L’Enterprise è giunto molto vicino ai confini dell’Universo, alla frontiera, all’ultimo avamposto della Federazione. Dopo aver ricevuto una richiesta di aiuto, che si rivela essere una trappola ordita dal feroce Krall, un alieno che vuole recuperare un prezioso e potente manufatto, Kirk e i suoi amici si trovano senza nave, distrutta, divisi e feriti su un pianeta sconosciuto. Ma l’unione fa la forza e anche nel più remoto dei sistemi si possono trovare amici inaspettati…

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Star Trek Beyond, molto sorprendentemente, visto che i primi trailer parevano alquanto deludenti, si rivela essere il miglior film nella oramai più che quarantennale storia della saga. Il più divertente, convincente, appassionante e il più fedele allo spirito della serie originale e all’idea che mezzo secolo fa fulminò Gene Roddenberry.

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La prima mezz’ora di Star Trek Beyond lascia senza fiato, per qualità di scrittura (il pensoso monologo di Kirk, sullo scopo delle interminabili missioni dell’Enterprise e sul senso stesso della vita), ritmo (l’esilarante sequenza iniziale) e valori produttivi (l’arrivo sulla gigantesca stazione spaziale). Ma è solo l’inizio, perchè la sceneggiatura di Simon Pegg e Doug Jung prosegue senza sbagliare un colpo e la regia “furios-a” di Justin Lin garantisce l’assenza di tempi morti ed il perfetto equilibro tra azione e umorismo.

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Star Trek Beyond è meno istituzionale e sontuoso del reboot originale firmato J.J. Abrams, più umile, coeso, cazzaro e divertente di Into Darkness e stavolta più o meno tutto funziona a meraviglia. Il cast, oramai super affiatato dà il suo meglio (tutti perfetti, anche se un pensiero non può non andare al povero Anton Yelchin, il suo anglo-russo ci mancherà parecchio) e anche le new entry (il villain Krall e la sorpresa Jaylah) si inseriscono comodamente in un meccanismo oliato alla perfezione. In questo contesto anche le gustose boutade musicali e le inevitabili citazioni del passato appaiono più convincenti, emozionanti e sincere.

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Il lavoro fatto sui personaggi da parte di Pegg e Jung è formidabile. L’escamotage di dividere il gruppo a inizio film, permette finalmente di dare voce e spazio a tutti e non solo alla coppia Kirk/Spock, che pure funziona benissimo (al solito, i due personaggi migliori restano però Scotty e Bones) e le tematiche trattate durante lo sviluppo della trama paiono provenire direttamente dallo script di un episodio ben fatto della serie originale degli anni ’60. Lin conferma di essere forse il miglior regista di action movie sulla piazza, riesce a contenere ogni deriva tamarra (con forse una sola, amabile, eccezione) e confeziona un prodotto di intrattenimento di assoluta qualità, mai pretenzioso e perfetto per celebrare i cinquant’anni di una serie che ha fatto sognare e fantasticare almeno tre generazioni di spettatori. Ed il viaggio continua…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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