La giovane Mae Holland riesce a farsi assumere, grazie all’aiuto di un’amica che lavora già lì da tempo, presso The Circle, una potente azienda che si occupa di social media e device avanzati. Dopo un primo periodo di comprensibile entusiasmo, corroborato dal fatto che l’azienda si fa carico delle spese mediche di suo padre malato, Mae si rende conto che l’invasività dei social e degli strumenti di The Circle può avere risvolti molto pericolosi…

Uh, che brutto. E’ riuscito davvero molto, ma molto male questo porting cinematografico del romanzo (anch’esso non particolarmente valido [che tuttavia in redazione a qualcuno è piaciuto molto . NdClaudio].) di Dave Eggers, anche se i presupposti per un film interessante c’erano tutti. I temi relativi alla privacy, alla sorveglianza e alla libertà degli individui sono oggi di fondamentale importanza nel mondo moderno, che giorno dopo giorno diventa sempre più asservito al volere di poche multinazionali. Purtroppo il passo lento e incerto di The Circle non stimolano alcuna riflessione al riguardo. Lo script, adattato da James Ponsoldt, già autore degli apprezzabili The Spectacular Now e The End of the Tour – Un viaggio con David Foster Wallace, fa acqua da tutte le parti: storia prevedibile, personaggi bidimensionali, colpi di scena inesistenti, zero pathos ed uno dei più insulsi finali mai visti da un bel po’ di tempo a questa parte.

Terribile la prova del cast: per molti attori The Circle rappresenterà il punto più basso delle rispettive carriere. A parte Tomh Hanks, stavolta in versione “villain”, che si aiuta col suo inconfondibile mestiere ed il povero Bill Paxton, deceduto poco dopo la fine delle riprese (che brutto andarsene con un’opera così insignificante), tutti gli altri appaiono stanchi, svogliati e distratti. Pessima Emma Watson, che pare incapace di alternare più di due espressioni, risibile John Boyega (cui tocca però il personaggio più stupido visto da anni a questa parte), sub-standard gli altri, tutti peraltro messi in difficoltà da una pessima sceneggiatura e dialoghi atroci.

L’unico elemento convincente di The Circle, almeno nella parte iniziale, è la sua credibile e verosimile rappresentazione dell’elevatissimo tasso di bimbominkiaggine presente nelle aziende americane 2.0 e della fuffa cosmica lì realizzata che viene spacciata come rivoluzionaria (ma anche in questo caso la realtà supera quotidianamente la fantasia). Nessuno degli innumerevoli temi che avrebbero meritato ben altro trattamento e approfondimento viene gestito correttamente e tutto si riduce a qualche pistolotto poco convinto sull’importanza della privacy e sul diritto di farsi i fatti propri.

Nato vecchio, scritto male e interpretato peggio, The Circle lascia il tempo che trova, si dimostra incapace di porre domande, suggerire risposte e, in ultimo, di intrattenere e far riflettere lo spettatore. Vade retro…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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