Lo scorso dicembre è apparsa sul Corriere della Sera una classifica con i dieci titoli migliori dell’anno a insindacabile giudizio della redazione. Il problema è che il responso era parecchio sindacabile: titoli scontati, scritti da un gruppo di soli autori uomini, quasi tutti caucasici e già affermati da anni, la cui bibliografia quest’anno non si è certo arricchita di nuove pietre miliari per la letteratura mondiale.

Ho meditato a lungo se fosse il caso di scrivere un commento a quanto successo, esprimendo la mia indignazione per l’assunto che in un anno solare nell’intera produzione sbarcata nelle librerie italiane non ci sia stato un libro scritto da una donna che sia riuscito ad entrare nel radar degli eminenti critici del CorSera, ma il peggio era ancora di là da venire.

Dopo l’inevitabile hashtag dell’indignazione, ecco fioccare le controproposte, la maggioranza delle quali scontata quanto la lista del Corrierone. Pare che l’alternativa a un mondo di top ten popolate da soli uomini sia da ricercarsi in una ristretta cerchia di Autrici Approvate, aka il club di Joan Didion. Le AA sono le sparute esponenti di una rara specie: quella delle scrittrici che hanno ottenuto il nulla osta per essere accostate ai colleghi maschi in quanto scrivono come tali.
La mia non vuole essere una critica alla qualità oggettiva dei nomi proposti, bensì al principio di Puffetta che fa sentire nel giusto quanti ritengono che leggere e recensire un solo nome femminile nel mezzo di un gruppo completamente maschile sia una rappresentazione plausibile, persino paritaria della realtà. Se non ci sono che poche Autrici Approvate non è per la ritrosia della critica ad uscire da una comfort zone delimitata da chiari paletti della critica ufficiale, ma per una presunta mancanza di nomi all’altezza. Insomma, disponibilissimi a leggere autrici, ma solo quelle che riescono a passare la rigida selezione all’ingresso. Il resto è letteratura femminile, termine non proprio elogiativo che raggruppa un’infinita serie di titoli appartenenti a generi, stili e contenuti più disparati, uniti in un blocco monolitico dal comune denominatore del sesso della scrivente e dall’assunto che questo pare generi opere di livello nettamente inferiore, tanto che nessuna può aspirare ad entrare nella famosa classifica del nostro quotidiano nazionale.

Bisogna certo ricordare che qualcuno, dando prova di gran magnanimità, si è anche affannato a provare l’esistenza di una letteratura femminile, ricorrendo a numerosi esempi di AA. Nessuno però si è mai chiesto se esistesse e quali fossero i caratteri della controparte, la letteratura maschile, ed è quello il punto chiave: della letteratura maschile non dobbiamo dimostrare l’esistenza né la qualità, perché è sineddoche della Letteratura, o almeno di quella con la L maiuscola.

Qual è lo scopo di una proposta critica letteraria e di una blogosfera influente che rimane sempre entro i confini di GRA e AA (Grande Romanzo Americano e Autrici Approvate), di cui conosco già le proposte ancora prima di scorrerne gli articoli e le recensioni? Preferirei che mi guidassero alla scoperta di nuove gemme piuttosto che adoperarsi a cementificare lo status quo di una ristretta cerchia di autori e titoli magari anche eccelsi, ma già iperanalizzati.

L’indignazione e la rabbia portano a scrivere bellissime ma effimere invettive, perciò ho aspettato che sbollissero e ho deciso di essere propositiva. Farò io quello che aspetto inutilmente da anni che facciano critica letteraria e gli appassionati più influenti.

Caro Corriere della Sera e cari lettori dalle menti sveglie e affamate di Players, voglio segnalarvi dieci libri di cui non si fa che parlare bene, che hanno vinto premi e attirato l’attenzione di critica e pubblico in tutto il mondo. Dieci titoli che verranno pubblicati in Italia nel 2016 e che noi di Players non vediamo l’ora di leggere, dopo averne tanto sentito parlare (o aver già direttamente toccato con mano). Dieci libri dagli spunti inconsueti, dalle trame intriganti, dallo stile letterario magistrale. Dieci libri che sono abbastanza presuntuosa da ritenere che non saranno nei vostri radar e di cui vorrei davvero tanto sentirvi discutere, prima di stilare la top ten dell’anno prossimo.

FEBBRAIO

Boy, Snow, Bird di Helen Oyeyemi, Einaudi

Nel 2016 daremo nuovamente il benvenuto in Italia a una delle autrici più ricercate e bizzarre emerse nell’ultimo decennio sulla scena inglese. Helen Oyeyemi non è immensamente celebre, ma è un’autrice di culto per una buona cerchia di estimatori agguerriti. Abbiamo la fortuna di conoscerla con il suo ultimo romanzo, quello che, sulla carta, dovrebbe essere il più accessibile: un rifacimento della fiaba di Biancaneve ambientato nel Massachusetts del 1953. Irresistibile più di una bella mela rossa, se sopravviverete al primo morso.

boy snow bird

Io e Mabel (H is for Hawk) di Helen Macdonald, Einaudi

Questo osannato memoir, vincitore del Samuel Johnson Prize, è una scelta ormai scontata, dopo aver nominato anche nella classifica del 2015 e averlo consigliato a più riprese. In breve, perché c’è una recensione che presto calerà in picchiata su queste pagine: Helen Macdonald perde il padre e, nel successivo periodo di lutto, decide di dedicarsi alla falconeria, addestrando un astore con l’aiuto di un manuale scritto dal celebre scrittore inglese T. H. White.

Io e Mabel

Nessuno scompare davvero (Nobody is ever missing) di Catherine Lacey, SUR

Mollare tutto e andare in Nuova Zelanda senza avvisare la propria famiglia. Una fantasia liberatoria per sfogarsi dallo stress quotidiano che Elyria mette in pratica, andandosene da Manhattan senza dire una parola ai congiunti. Immergendosi completamente nella realtà neozelandese, affidandosi all’autostop, dormendo all’aperto e entrando continuamente in contatto con sconosciuti, la protagonista sembra voler equiparare il livello di pericolo esterno con la rabbia invisibile che le monta dentro. Un dolore che cerca disperatamente di esprimere, ma che nessuno sembra davvero capace di percepire. Cosa fareste se nell’ansia di nascondere il dolore finiste per cancellare anche voi stessi? Prima di fare i bagagli, attendete di poter infilare in valigia questo libro.

Nessuno scompare davvero

La donna che scriveva racconti (A Manual for Cleaning Women) di Lucia Berlin, Bollati Boringhieri

Non c’è nulla come la morte per attirare l’attenzione della critica, ma nemmeno la dipartita dell’autrice Lucia Berlin può spiegare l’interesse che ha suscitato questa donna che scriveva racconti (anche se, permettetemi: ma che razza di titolo è?) a un decennio dalla morte di Berlin.
L’istinto ci dice che quello messo insieme dall’editore Farrar, Straus and Giroux deve essere un best of notevolissimo, capace di attirare l’attenzione della critica oltre i circoli letterari che già la consideravano “uno dei segreti meglio custoditi d’America”. Non vediamo l’ora di scoprirlo.

La donna che scriveva racconti

APRILE

Senza pelle (The Wallcreeper) di Nell Zink, minimum fax

Siete degli irriducibili di Jonathan Franzen, il vostro ineguagliato idolo letterario? Bene, sarà difficile snobbare il romanzo d’esordio della sua compagna di birdwatching, che il suddetto ha contribuito a introdurre nel mondo letterario americano alla tenera età di 50 anni. Non che la Zink abbia nel frattempo riposato sugli allori; ha girato il mondo (attualmente soggiorna a Berlino ma per un po’ ha vissuto anche in una comune di artisti in Italia), ha scritto e diretto una fanzine post punk negli anni ’90, ha appunto fatto birdwatching e alla fine, come lei stessa racconta, esasperata dalle continue richieste dell’amico Franzen di scrivere qualcosa, lo ha accontentato buttando giù la prima parte di questo romanzo in soli quattro giorni. La trama in sé – una coppia di americani amanti del birdwatching che si trasferisce in Europa e finisce per darsi all’ecoterrorismo – sembra la versione horror chic della vita dei coniugi Nabokov. Io non lo prendo nemmeno in considerazione, ma d’altronde i fan di Franzen siete voi: vi tocca.

Senza pelle

I pescatori (The Fishermen) di Chigozie Obioma,Bompiani

Il vincitore in carica del prestigioso premio inglese Booker Prize è già stato pubblicato in Italia, ma spesso i nominati che non ce l’hanno fatta si rivelano essere titoli altrettanto interessanti.
I pescatori, frutto della penna di un autore classe 1986, potrebbe tranquillamente essere un GRA, con i suo quartetto di fratelli protagonisti e la sua storia di formazione. Essendo però ambientato in un villaggio nigeriano di nome Akune negli anni ’90, la A sta per Grande Romanzo Africano, con i problemi e le aspirazioni del continente fino a poco tempo fa più bistrattato in libreria e ora tra i filoni letterari più trendy. Prendete nota quindi: Nigeria is the new sexy, anche quando fa da sfondo alle profezie di un vecchio pazzo che rivela al fratello maggiore che uno dei tre consanguinei lo ucciderà.

I pescatori di Chigozie Obioma

SETTEMBRE

L’una e l’altra (How to be both) di Ali Smith, SUR

Nell’anno di definitiva consacrazione della già prolifica e amata scrittrice scozzese, Ali Smith torna in Italia sotto l’egida della neonata collana Big Sur con il suo romanzo più famoso e apprezzato, anch’esso nominato al Booker. Chissà se anche l’edizione italiana godrà della doppia edizione originale: il libro è infatti diviso in due parti con due punti di vista molto differenti, uno di una sedicenne di Cambridge e quello di un pittore italiano rinascimentale. Nell’edizione originale l’ordine delle due parti è casuale, a seconda di quale delle due versioni in commercio si acquista. Pare che anche l’esperienza di lettura sia condizionata da quale spezzone capita in sorte per primo. Speriamo di poter sperimentare anche noi presto questa alternativa.

L’una e l’altra

DA DEFINIRE

Elysium di Jennifer Marie Brissett, Zona42

Non troverete facilmente questa segnalazione altrove, ma i miei particolari campi di specializzazione letteraria dovranno pur influenzare la classifica in qualche modo, giusto? Dopo aver ottenuto una menzione speciale allo scorso Philip K Dick Award arriverà verso fine anno anche da noi Elysium, primo romanzo di una scrittrice dal passato da libraria e dalle spiccate propensioni fantascientifiche, ma non solo. A narrare una storia d’amore e un mondo in rovina è un’intelligenza artificiale che tenta di capire se stessa e i suoi dati, irrimediabilmente corrotti e mai univocamente interpretabili. Un romanzo d’esordio che forse non ha fatto incredibilmente parlare di sé, ma che ha stupito quanti lo hanno scovato, soprattutto per la qualità della sua prosa e per la capacità immaginifica dell’autrice.

Elysium

A little life di Hanya Yanagihara, Sellerio

Anche qui mi ripeto e nel resto del mondo sarei considerata banale e scontata, dato l’enorme successo che ha ottenuto questo libro. Fortunatamente viviamo in Italia, dove un’opera minore di Murakami entra nelle classifiche di fine anno mentre il romanzo più controverso e dibattuto dai circoli letterati anglofoni insieme a Purity di Franzen riceve poco più di un cenno di capo. Complimenti a Sellerio per il coraggio dimostrato nel acquisire i diritti di questo romanzo imponente. Non vediamo l’ora di testarlo e buttarci nella mischia: se ci piacerà o meno è tutto da vedere ma è praticamente il titolo irrinunciabile dell’annata.

A little life

Her smoke rose up forever di James Tiptree Jr., Urania

È da parecchio che Urania Mondadori conferma di avere in animo la ripubblicazione della raccolta dei migliori racconti di quello che è uno dei più magistrali autori di storie brevi dell’ultimo secolo negli Stati Uniti. Che fosse una donna e che scrivesse di fantascienza sono due dettagli secondari: alcuni colleghi si dimostrarono indignati alla sola allusione che potesse essere una femmina perché era semplicemente troppo brava per esserlo e per quanto riguarda la fantascienza beh, mettiamola così: forse non avete abbastanza fegato. Le storie di James Tiptree Jr ti fanno gelare il sangue nelle vene, in meno di un decimo delle pagine di un certo Re del Terrore. Non mi credete? Fate una prova quando e se uscirà questo volume. Io starò qui ad aspettare serenamente, perché so di consigliarvi una raccolta che contiene solo ottime storie e alcuni autentici capolavori. A preoccuparmi è casomai che si combini qualche pasticcio in fase di traduzione e revisione.

Her smoke rose up forever



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3 Comments

  1. E i nomi dei traduttori? Nella tanto vituperata lista del Corriere almeno c’erano.

  2. Nelle recensioni citiamo sempre il nome del traduttore commentanone il lavoro di adattamento. Trattandosi di una lista di lbri non ancora pubblicati però non tutti nomi dei traduttori sono giá disponibili. Li citeremo come abitudine in fase di recensione.

  3. Alcuni tra i libri proposti sembrano intriganti (“Elysium” e “A Little Life” in primis) ma tutto questo astio nei confronti della classifica del “Corriere” (che, se è quella apparsa su “La Lettura” di cui ho ricordo io, rimane ampiamente discutibile) non lo capisco. Come tutte le classifiche/premi, risente delle preferenze di chi le stila/ assegna i voti.
    Poi la cosa del “si leggono solo le AA” si commenta da sé, questione di livello quasi pari all’indignazione emersa con l’hashtag #OscarsSoWhite, come se il sesso dell’autore o il colore della pelle di un attore debbano essere tenuti in considerazione quando si giudica un’opera.

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