Che l’industry dei videogiochi negli ultimi anni sia evoluta cambiata peggiorata parecchio, sotto tutti i punti di vista, è un dato di fatto oggettivo e incontrovertibile (sull’unico forum che frequento (NeoGaf) se ne parla spesso). Ammettiamo che un giocatore ibernato vent’anni fa si risvegliasse oggi, quali sarebbero le novità apportate dal tempo al suo medium preferito?

OGGI

DLC a pagamento (Season pass, etc.etc.): in linea di principio, i DLC potrebbero/dovrebbero essere un’ottima cosa e non sono nemmeno questa grande novità, visto che risalgono all’alba dei tempi (ricordate i data disk di Leaderboard coi nuovi percorsi? io sì). Certo, il fatto che oggi TUTTI i giochi prevedano aggiunte più o meno corpose lascia perplessi, anche perchè poi raramente il ciclo ludico di un gioco dura più di qualche mese, DLC o meno. Molto raramente sono quasi meglio del gioco originale (vedi l’ultimo di The Witcher 3), più spesso rasentano una stiracchiata sufficienza e sono sempre, sempre costosi (e col season pass si paga senza avere la benchè minima garanzia di quello che arriverà nei mesi a venire).

Microtransazioni: nonostante la gente si stracci le vesti ogni volta che vengono implementate in un gioco, sia esso F2P o pagato 60 cocuzze, personamente le ho sempre viste come il male minore, perchè se uno è bravo, riesce ad evitarne l’utilizzo. Un caso che sperimentato personalmente è, ad esempio, Plants Vs. Zombies 2, con cui gioco da anni senza averci mai sborsato mezzo centesimo. In ogni caso la loro pervasività è diventata abbastanza molesta, quindi capisco che questo sistema venga criticato.

Le gran balle raccontate dai game designer: ne avevamo tutti avuto sentore, ma negli ultimi anni i sospetti sono diventati una certezza: i game designer sono dei formidabili cazzari. Quest’anno però è successo l’inaspettato, ovvero il Re dei contapalle, Peter Molyneux, è stato spodestato dal newcomer Sean Murray, cofondatore di Hello Games, le cui dichiarazioni degli anni passati sono state analizzate, smontate ed esposte al pubblico ludibrio su Reddit, dove alcuni fanatici appassionati hanno elencato una a una tutte le promesse non mantenute. Che poi a me No Man’s Sky, per qualche ora, è pure piaciuto. Auguri per il tuo prossimo gioco, Sean.

Always online (e a pagamento): Internet ce l’hanno tutti, no? Per cui perchè preoccuparsi? E insomma, il digital divide è ancora di stretta attualità un po’ ovunque e comunque questo aspetto ha reso i day one di molti giochi un incubo per un sacco di acquirenti.

Giochi a esaurimento (staccati i server, addio): la diretta conseguenza del punto precedente. Per chi, come il sottoscritto, considera l’aspetto esperienziale fondamentale nella fruizione di un gioco, la cosa è inaccettabile. Senza contare che tutti quei ricordi andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia eccetera eccetera.

L’upgrade alle console a metà del loro ciclo vitale: che a mio parere sia una pessima idea l’ho già scritto e lo ripeto. Molti però sono entusiasti., quindi non resta che vedere cosa succedera quando, pare a breve, Neo farà la sua comparsa (di Scorpio si sa già tutto, o quasi). In effetti assieme al fantomastico NX di Nintendo, questo è il vero quesito a cui rispondere nei prossimi mesi: il mercato regge due console entry/top level? La storia dice di no, ma metti il caso…

Giochi incompleti al lancio + patch enormi dal day one: gli esempi si sprecano, ma la via è oramai tracciata. Sicuramente la complessità nella creazione di un gioco oggi è imparagonabile a quella del passato, ma in certi casi si esagera (e a volte, vedi il caso di Street Fighter 5, venduto monco, la community improvvisamente rinsavisce e reagisce, infatti il titolo ha giustamente sottoperformato rispetto alle aspettative).

Videogiochi confezionati senza il gioco: per chi come me è da tempo passato al digital-only non è che cambi molto, ma immagino che comprare una scatola vuota sia leggermente frustrante per i chi ancora ama collezionare videogiochi “completi”. Voglio dire, già le confezioni oggi fanno schifo, se manco mettete il disco… In ogni caso ho ancora le mappe in tessuto che venivano regalate nelle confezioni degli RPG di un tempo e l’audiocassetta di Starglider 2 (che oggi troveresti solo in una collector edition da 99 euro o più).

IN FUTURO

E in futuro? Cos’altro potrebbe esserci proposto dall’industry nei prossimi anni? Ecco qualche proposta per mungere ulteriormente la community: pubblicità in game (che secondo me già c’è solo che sta in titoli che non gioco, tipo gli sportivi); tripla A a episodi (cioè non giochi pensati per una fruizione progressiva ma proprio singoli capitoli da sbloccare a suon di soldi); pay for servers (per avere un minimo di stabilità in più); pay per Stream (ma lo fanno già, vedi la Blizzcon, ora però immaginatevi un E3 a pagamento per chi guarda da casa…); crowdfunding anche per titoli tripla A (anche questo già lo si fa e immagino che se Nintendo chiedesse soldi per un F-Zero NX farebbe più soldi che con Pokemon Go); giochi in solo streaming (per eliminare del tutto la pirateria, ma per ora il digital divide non lo permette, per ora); chiusura di tutte le testate giornalistiche “classiche”, sostituite da Youtubers (tempo 10 anni e sarà così).



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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10 Comments

  1. La questione delle microtransazioni è personalmente una di quelle che mi sta più a cuore. Il punto è che, come diceva Mcluhan “il medium è il messaggio”: se il modello di business di un videogioco si basa sul convincerti a spendere qualche decina di centesimi ogni tanto è inevitabile che anche il gioco nelle sue meccaniche e nel design dei suoi livelli sarà influenzato da questa cosa. Ci sono anche esempi “buoni”, Plant vs Zombi ad esempio, in cui uno tutto sommato può anche farne a meno e il gioco resta apprezzabile, ma in generale trovo che sia una questione abbastanza deplorevole per il game design e troppo spesso sottovalutata

  2. ti sei dimenticato una delle cose peggiori uscite nell’ultimo periodo… le collector’s da xxx euro senza il fottuto gioco dentro! e non parlo che manca il disco fisico, ma proprio il gioco principale, fosse anche una key per il dd. (Battlefield 1 Collector’s per dirne uno)

    1. Beh, questa la faccio rientrare in “Videogiochi confezionati senza il gioco”.

  3. Condivido tutto, punto per punto. E amo il retrogaming, più che prendere il gaming nel retro.

  4. Da negoziante, ti do ragione su tutto, poi però a fine articolo ho letto che compri solo in digitale (anche su console, mi pare di capire) che è il modo migliore per farsi spennare ed è un dare il consenso alle software house a lucrare in maniera vergognosa, eliminando l’usato e impedendoti (a parità di prezzo pagato) di rivendere ciò che hai acquistato o meglio, trasformare i vecchi giochi che non usi più (o che magari no ti sono piaciuti particolarmente) in credito da reimmettere nel sistema per finanziare l’acquisto di nuove uscite.

    Mi sembra molto un controsenso, ripeto hai ragione su tutto e anzi sei stato davvero molto professionale e politically correct, perchè io al tuo posto non ce l’avrei fatta a usare toni così educati e civili, solo mi sembra un po’ una contraddizione acquistare in digitale su console (su PC no, è un altro discorso, ma su console il digitale è una truffa).

    1. Ma sai, non comprando da tempo più nulla al Day One (salvo rarissime eccezioni), basta aspettare qualche mese (o settimana) per veder raggiungere prezzi “accettabili”. Un tema interessante, che meriterebbe un editoriale a parte, è quello relativo alla richiesta di rimborsi dopo X ore di gioco, opzione con No Man’s Sky ha fatto parecchio discutere.

      1. Anche io al D1 compro poco, ma per il semplice fatto che i giochi oggi fanno abbastanza schifo, mediamente, e non valgono minimamente il prezzo pieno. Ovvio, con Nintendo faccio un’eccezione, e in generale con i titoli che meritano veramente (Bayonetta, Yakuza, Persona, Bravely Default ecc), quelli li compro al D1 volutamente a prezzo pieno più che altro per sostenere chi li ha sviluppati e per far capire, nel mio piccolissimo, che c’è ancora qualcuno diposto a pagare prezzo pieno per grandi esperienze single player e per giochi cosìdetti “di nicchia” (definizione di gioco di nicchia nel 2016: tutto ciò dove non bisogna sparare.)

  5. Qualcuno, in altri lidi, parlava dei cosiddetti “walking simulator” che ci sono stati “fatti passare per fighi” da operazioni di marketing mostruose.
    Quel qualcuno citava Journey spinto da Sony.

    Che ne pensi?

    1. Non sono del tutto contrario a quel genere di titoli, infatti Journey e Firewatch, iniziati e finiti nell’arco di una giornata (e mai più toccati, ovviamente) li ho vissuti come belle esperienze. Certo, se ne fan tanti/troppi. L’aura fighetta invece è abbastanza insopportabile, perchè a mio parere la particolare enfasi dedicata all’art direction (poi adeguatamente pompata dal marketing, che peraltro a volte fallisce, vedi Everybody’s Gone To The Rapture) serve a compensare carenze ludiche e io, che sono nato e cresciuto in sala giochi, tendo a considerare il gameplay come elemento portante/fondamentale di un videogioco (infatti ne avevo scritto anche in passato). Per dire una, trovo ampiamente sopravvalutati i Media Molecule, ma ovviamente è un’opinione personale.

  6. 1) Non comprare al D1
    2) Comprare anni dopo la versione GOTYGold
    3) Attendere superofferta da Humblebundle e simili

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