualità e moralità machiavelliana delle loro opere. Difficile distinguere con precisione la feroce, ironica critica letteraria a una visione superficiale del genere perpetuata negli Stati Uniti (cfr. Richard K. Morgan, A Land Fit for Heroes) da chi ama un tocco più gore nelle sue opere, fino ad arrivare ad eccessi che sembrano vuota pornografia dell’orrore.
Sta di fatto che The Goblin Emperor ha cominciato a far parlare di sé quando alcuni lo hanno salutato come una risposta a questa corrente violenta. Niente di più falso, come puntualizzato dall’autrice, che ribadisce di amare l’estetica noir e le atmosfere più cupe e decadenti del fantastico.

Quasi per caso la scrittrice stessa ha dato la recensione più calzante del suo libro: “Il contesto di The Goblin Emperor è abbastanza grimdark: il protagonista è oppresso e indifeso, l’impero è disfunzionale, se non distopico, senza dimenticare che l’intera storia comincia con un disastro alla Hindenburg che getta l’intero sistema di governo nel caos. Non so precisamente per quale motivo la trama abbia virato in una direzione così chiaramente non grimdark, tranne che per il fatto che il mio protagonista, Maia Drazhar, si è rifiutato, risolutamente, di essere un antieroe”.
Indubbiamente è la presenza dell’assoluto protagonista Maia a dare al romanzo un carattere così peculiare, a far sbocciare da una serie di tratti ricorrenti del genere un libro peculiare e fresco. Maia è figlio dell’attuale imperatore delle Terre Elfiche, frutto del matrimonio politico e infelice con una principessa proveniente dal vicino regno dei goblin, un ibrido mezzo sangue allontanato dalla corte appena possibile e lasciato per anni in balia di uno zio crudele. Una notte però un evento spaventoso sconvolge la lunga adolescenza incolore del protagonista. Maia viene portato di tutta fretta nella capitale e incoronato imperatore. Da indifeso e irrilevante Maia si ritrova per le mani un impero e una corte sfarzosa ma piena d’insidie, che trabocca di nobiltà e complotti.

‘In our inmost and secret heart, which you ask us to bare to you, we wish to banish them as we were banished, to a cold and lonely house, in the charge of a man who hated us. And we wish them trapped there as we were trapped.’
You consider that unjust, Serenity?’
‘We consider it cruel,’ Maia said. ‘And we do not think that cruelty is ever just.’

Non è che Maia non sperimenti il piacere di sfruttare il suo potere indiscriminato né senta il desiderio di vendicarsi dei passati abusi, ma a vincere è la sua volontà di essere un sovrano e una persona giusta. La Addison ha la rara capacità di rendere un buono ammaliante, di portare il lettore a tifare per lui e a seguirlo nei suoi primi, difficili mesi di regno, senza mai negargli cadute e difficoltà di un giovane adolescente che, dopo aver sofferto la solitudine ai confini del mondo, ne sperimenta una nuova e più dolorosa: quella dell’uomo al comando. Una solitudine malinconica, aggravata dal suo desiderio mai esaudito di formare un qualsiasi legame amicale e dalla sua ignoranza nelle faccende imperiali, rendendolo bersaglio di quotidiane manipolazioni e giochi di potere.

Maia eredita un regno economicamente florido, ma politicamente machiavellico, percorso da odi razzisti e classisti: pagina dopo pagina, decisione dopo decisione, comincia a mettervi ordine e a renderlo un luogo più giusto, tanto che The Goblin Emperor potrebbe essere la genesi di un’utopia, ricostruita dalle macerie della consuetudine corrotta e distopica. Non ci viene concesso di sapere come andrà a finire, perché il libro si conclude quando Maia riesce a dare una prima, importante scossa al regno millenario degli elfi. Da questa discontinua raccolta di aneddoti del giovane regnante dal tono a tratti epico, a tratti più ponderato e saggio, al lettore pare quasi di sentire rievocare il racconto di un grande regno, forse concluso, forse rimpianto, ma sicuramente passato alla storia.

The Goblin Emperor al momento non è disponibile in lingua italiana ed è un vero peccato: è una piacevole lettura che, pur mantenendo tutti gli stereotipi dello high fantasy, li usa con perizia e abilità, ricavandone una storia dal forte carattere. Per una volta ci si trova a rimpiangere la mancanza di una trilogia, anche se Sarah Monette non ha escluso di tornare a scrivere del medesimo mondo.
Con i suoi intrighi di palazzo e i suoi lunghi excursus sulla storia e sull’economia del regno, non è certo una lettura indicata a chi cerca l’avventura e l’azione, sia chiaro. La gentilezza, la pacatezza con cui il peggio accade e viene superato potrebbe però essere un’ottima pausa anche per il lettore di fantasy più accanito, magari tra un grimdark e l’altro. Curiosamente non si è deciso di puntare al comparto redditizio dello young adult: peccato davvero, perché The Goblin Emperor è un fantastico racconto per ragazzi, risultando comunque una piacevole lettura per adulti. Sarebbe il titolo ideale per un pubblico adolescente affamato di storie fantastiche, ma spesso a digiuno d’intrecci di una certa raffinatezza.

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