O.Z è una rielaborazione del romanzo di L. Frank Baum, opera di Paolo Massagli, e inaugura la nuova collana di fumetti de LaPiccolaVolante. L’autore non è nuovo alle rielaborazioni: aveva già realizzato e pubblicato sul web Alice nel Paese degli Orrori nel corso del 2010, mentre lo stesso O. Z nasce come serie in volumetti autoprodotti. D’altronde le rielaborazioni e le riscritture del corpus delle opere di Baum sono tantissime e includono opere di ogni genere, dal film The great and powerful Oz di Sam Raimi del 2013 alla famigerata serie di romanzi Wicked di Gregory Maguire, su cui si basa l’omonimo musical – approfitto dell’occasione per ricorda come, nel nostro paese, la serie sia ancora inedita, nonostante Sonzogno ne abbia pubblicato il primo volume nel 2006 con il titolo Strega. Cronache dal mondo di Oz in rivolta.

La scelta di inserirsi in un filone così ricco, ma poco noto nel nostro paese, deve aver spinto Massagli a ricorrere a un registro a lui familiare. Dal punto di vista grafico, infatti, O. Z non sembra discostarsi da altri lavori dell’autore: il tratto è pesante, le linee nette, i cenni erotici o i riferimenti mortiferi risaltano all’occhio del lettore. Al contempo, la narrazione non riesce a procedere nel modo opportuno. L’esigua lunghezza dell’opera farebbe pensare a un compendio, una sintesi al servizio dell’aspetto grafico e scenico del fumetto: non è così e, anzi, l’autore indugia su alcuni dei passaggi meno noti dell’opera di Baum. La narrazione procede tra brusche accelerazioni e improvvise frenate, determinando una sensazione di forte straniamento.

Sfortunatamente anche le scelte grafiche non convincono appieno. Questo non per la loro bellezza, ineccepibile, ma piuttosto per la loro banalità. Che vi sia un legame tra la pulsione erotica e il desiderio di morte non è certamente una novità e Paolo Massagli non sembra riuscire a introdurre una proposta diversa a una raffigurazione tanto tradizionale, quanto sdoganata attraverso il successo di gallerie online quali Deviantart. Il risultato è che il colpo di scena finale è facilmente intuibile e arrivi fuori tempo massimo, anticipo da moniti quasi sofoclei sulla tragicità della conoscenza. È in questi elementi che O. Z sembra essere un’opera ancora acerba e non compie quanto lascia prospettare nelle primissime pagine.

Un esito non esaltante che, però, dev’essere accompagnato dal ricordo di come l’opera sia nata prima di tutto come autoproduzione e solo dopo sia divenuta un volume unico. Inoltre è bene rammentare come l’interesse dei lettori italiani per Oz sia piuttosto limitato e, da questo punto di vista, forse l’autore ha scelto la soluzione più facile (per certi versi simile al modo in cui DC ha riprodotto Harley Quinn in Suicide Squad): fornire al lettore/lettrice ciò che si aspetta, senza spiazzarlo o stupirlo con trovate originali.



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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