Luglio, col bene che gli vogliamo, come vedete, è già tornato e ahiahiaahiai, ci ricorda che in soli 6 mesi si è già accumulato un discreto numero di novità letterarie comprate e messe da parte. In attesa delle ferie, di una serata libera da impegni e sonnolenza o in modalità pausa eterna.

Dato che Luglio porterà molti di voi vicino al mare (cit.), in montagna con il puma feroce (cit.) o a schiattare di caldo in città con i vostri vecchi (cit.), è arrivato il momento di darvi qualche consiglio di lettura estivo.

Fare il listone di novità estive però è prevedibile e un po’ banale. D’altronde ve li abbiamo già elencati i titoli imperdibili del 2016 a gennaio, che siamo previdenti. Per questo (e forse perché un po’ ci piace farvi del male) io [Elisa Giudici, NdR] e Cecilia abbiamo deciso di bussare alle porte della vostra coscienza sporca e tentare di sciacquarla sul bagnasciuga ricordandovi i titoli che avete parcheggiato o – peggio! – avete ignorato.

Poi oh, se volete il giallo estivo col detective che si sfonda di alcolici o un fantascienzione con le astronavi, basta entrare in libreria o fare una puntata in edicola. Che sia un Harmony, un romanzo avventuroso di Wilbur Smith o l’ultimo Novella 3000, non chiamatelo nemmeno guilty pleasure: qualsiasi cosa esporrete fieramente in spiaggia, ve la siete meritata. Si chiama potere assolutorio dei 35 gradi all’ombra.

Tumulto – Hans Magnus Enzensberger (Einaudi, trad. Daniela Idra)

Cuba, l’URSS, la Germania divisa della Guerra Fredda. Gli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta. Sono queste le coordinate delle memorie di Hans Magnus Enzensberger, figura simbolo della vita intellettuale tedesca della seconda metà del secolo scorso, che scrive: “Il tumulto non finisce mai. Semplicemente ha luogo da qualche altra parte, a Mogadiscio, Damasco, Lagos o Kiev, ovunque abbiamo la fortuna di non vivere. È solo una questione di prospettiva.”

 Tumulto

Bitch Planet – Kelly Sue DeConnick, Valentine DeLandro (Bao Publishing)

Anche se narrativamente e stilisticamente l’espressione migliore della DeConnick rimane Pretty Deadly, Bitch Planet ha dalla sua il fatto di essere decisamente più accessibile e, di conseguenza, popolare. D’altronde distopia patriarcale incontra donne con cui non si scherza su un campo da calcio fiorentino: i muscoli certo non mancano.

Forse graficamente ha ancora qualche tentennamento, ma dopo il primo volume viene voglia di tornare sul pianeta prigione per donne non conformi alle regole, dove la violenza e la libertà di essere “bitch” convivono fianco a fianco. L’accostamento a Orange Is The New Black è scontato, ma senza strafare sia in campo fantascientifico sia sul lato della social justice da parecchi punti al ben più osannato Saga.

Bitch Planet

L’Attentato – Yasmina Khadra (Sellerio, trad. Marco Bellini)

Riproposto questa primavera da Sellerio con un titolo più vicino all’originale (nel 2005 era stato pubblicato da Mondadori come L’Attentatrice, senza l’approvazione dell’autore), L’Attentato ritrae la vita del chirurgo Amin Jaafari, israeliano di origini beduine, dopo che sua moglie Sihem si fa saltare in aria in un bar. Jaafari è quel che si direbbe «perfettamente integrato nella società israeliana», ma la decisione e la morte della donna che ama e con cui ha diviso la vita per anni lo spingono a riesaminare le parti della propria identità a cui ha rinunciato o che ha dovuto sopprimere per raggiungere il successo convenzionale di un affermato professionista di Tel Aviv. Le distanze e i non detti di un matrimonio che per solo uno dei due coniugi era felice vengono utilizzati per illuminare la difficoltà del restare umani in una situazione che, da decenni, di umano ha ben poco.

L'attentato

Real Mars – Alessandro Vietti (Zona 42)

Mentre Andy Weir scriveva The Martian  – il suo esordio diventato un successo planetario e un film tra i più riusciti dell’ultima produzione di Ridley Scott – uno scrittore italiano andava anche lui su Marte, ma con lo spirito di un altro Weir, Peter, il regista di The Truman Show, classica riflessione cinematografica sull’impatto dei media targata 1998.

La meta è il Pianeta Rosso, il tono è ugualmente divertito e irriverente, le aspirazioni di entrambi ben definite. A dividerli, il mercato editoriale. Negli Stati Uniti è una realtà capace di farti campare con diritti sul tuo primo romanzo e di portati al cinema nel giro di qualche anno, dall’altro lato dell’Oceano si conferma miope di fronte a un titolo che porta la SFF italiana a giocare su campi e livelli talvolta insospettabili. Per fortuna a questa colpevole trascuratezza ha rimediato Zona42 nel marzo di quest’anno. Ma tranquilli, di fantascienza e altre meraviglie italiane torneremo presto a parlare.

Real Mars

Euforia – Lily King (Adelphi, trad. Mariagrazia Gini)

La premessa del romanzo è ispirata dalla vita dell’antropologa Margaret Mead, in particolare  al viaggio che nel 1933 intraprese con il secondo marito Reo Fortune e colui che in seguito sarebbe diventato il terzo, Gregory Bateson, lungo il corso del fiume Sepik, in Nuova Guinea: Lily King ribattezza i tre scienziati con i nomi di Nell Stone, Schuyler «Fen» Fenwick e Andrew Bankson, e usa questa situazione peculiare per imbastire una narrazione coinvolgente a livello sia umano sia intellettuale. L’impatto con altre culture, i primi traguardi (poi molto ridimensionati) dell’antropologia e la rivalità professionale sono la dinamite a cui lo scontro tra personalità agli antipodi darà fuoco.

Euforia

Boy Snow Bird – Helen Oyeyemi (Einaudi, trad. Laura Noulian)

I lettori di Players erano già stati allertati da Cecilia su una delle uscite di literary fiction che in febbraio ha ravvivato il panorama high brow italiano, asfissiato dalla continua incensazione di un ristretto circolo di vecchie glorie. Lontano dall’essere perfetto, nelle sue sbavature questo romanzo di Helen Oyeyemi è un tripudio di accostamenti inaspettati e brillanti.

Peccato che l’attenzione di critica e pubblico fosse distratta dai bis e tris di autori a cui letterariamente la Oyeyemi non ha davvero nulla da invidiare. Boy Snow Bird non va letto per un pedissequo proposito di reading diversely ma perché, contrariamente a tanti titoli che hanno goduto di molta più attenzione, ha davvero parecchie cose interessanti da dire.

Boy Snow Bird

Teste Mozze – Frances Larson (UTET, trad. Luca Fusari)

L’ultima persona a essere ghigliottinata in Francia non è stato qualche nobile settecentesco, bensì un ragazzo di nome Hamida Djandoubi nel 1977. La fascinazione degli esseri umani per le teste mozzate del titolo, tuttavia, dura da molto prima della Rivoluzione Francese e informa anche grandi capolavori: basti pensare al Perseo del Cellini o alla Giuditta di Artemisia Gentileschi. Partendo dalla propria esperienza personale, Frances Larson – che è un’antropologa e lavora presso il Pitt Rivers Museum di Oxford, che ospita le famose shrunken heads – scrive un breve saggio incentrato sulla parte del corpo che più ci distingue dagli altri. Macabro e interessante.

Teste mozze

Himitsu The Top Secret 2 – Reiko Shimizu (Goen, trad. M. Pennacchiotti)

Uno dei migliori titoli del comparto fumetto-tutto approdato quest’anno in Italia rischia di passare inosservato per via di un pregiudizio ormai svanito verso comics e graphic novel, ma che ancora persiste nei riguardi della produzione del Sol Levante.

Strutturato come una detective story a trama orizzontale ma divisa su volumi autoconclusivi, l’opera più matura di Reiko Shimizu non ha davvero nulla da invidiare alle vette più celebrate della serialità televisiva “gialla”. Lo splendido caso di Machi che apre il secondo volume (uno dei migliori dell’intera opera) ne è la prova: leggetelo e scoprirete che non teme confronti con il Black Mirror o il True Detective di turno.

Anzi, passo la parola a chi, neofita del genere, ha già seguito il mio consiglio aka Cecilia:

Per chi, come me, è del tutto inesperto di manga (benché la popolazione italiana nata dopo il 1970 sia cresciuta con una solida dieta di pane, Nutella e anime spesso adattati da manga, quindi siamo tutti inesperti solo fino a un certo punto) e ama il genere mystery/thriller, Himitsu è il punto perfetto da dove cominciare. In questo secondo volume, la purezza del tratto di Reiko Shimizu – la cui capacità di coniugare il macabro con una raffinata sensualità può far pensare a certe opere della Secessione Viennese – incornicia una storia dalle raccapriccianti suggestioni oniriche e raggiunge forse una delle vette grafiche della serie. [C.M.]

Himitsu The Top Secret 2



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