Servire il proprio Paese e diventare ricchi: c’è qualcosa di più americano e patriottico?

Barry è un annoiato e talentuoso pilota della TWA che arrotonda grazie al trasporto illegale di sigari cubani finché tale Schaffer lo approccia e gli propone di lavorare per la CIA. Barry accetta ma ben presto le sue evoluzioni aeree vengono notate anche dai narcotrafficanti. In poche gustose sequenze ritroviamo Barry costretto all’ingegnarsi nel trasporto della cocaina prendendo il volo da piste improbabili che testano la sua bravura, la sua fede e il suo senso dell’ironia.

La situazione si complica ulteriormente quando al traffico di coca si aggiunge quello delle armi che a sua volta si inserisce nella guerra tra sandinisti e contras. La politica di quegli anni, l’era Reagan, era un calderone in ebollizione e Barry Seal si ritrova a servire molti padroni – CIA, DEA, il cartello di Medellin – e ad arricchirsi nel mentre, ma sempre con l’obiettivo primario di garantire alla sua famiglia il sacrosanto diritto, se non alla felicità, quanto meno a una ricchezza sfacciata.

 

Mentre qualcuno cerca ancora di addossare la colpa del presunto flop della Mummia alla presenza di Tom Cruise (LOL! Perdonate, non riesco a prendere sul serio tale affermazione), ecco che il nostro, a stretto giro, è di nuovo sul grande schermo a sfrecciare nei cieli in un film che più di altri regala all’attore l’opportunità di dimostrare la sua attitudine comica. Non è vero infatti che il crimine non paga, paga eccome, ma quel pagamento ha un costo e il Barry Seal di Tom Cruise si ritrova a dover dar fondo rocambolescamente a tutte le sue risorse per fronteggiare al meglio avventure e disavventure, sia per terra che nei cieli. È evidente quanto Tom Cruise se la stia godendo in questo ruolo: aerei, spavalderia, sorriso accattivante, stilosissimi occhiali da aviatore, più diverse sequenze che avranno fatto sudare freddo i suoi assicuratori.

A ben vedere Barry Seal è una perfetta nemesi di Maverick: anche qui Tom Cruise “vola” in missioni segrete per la Patria ma non c’è onore nella sua assegnazione, e al posto del supermachismo a stelle e strisce di Top Gun troviamo un senso dell’opportunità ambiguo e amorale. Ma nonostante la morale sportiva, Tom Cruise riesce comunque a risultare credibile come bravo marito e padre di famiglia e soprattutto a riscuotere la nostra simpatia.

Film godibilissimo che strappa più di un sorriso ma, per qualche motivo, la pellicola non riesce a essere straripante nonostante ci sia tutto il potenziale: tra la regia e la sceneggiatura si perde qualcosa, più di una scena avrebbe le caratteristiche per diventare memorabile ma resta invece nel solco del piacevole. In ogni caso, un Tom Cruise perfetto.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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