William Fryer Harvey è uno scrittore statunitense coevo di H.P. Lovecraft, Robert W. Chambers e William Faulkner che però, al contrario di essi, è rimasto finora semisconosciuto in Italia. Un dettaglio che stupisce se si considera come i racconti di Harvey adottino uno stile narrativo classico nel quale, pur sopravvivendo la lezione degli statunitensi di poco antecedenti, come Edgar A. Poe e Nathaniel Hawthorne, riecheggiano le atmosfere del romanzo gotico europeo, con anche una velata influenza della narrativa di Emily Brontë.

Uno degli eleganti volumi dedicati a William Fryer Harvey che ne presenta una delle poche fotografie.

La scrittura di Harvey è una scrittura eterea, la voce del narratore quasi un sussurro che lascia al lettore la possibilità di identificarsi con i personaggi mentre copre con un alone di mistero gli eventi sovrannaturali che si verificano. È un tipo di orrore che si differenzia notevolmente da quelli a cui siamo abituati: mancano la sublime teologia di Lovecraft, il grezzo talento di Chambers, i temi sociali e psicologici cari a Brontë o Shelley. Lo scrittore, piuttosto, sembra preferire un ritorno all’originale aspirazione del romanzo gotico – sebbene operi una decostruzione architettonica che, volendo essere pedanti, lo allontanerebbe parecchio dal genere.

I racconti che compongono la raccolta de La bestia dalle cinque dita e altri racconti del fantastico sono in totale sedici, così ripartiti: dodici sono tratti dalla raccolta, originariamente pubblicata nel 1928 dall’editore inglese J.M. Dent con il titolo omonimo, a cui si aggiungono quattro racconti selezionati, volti a offrire una panoramica complessiva del modus operandi di Harvey – tra questi figura anche Calura d’agosto, un classico della letteratura dell’orrore e del fantastico che è stato riproposto in svariate antologie ai lettori.

Il noto film di Robert Florey del 1946 ispirato al racconto di Harvey.

Il risultato, anche e soprattutto grazie all’ottimo lavoro di traduzione di Francesco Lato, Barbra Bucci, Giuseppe Lo Biondo, Riccardo Rabuffi e Laura Sestri, è un volume forse poco appariscente, ma che riesce a offrire ottimi spunti di lettura e offre una panoramica complessiva di uno scrittore da scoprire. Uno scrittore che assume ancor più valore se consideriamo il portfolio letterario in cui Hypnos eccelle e che, perciò, sono certo che possa diventare un metro di paragone per gli autori nostrani che pubblicano con la casa editrice milanese.



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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