Produzione travagliata (Edgar Wright doveva essere il regista ma alla fine ha scritto “solo” la sceneggiatura), eroe non particolarmente celebre presso il grande pubblico, uscita a pochi mesi dall’ipertrofico secondo capitolo degli Avengers (amabilmente presi in giro in più di una occasione), forte di di un incasso miliardario…Ant Man, tra tutte le produzioni superoistiche recenti, non partiva certo coi favori del pronostico. Detto questo, mai sottovalutare Marvel. E infatti…

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Ant Man, per progressione narrativa, generi cinematografici citati, qualità del cast, autoironia e capacità di coinvolgere il pubblico in un’atmosfera caciarona e “cazzara” sta ai film mono-eroistici Marvel come I Guardiani della Galassia agli Avengers. E’ il più divertente e spensierato tra tutti i film della casa di produzione e forse l’unico che davvero può fregiarsi dell’appellativo “per famiglie”.

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Lo script, eccentrico e autarchico, quasi soprendente per leggerezza e ritmo, riesce a introdurre velocemente il personaggio e a raccontarne origine e sviluppi, partendo da zero. Ciò nonostante, bastano una manciata di minuti e un paio oculate citazioni, per ritrovarlo perfettamente inserito nella continuity e in un universo narrativo diventato oramai densissimo.

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Edgar Wright & Joe Cornish si divertono a prendere in giro il mondo dei supereroi e a citare i classici del cinema “da rapina” come Ocean’s Eleven , mescolando il tutto in un calderone in cui finiscono anche gag squisatamente comiche, slapstick e un pizzico di romanticismo familiare che per una volta non stona. La grossa novità, per un film Marvel, è che Ant Man non è incentrato solo sull’ “eroe” ma deve la sua indubbia riuscita anche al fine lavoro di cesello svolto sui personaggi di contorno.

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In questo senso aiuta molto il cast, assolutamente perfetto, decisamente uno dei migliori team mai assemblati in casa Marvel. A giganteggiare è Michael Douglas, presenza senior molto incisiva e carimastica: il suo Henry “Hank” Pym è un caparbio e ironico maestro, che insegna il funzionamento della strabiliante tecnologia da lui concepita ad un valido Paul Rudd, che con la sua faccia da schiaffi e da uomo medio, risulta perfetto per la parte dell’eroe “per caso”. Brilla, per una volta, anche un personaggio femminile, di solito trascurato in casa Marvel (con l’eccezione di Vedova Nera, ovviamente), interpretato da una Evangeline Lilly in forma supersmagliante e piacciono sia il villain che le seconde linee (la sfigatissima squadra di “supporto” all’eroe).

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Clamoroso l’aspetto tecnico:nonostante oramai l’occhio del pubblico si sia abituato a tutto, il mondo in miniatura di Ant Man, con i suoi paradossi (scenari comuni trasformati in campi di battaglia) e le sue stravaganze (una smaccata citazione dell’ ”oltre l’infinito” di 2001), riesce lo stesso a stupire , meravigliare e divertire.

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Dotato di una robusta dose di autoironia, scanzonato e semiserio, Ant Man rappresenta un piacevole diversivo, uno stacco netto rispetto ai canoni classici dell’epica Marvelliana. Che sia il primo passo verso una nuova trilogia o un film stand alone utile per unire ancora più saldamente le diverse anime dell’universo (in espansione) superoistico , è una scommessa vinta.

Ah, restate in sala fino alla fine (ma proprio fine-fine), mi raccomando.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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