Dopo essere stato investito della carica di “Avenger in prova” niente meno che da Tony Stark in persona, Peter Parker torna alla sua vita di tutti giorni, alternando gesta eroiche a pessime figure rimediate a scuola, dove non riesce a esprimere i suoi sentimenti per la bella Liz e dove viene costantemente preso di mira dall’antipatico Flash Thompson. Le cose peggiorano quando Peter scopre il piano criminale di Adrian Toomes, un ex operaio licenziato da Stark, che per vendicarsi ed arricchirsi vuole sottrargli del materiale alieno per costruire delle armi. Spider-man interviene per sventare il colpo ma non prima di aver commesso ingenui errori…

Buona la terza. Archiviata (con molti rimpianti per quell’atroce terzo episodio) la trilogia di Raimi e rapidamente spedita nel dimenticatoio la frettolosa bilogia con Emma Stone e Andrew Garfield, l’ennesima riproposizione di Spider-Man centra il bersaglio, riuscendo ad essere al tempo stesso un impeccabile primo episodio per un nuovo franchise, un perfetto pezzo del colossale puzzle altrimenti conosciuto come Marvel Universe e in definitiva uno spassoso action movie superoistico ma non troppo,graziato da un ritmo frenetico e coinvolgente, traboccante di citazioni pop, sequenze mozzafiato e colpi di scena.

La prima novità, rispetto agli innumerevoli film della saga Marvel, è l’assoluta umanità di tutti i personaggi. Persino il villain, finalmente credibile e carismatico (magistralmente interpretato da un Micheal Keaton luciferino quanto basta) è un tipo assolutamente ordinario, che il caso e la malasorte trasformano in un supercattivo, perfetto contraltare all’eroe adolescente ed inesperto.

Per essere un film scritto da una mezza dozzina di autori (tanti sono i nomi che hanno messo mano alla sceneggiatura) poi, Homecoming appare incredibilmente coerente e compatto. Da un lato si adatta alla perfezione alla classica narrazione Marvel, grazie ai robusti cameo di IronMan, che interviene sempre al momento giusto e dall’altro utilizza costantemente un registro semiserio che trasforma il protagonista in un eroe un po’ bimbominkia, che ha sufficiente coraggio per rischiare la vita per degli sconosciuti ma non abbastanza per dichiararsi alla ragazza per cui si è preso una cotta.

La scelta di Tom Holland come nuovo Spider-Man è felicissima, così come quella di tutti gli attori che interpretano i personaggi secondari, che qui più che in altre produzioni Marvel hanno uno spazio e un ruolo preciso, e non restano sullo sfondo come figurine bidimensionali.

Homecoming è molto divertente: il giovane Spider-Man, non essendo ancora un vero e proprio supereroe non ha nemmeno superproblemi nè è schiacciato o tormentato grandi responsabilità. Il plot evita accuratamente ogni riferimento alla nascita “classica” del personaggio e riparte, con una transizione esilarante, dalla fine di Civil War, allontanandosi dal registro sempre più serioso del franchise, per proporre una vera e propria teen comedy che forse persino John Hughes, qui citato più di una volta, avrebbe apprezzato.

Spider-Man: Homecoming è quindi una bella sorpresa ed una strepitosa rinascita per il personaggio: un film leggero, fresco, divertente e sempre capace di non prendersi sul serio, rappresenta uno dei migliori Marvel-movie degli ultimi anni ed in sintesi il miglior blockbuster di questa assai poco memorabile estate cinematografica.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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