Sono tanti i film che restano nel cuore e le ragioni possono essere le più svariate. Una storia toccante, una regia particolarmente ispirata o un personaggio vincente possono sedurci a tal punto da condizionarci l’esistenza, infilandosi nei nostri modi di dire, contaminando le nostre scelte musicali, condizionando il nostro gusto estetico, fino a trasformare un film che abbiamo amato in un vero e proprio tratto distintivo.

big-trouble-in-little-china-DI-02

Quando mi capita di pensare al film con i dialoghi più screanzati e le migliori battute di sempre – quel genere di battute che potresti piazzare ovunque riscuotendo un porco successo – il mio pensiero corre subito e senza esitazioni a Jack Burton e a Grosso Guaio a Chinatown (John Carpenter, 1986), perché se esiste un film che, una volta citato, ha il potere di caderti addosso come una sexy e tamarra giacca di pelle nera, quello è senza dubbio il gioiellino di Carpenter. A dire il vero l’accoppiata Russell/Carpenter, tra gli anni Ottanta e Novanta, ci ha dato più di un’ispirazione consegnandoci una carrellata di guerrieri scanzonati – dal televisivo Elvis, il re del rock (1979) fino al sequel Fuga da Los Angeles (1996) – pronti a tutto pur di non lasciarsi vincere dalle contingenze, da un mondo destinato al collasso e da un’umanità completamente inaffidabile, e tutto con la sola forza di una spregiudicatezza rozza ma efficiente – anche nel terrificante confronto con qualcosa venuto “da un altro mondo”.

big_trouble_in_little_china_02

Che si trattasse di Elvis, di Plissken o di MacReady poco importava, Kurt Russell e John Carpenter avevano messo a punto uno standard eroico unico e irripetibile che, anche a distanza di 30 anni, continua a inorgoglire e fogare i cinefili di ogni dove. E dire che all’uscita nelle sale Grosso Guaio a Chinatown fu un clamoroso flop. Non solo per la sua disorientante eccentricità, poco tollerata anche dallo stravagante pubblico anni Ottanta – il film vanta una matrice western in salsa wuxiapian con tratti da screwball comedy – ma anche a causa del suo impianto fantasy, non molto apprezzato dal target di riferimento del cinema d’azione. Insomma, Grosso Guaio si presentò come qualcosa di composito, ardito, sperimentale, tanto da essere apprezzato solo dalle giovanissime leve cinefile – più inclini alla deriva esotica e inverosimile dei canoni della tradizione – tanto che negli anni a seguire lo consacreranno come il cult movie per eccellenza. Il film di Carpenter, dopotutto, è proprio questo: un film semplice, costruito all’interno di linee narrative classiche, ma potenzialmente e perennemente debordante.

lo_pan.0.0

E’ come aver stipato l’intero mondo di Oz dentro la Cina e poi dentro San Francisco, mettendo in scena uno spazio fisicamente improbabile quanto la borsa di Mary Poppins. Inoltre, nonostante i palesi riferimenti letterari e cinematografici che spaziano da Jules Verne a Tzui Hark, la sceneggiatura del film possiede una forte e inedita (per i tempi) impronta videoludica, con tanto di mission da portare a termine, pozioni power-up e boss da sconfiggere, che garantisce al film un ritmo e un coinvolgimento invidiabili, tanto che l’omonimo videogame verrà prontamente sviluppato per il Commodore 64 e lo Spectrum.

Insomma, se non l’avete ancora visto direi che arrivato il momento e se vi chiederanno se siete pronti, potrete finalmente rispondere: “Sono nato pronto!”.



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, ,
Similar Posts
Latest Posts from Players

1 Comment

  1. Folle e ironico… Gran film (anche se la mia accoppiata Russell/Carpenter preferita è La Cosa)! ;)

    Noemi – http://www.mindcookies.it

Comments are closed.