Frank Miller ha una forte luce negli occhi. Nonostante negli ultimi anni fisicamente non sia stato in gran forma, oggi più che mai l’autore di Sin City, 300 e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro sta mostrando un fermento d’idee e progetti tali da spingerlo a parlare di molte storie presenti e future: da un fumetto su Superman ambientato durante la Seconda Guerra mondiale, alla voglia di non abbandonare Sin City ed i suoi personaggi, alla recente pubblicazione del terzo capitolo della saga sul Cavaliere Oscuro.

Perché Frank Miller sa leggere i tempi che viviamo, o almeno non si tira mai indietro dal farlo. E se i fumetti oggi sono considerati alla stregua di opere letterarie parte del merito va anche a lui.

Miller era l’ospite principale della cinquantesima edizione del Lucca Comics & Games 2016. Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare ad uno degli incontri ai quali ha preso parte durante la manifestazione lucchese. Questa è la cronaca del botta e risposta di domande rivolte al maestro Frank Miller durante un incontro sulla sua carriera tenutosi all’interno di un teatro del Giglio gremito.

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Durante quest’ultimo anno è stato pubblicato (ed è tutt’ora in corso di pubblicazione ndr), il terzo capitolo della sua saga su Batman, iniziata nel 1986 con Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. Dove sta portando il nostro eroe di Gotham City?
Rispetto alle precedenti storie che ho scritto su Batman volevo far evolvere le cose, soprattutto dando grande importanza ad i personaggi femminili. Infatti Lara, la figlia di Superman, e Wonder Woman sono diventate centrali. Sto portando avanti un discorso iniziato nel primo Cavaliere Oscuro, quando il ruolo di Robin è passato ad una donna. In questa storia la figlia di Superman è un personaggio diverso e particolare rispetto al padre. E poi anche stavolta la politica entra nella storia e la determina in maniera decisiva.

Nelle storie del Cavaliere Oscuro Superman viene un po’ maltrattato, perché?
Perché il Cavaliere Oscuro è una serie che si concentra su Batman, quando leggerete la mia storia su Superman vedrete un personaggio diverso.

Chi è Batman secondo Frank Miller?
Batman è un bambino che ha perso la sua famiglia, ed è un genio con tanti soldi. Combatte il crimine con i suoi giocattoli, ha costruito il suo quartier generale in una caverna, ed è un misto tra Zorro e Dracula, un personaggio mitologico che fa letteralmente cagare sotto i criminali. Il suo obiettivo è proprio questo: spaventare i malviventi. In questo senso è da intendere come un terrorista che sta dalla parte dei buoni.

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Con il suo Il Ritorno del Cavaliere Oscuro ha portato Batman, ed i supereroi in generale in un territorio mai percorso fino ad allora. Quanto è stato difficile portare la Dc Comics a far pubblicare una storia del genere?
Quando l’editor Dick Giordano mi ha detto che non riuscivano a vendere i fumetti di Batman, nonostante fosse uno dei supereroi più importanti al mondo, mi è stata data carta bianca. Quando la mia storia ha portato ad un incremento delle vendite ho capito che potevo espandere questo mondo. Poi il fatto che le storie di Batman esistessero già da quarant’anni, e che molti lettori fossero cresciuti e diventati grandi leggendolo, mi ha spinto a portare avanti anche la sua stessa età . E così ho creato un Batman con l’artrosi.

Come vive la possibilità di sfidare le convenzioni e gli stereotipi dei personaggi che le sono stati affidati nel corso degli anni? Da Batman a Daredevil…
Cerco di divertirmi più che posso, e di conseguenza provo a far divertire i lettori. Quando ho iniziato a scrivere su Batman si trattava già di un personaggio ben concepito, con Daredevil invece mi trovavo in una situazione diversa. Fino a fine anni ’70 Devil era sempre stato considerato uno Spiderman di serie B, non era mai stata sfruttata la sua cecità, perciò l’ho utilizzata come fulcro della storia. E poi era una serie crime, il genere che preferisco. Anzi, diciamo che era una serie crime con un uomo in calzamaglia. Grazie a certi spunti su Daredevil sono poi arrivato a ideare Sin City.

Ecco, con Sin City che tipo di città e di storia voleva raccontare?
Bè volevo creare un fumetto nel quale tutti i lettori s’innamorassero del protagonista, per poi ad un certo punto ucciderlo. Volevo dare l’idea che nessuno fosse al sicuro. E la cosa funzionò anche perché i lettori rimasero colpiti e si arrabbiarono molto per quella scelta.
L’idea per la città di Sin City è nata invece osservando New York, che era il posto nel quale vivevo all’epoca in cui ho concepito la storia. E poi mi sono trasferito a Los Angeles, ed anche un po’ di quest’altra città è entrata dentro il fumetto. Diciamo che Sin City è un misto di influenze provenienti da queste due città.

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Anche la Marvel e la Dc Comics ultimamente si sono trasferite da New York a Los Angeles per poter seguire da vicino le produzioni di cinecomics ad Hollywood. Che ne pensa di questa commistione tra cinema e fumetti?
Si tratta di un rapporto inevitabile. Per decenni i fumetti hanno rubato dal cinema, da un po’ di anni invece succede il contrario. E la cosa sta facendo bene ad entrambi i settori. Gli autori di fumetti stanno diventando sempre più importanti e con un certo penso. Quando ho iniziato a lavorare io i soldi si guadagnavano solo con le pubblicità, ora invece le cose sono cambiate, e tutto questo va anche a beneficio dei lettori.

Le sono piaciuti gli ultimi film usciti su Batman?
Mi sono piaciuti tutti per motivi diversi. E devo dire che la cosa che ho molto apprezzato in Batman v Superman è che Wonder Woman ruba la scena a tutti.

A quanto pare l’attenzione per i personaggi femminili sembra essere molto importante per lei.
Assolutamente. Ad esempio quando scrissi Daredevil volevo dare un ruolo interessante ad Elektra, ma ad un certo punto per i lettori era diventata più importante dello stesso Daredevil. Nella mia storia però avevo pensato di ucciderla, era importante questa cosa e decisi comunque di farlo. Molti lettori però volevano che tornasse in vita, e la feci ritornare, però poi ucciderla di nuovo. La sua è una storia davvero particolare, e che è piaciuta tanto al pubblico, ed anche a me. La Marvel successivamente l’ha fatta nuovamente tornare, ma quella non è Elektra.

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A chiusura dell’incontro Frank Miller ha impresso le sue mani sulla Walk of Fame del Lucca Comics. Nonostante la sua forma fisica non sia ancora tornata quella dei vecchi tempi, Miller ha una luce negli occhi, ha ancora voglia di raccontare storie e di interpretare il nostro tempo attraverso i fumetti. Ha tanta voglia di divertirsi e di divertirci, anche perché, appunto, glielo si legge negli occhi.



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