28esimo secolo: Valerian (Dane DeHaan) and Laureline (Cara Delevingne) lavorano come agenti per conto del Ministero della Difesa e devono affrontare una pericolosa misisone: scoprire quali minacce corre Alpha, una gigantesca stazione spaziale, punto di incontro per le razze di dell’intero universo. L’indagine del duo porterà a conseguenze inaspettate…

Sono passati vent’anni da Il Quinto Elemento e Luc Besson non ha ancora imparato la lezione. Come nel film che rese celebre l’allora giovanissima e sconosciuta Milla Jovovich, così in Valerian e la città dei mille pianeti il regista francese (qui anche sceneggiatore) cura spasmodicamente la parte tecnica, dimenticandosi, o quasi, di trama e sviluppo dei personaggi.
Il risultato finale è un film bellissimo da vedere (i 200 milioni di dollari spesi per realizzarlo si notano eccome) ma dimenticabile sotto ogni altro punto di vista, fatta eccezione per alcune idee azzeccate (il meraviglioso incipit che racconta la nascita della stazione spaziale ed il suo progressivo allargamento, dovuto alla partecipazione delle nuove razze che via via vi si presentano) e momenti inconsapevolmente trash (i camei di Rhianna e Ethan Hawke).

Valerian e la città dei mille pianeti vorrebbe proporsi come mix di azione, avventura ed un pizzico di love story, ma non riesce ad eccellere in nessuno di questi comparti. La storia è prevedibile e Besson allunga il brodo a dismisura, nell’arco di 2 ore e 10 pesantissime, con una mezz’ora centrale particolarmente lenta e poco ispirata. Già dai primi minuti lo stimolo a proseguire la visione non viene tanto dallo sviluppo della trama ma dal chiedersi quali meraviglie offriranno gli effetti speciali che, almeno da questo punto di vista, settano nuovi parametri di eccellenza, almeno per quanto concerne le produzioni europee.

L’ipertrofismo visivo di Valerian e la città dei mille pianeti, col suo variegato bestiario e l’abbondanza di gadget tecnologici, sarebbe perfetto se asservito ad un plot appassionante e ben interpretato, ma vuoi per la scarsa alchimia tra i due protagonisti (il successo di Cara Delevingne al cinema è da annoverare tra i grandi misteri degli ultimi anni, vista la sua ostentata antipatia e spocchia, unite a un talento discutibile), vuoi per la scarsa originalità delle situazioni messe in scena da Besson, fatica a convincere appieno. Curioso, visto che quando Besson si mette a scrivere bene, firma film indimenticabili (Subway, che ha più di trent’anni, è ancora fresco e originale e così pure Nikita e Leon, Lucy resta ancora oggi una delle migliori incursioni europee nel cinema americano, per non parlare del piccolo e meraviglioso Angel-A). Troppi soldi a disposizione distraggono, forse?

Valerian e la città dei mille pianeti intrattiene quindi, ma non scalda i cuori. E’ un eccellente esercizio di stile e probabilmente un film che l’autore aveva a cuore da anni (a suo dire, almeno) ma nonostante l’impegno economico e i talenti coinvolti (anche Desplat, incredibile a dirsi, firma una partitura piuttosto piatta e poco emozionante) si ferma poco sopra la soglia della sufficienza. Prevediamo però un roseo futuro per alcuni spezzoni del film come demo per i televisori 4K nei megastore: da “vedere” oggi, non c’è nulla di meglio.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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