Chi è Nicolas de Crécy? Credo che questa debba essere la prima domanda a cui rispondere prima di avvicinarsi alla lettura de Il celestiale Bibendum, edito in un unico volume in Italia dalla torinese Eris edizioni.

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Nato a Lione nel 1966, nel 1987 è uno dei primi diplomati della école de Bande dessinée des Beaux-Arts d’Angoulême e comincia a lavorare per la Disney di Montreuil. Collabora con lo sceneggiatore Alexios Tjoyas alla realizzazione di Foligatto, sua opera prima edita dalla Les Humanoïdes Associés, la casa editrice fondanta da Jean ‘Mœbius’ Giraud, Jean-Pierre Dionnet e Philippe Druillet. Tra il 1994 ed il 2009 curerà l’uscita di una lunga serie di volumi, attraverso i quali sperimenta numerosi generi e tecniche d’illustrazioni differenti. Tra le numerose pubblicazioni ricordiamo la serie de Léon la came, realizzata in collaborazione con l’amico e compagno di studi Sylvain Chomet. I due creeranno anche un cortometraggio animato, La vieille dame et les pigeons, che potete vedere integralmente su YouTube. Il rapporto si chiuderà bruscamente con l’uscita di Les Triplettes de Belleville (in Italia: Appuntamento a Belleville): de Crécy accuserà Chomet di aver plagiato artisticamente proprio Il celestiale Bibendum – una comparazione tra fotogrammi ed illustrazioni è disponibile su questo sito; altri autori hanno condiviso il disappunto dell’illustratore lionese e dimostrato la loro solidarietà in una lettera aperta.

Nel corpus bibliografico dell’autore, la realizzazione dell’opera si sviluppa in tre momenti precisi: originariamente questa era infatti suddivisa in tre volumi, usciti tra l’ottobre del 1994 ed il gennaio del 2002. Come già anticipato, si tratta di un periodo nel corso del quale de Crécy sperimenta numerose tecniche d’illustrazione e narrazione. I riverberi di questi esperimenti ricorrono nei tre segmenti con esiti differenti e talvolta discordanti; tali incongruenze sono certamente esaltate dalla possibilità di leggere l’opera senza interruzioni, ma sono imputabili anche a veri e propri cambi di direzione dell’autore. Sintetizzare la trama del volume diviene quindi un’impresa ardua, soprattutto se non si vuole svelare un numero eccessivo di colpi di scena: nella città di New York-sur-Loire, chimerica ed iperbolica unione tra la Grande Mela e le metropoli francesi, ogni secolo si svolge la cerimonia di assegnazione del ‘premio Nobel per la Pace’. Questo premio, che concede notevole popolarità e controllo delle masse di cittadini che accorrono ad assistere all’evento, è conteso tra numerose fazioni: la foca Diego, un pinnipede appena arrivato in città, è scelto dai professori della classe pedagogica per essere il loro rappresentante e vincere l’ambito titolo. A mettere i bastoni tra le ruote di questi fantomatici esperti, guidati dal perfido Presidente, interverranno il demonio in persona, Belzebù, e forse gli unici personaggi positivi dell’intera opera, i cani. Il tutto è narrato, non senza rocambolesche avventure e paradossi temporali, dal professor Lombax, pedagogo pentitosi e ravvedutosi nel corso della vicenda.

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La vicenda, pur sviluppandosi per circa duecento pagine e con fitti dialoghi e didascalie, resta volutamente arzigogolata ed ermetica: difficile presentarne un’interpretazione univoca e certa poiché Nicolas de Crécy si dimostra propenso a riproporre una sfida alla narrazione sequenziale che ha caratterizzato una certa parte del fumetto francese. Il crescendo di assurdità e stranezze è esaltato da illustrazioni finemente dettagliate e ricchissime di elementi – con un plauso ai panorami cittadini e all’incredibile corpo del Presidente – con un’evidente miglioramento tecnico nel passaggio dal primo al terzo volume. Il percorso di crescita creativa dell’autore è evidente ed il terzo segmento narrativo è certamente il più interessante. Questo offre spunti di riflessione sul rapporto uomo-natura e sul ruolo della creazione del simbolo come sublimazione (e virtualizzazione) di caratteri fisici: uno spunto forse non originale, ma certamente interessante e che offre all’autore la possibilità di sviluppare efficacemente la propria interpretazione di Belzebù. Esuberante, malvagio ed al contempo raffinato, il Lucifero di de Crécy è un personaggio adorabile, esaltato da un’ironica raffigurazione come enfant terrible, e che potrebbe valere da solo la lettura del volume.

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Il difficoltoso approccio narrativo potrebbe far storcere il naso a molti lettori italiani, decisamente poco usi a confrontarsi con uno stile simile e che dovrebbero considerare l’ipotesi di dedicare più di una lettura a Il celestiale Bibendum: a meno che non siate profondi ammiratori delle opere dei fondatori de Les Humanoïdes Associés e dei maggiori esponenti del fumetto di genere francese, il consiglio è di sfogliare alcune pagine dell’opera e riflettere attentamente prima di effettuare l’acquisto. Ineccepibile la traduzione dell’opera e l’edizione curata dalla Eris, praticamente un’unione dei due volumi che compongono l’edition Intégrale pubblicata nel gennaio 2015 in Francia.

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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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