Sesto appuntamento con la rubrica #SoLongItaly, dedicata ai giovani italiani che si sono trasferiti all’estero, questa volta tocca a Cento Lodigiani, visual designer a NY.

Chi sei, quanti anni hai, da dove vieni, cosa fai nella vita?

Ciao sono Vincenzo, ho 32 anni.
Sono nato e cresciuto nella campagna piacentina, ho studiato a Milano dove sono rimasto per diversi anni a vivere e lavorare, prima di  trasferirmi a NY. Faccio il visual designer, principalmente mi occupo di animazione e motion graphics.

Attualmente dove ti trovi e da quanto hai lasciato l’Italia?

Vivo a New York da quattro anni. 

Cosa ti ha spinto ad abbandonare l’Italia? (leggi: cosa manca nel nostro Paese che invece hai trovato dove ti trovi ora?)

Il motivo che mi ha spinto a trasferirmi a NY non e’ necessariamente relativo alla mancanza di qualcosa nel paese da cui provengo, quanto casomai il desiderio di  riempire e variegate il mio bagaglio di esperienza, professionale e non.Cio’ detto NY e’ un grandissimo bacino e collettore di artisti, designer e talentuosi in generale, ed offre tante opportunità’ di lavorare ad alto livello in ogni settore della comunicazione. Credo sia sbagliato sostenere che l’Italia non abbia nulla da offrire in tal senso , ma di certo il confronto con NY risulta duro.

Qual è la maggiore differenza che hai riscontrato, in ambito professionale, tra il modo di lavorare nel Paese in cui ti trovi e l’Italia?

Tendo a non generalizzare e devo dire che ogni esperienza che ho avuto in ambito lavorativo, in Italia e all’estero, e’ stata diversa, nel bene e nel male.  Cio’ detto una tendenza generale rivolta alla meritocrazia e all’accettazione/ apertura nei confronti della novita’ sono caratteristiche innegabili nel panorama americano, il chè pone basi molto favorevoli per chiunque voglia intraprendere e lavorare quì.

E la differenza “non professionale” (vale tutto: clima, cibo, abitudini, atteggiamento delle persone)?

Risponderò in modo conciso per evitare di cadere negli stereotipi ( cosa che forse ho già’ fatto nella risposta precedente).
Il clima e’ come a Milano ma forse addirittura un po’ peggio, con un estate ancor più’ calda e afosa e un inverno ancor più’ gelido e nevoso. Primavera e autunno sono meravigliosi. Così’ come per l’italia, si può’ dire che il cibo da solo sia già’ di per se una ragione valida per trasferirsi qui’. Chiedere quali siano le abitudini dei NYorkesi e’ come chiedere quali siano le abitudini degli essere umani. A NY tutte le categorie umane sono presenti e rappresentate, e interagiscono all’ interno dei confini della città, creando un miscuglio affascinante e indecifrabile. Le abitudini sono qualunque abitudine un essere umano possa avere.

Quali sono le maggiori difficoltà “operative” che si riscontrano quando si lascia l’Italia per andare all’estero?

Per quanto riguarda gli USA e’ sicuramente la gestione burocratica dei visti ( oltre alla nostalgia per la propria mamma nel mio caso). La regolamentazione e’ abbastanza complessa e chiaramente studiata per scoraggiare chi non abbia una forte motivazione. Purtroppo c’e’ una serie di step da cui nessuno e’ esente e non esiste strategia se non armarsi di pazienza. E’ bene considerare sempre un’ alta probabilità’ di momenti di incertezza , tempi morti, e qualche soldo speso ( se non altro per consulenze legali). Cio’ detto e’ vero anche che si tratta principalmente di una questione di determinazione, e che chiunque ( o quasi) desideri davvero affrontare le difficoltà burocratiche lo può fare.

C’è qualcosa nel Paese in cui ti trovi che non è come te lo immaginavi prima di viverci?

Come spesso accade nella vita le persone non hanno davvero un’ idea chiara di come sara’ quello che si accingono a fare, prima di farlo. Si ha un’ idea vaga, e la generale sensazione che la cosa ci possa piacere o meno.
L’idea che avevo del vivere a NY prima di trasferirmici era sicuramente diversa da quello che poi si e’ rivelato essere. Mi immaginavo che avrei vissuto al trentacinquesimo piano di un grattacielo, e invece abito al terzo.

Cosa ti spingerebbe a ritornare in Italia?

Soprattutto l’essere vicino alla mia famiglia, ma anche l’opportunità di vivere nel luogo delle mie origini, e circondato dagli italiani, popolo nei confronti del quale nutro un profondo sentimento di amore e appartenenza.

Che consiglio daresti ad una persona più giovane di te che volesse intraprendere la tua stessa professione? 

Impegnati, lavora tanto e con passione, affina la tecnica e il gusto e spingiti oltre il limite. Impara dagli altri e lasciati ispirare, facendo tesoro del saggio e celebre insegnamento di Pablo Picasso rispetto alla differenza fra copiare e rubare. Resta inquieto e continua a sperimentare concedendoti dei momenti per apprezzare e trarre gratificazione dai risultati. Non essere inopportuno ma cerca sempre di fare delle cose strane.

Ultima domanda: consiglia, motivandolo, un film/libro/gioco/disco ai nostri lettori (uno in assoluto, non uno per categoria!)

Film, libri, e opere in generale che meriterebbero di essere visti o letti non si possono contare. Non è sufficiente il tempo a nostra disposizione per assimilare abbastanza.
Non so bene su quali parametri basare la scelta di un film assoluto e imperdibile. Mi viene più semplice consigliare qualcosa che recentemente ha catturato la mia attenzione
e ho apprezzato molto.

Un film svedese che l’anno scorso ha fatto il circuito dei festival e delle sale cinematografiche internazionali: Force Majeure.

E’ un film diretto con grande maestria, che ci pone di fronte a importanti questioni vitali in modo intelligente e brillante. Le dinamiche comportamentali della coppia di protagonisti, e degli altri personaggi sono dinamiche autentiche, che possiamo riconoscere nel nostro vissuto e in cui possiamo facilmente immedesimarci. Il fatto scatenante della vicenda suscita nello spettatore la necessità di chiedersi come si sarebbe comportato in prima persona nella stessa situazione, e una conseguente sensazione di forte disagio e inquietudine nel realizzare di non avere una risposta vera e tranquillizzante dentro di se. Bellissimo film!

Mii piacerebbe anche menzionare anche una serie televisiva, che In America è di certo molto popolare (ma non sono sicuro di quanto lo sia in Italia) e del lavoro anche in senso più ampio e generale del suo creatore.
Louie è il titolo della serie ed è scritta, diretta e interpretata da Louie C.K., nel ruolo di se stesso. Luois C.K. è un talento assoluto. Intelligente, divertentissimo e profondamente esistenziale. In Louie ( ma anche nel resto del suo lavoro) si toglie la maschera ( e la toglie a tutti noi) sbattendoci in faccia tutta la disfunzionalità dell’ essere umano. E lo fa con grande ironia e schiettezza, e un piglio a dir poco politically uncorrect. Da non perdere.

Se hai un portfolio, blog, sito, pagina social, campagna kickstarter che avresti piacere fosse pubblicata, posta il link qui sotto

ll mio sito centolodigiani.com. Il mio tumblr.

Le altre puntate di #SoLongItaly

1-COME DIVENTARE SPACECRAFT ANALYST A DARMSTADT
2-COME DIVENTARE INSEGNANTE DI VIDEOGIOCHI A SINGAPORE
3-COME DIVENTARE UN CREATIVO A LOS ANGELES
4-COME DIVENTARE FOTOGRAFO A MELBOURNE
5-COME DIVENTARE CURIOSO AD AMSTERDAM
6-COME FARE IL VISUAL DESIGNER A NEW YORK
7–COME DIVENTARE IMPRENDITORE A HOLLYWOOD
8-COME ANDARE A FARE IL PROGRAMMATORE ALLA WETA A WELLINGTON
9-COME DIVENTARE MEDIEVISTA A LEEDS
10-COME LAVORARE NEI VIDEOGIOCHI A LONDRA
11-COME DIVENTARE PRODUCT DESIGNER A PALO ALTO
12-COME INSEGNARE CULTURA ITALIANA A NEW YORK
13-COME FARE IL DESIGNER A LOS ANGELES
14-COME DIVENTARE ATTORE A LOCARNO
15-COME FARE IL FILOSOFO A SAN FRANCISCO (E UN PO’ OVUNQUE)



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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