La Terra, che ha acquisito nuovi eroi ma ha perso il più forte di tutti, è minacciata da Steppenwolf, una antica divinità tornata sul pianeta con un esercito di Parademoni per ottenere l’ultimo dei tre artefatti che gli permetteranno di avere accesso ad un potere infinito. Batman e Wonder Woman devono quindi reclutare altri eroi e cercare di risvegliarne uno…

Marvel è ancora molto lontana: nonostante le premesse l’arrivo di Joss Whedon in DC non sembra aver apportato particolari benefici. Gravato dal peso della solita programmazione suicida made in DC, che a differenza di Marvel NON fa le cose per bene, Justice League non è proprio un “epic fail” ma poco ci manca.

Qualcosa di buono c’è: depurato da lungaggini (dura meno di due ore), ridondanze, eccessi autoriali e liberatosi dall’atmosfera opprimente dei primi capitoli del franchise, Justice League dà al pubblico quanto promette: eroi uniti contro un nemico apparentemente invincibile. Il rischio maggiore, quello di allungare eccessivamente la fase di reclutamento e presentazione dei tre nuovi personaggi (Flash, Cyborg e Aquaman), viene risolto in fretta e bene: dopo meno di mezz’ora sappiamo (o intuiamo) già tutto di tutti e c’è spazio per l’azione.

Ovviamente alla velocità, efficace sul piano narrativo, si paga dazio in termini di spessore e così se Flash ha parecchio senso come “spalla comica” del gruppo, Aquaman e soprattutto Cyborg paiono inizialmente un po’ dei pesci fuor d’acqua (specie il primo…letteralmente). Qualche riserva c’è anche sul cast: Ezra Miller, vuoi anche per il fatto che è storicamente abbonato alle parti di teenager problematico, è perfetto per il personaggio, Jason Momoa, che ha un fisico adeguato al personaggio, qui è davvero sprecato e sembra un clone meno simpatico di Chris Hemsworth (ed è poco aiutato dall’orribile, orribile costume).

A reggere tutta la baracca ci sono loro, Ben Affleck/Batman e Gal Gadot/Wonder Woman. Entrambi rappresentano due scelte di casting pressoché perfette: il primo conferisce a Batman una fragilità e un’umanità insolite, cosa che non era riuscita appieno a nessun predecessore (e ci mettiamo anche il Bale della trilogia Nolaniana). Batman è’ un uomo senza poteri, se non “l’essere molto ricco”, che si trova a gestire un’impresa troppo più grande di lui (e che ricorda con nostalgia quanto fosse più semplice il suo mondo quando l’avversario era un pinguino…). Gal Gadot ha invece trovato chiaramente la parte della vita, che speriamo non le si appiccichi troppo addosso, anche se non sarebbe possibile immaginare una Wonder Woman diversa. Pur avendo meno spazio rispetto al film monografico che ha salvato lei e tutto l’universo DC dall’oblio, riesce comunque a ritagliarsi dei momenti significativi e a fungere da efficace contraltare a Batman.

L’azione purtroppo lascia molto a desiderare. La cura Whedon (che dicono aver inciso per il 20% sul film, ma crediamo in verità che la percentuale sia molto maggiore) rende più leggibili gli scontri, più varie le situazioni e più simpatiche le interazioni tra i membri della squadra. Certo, visto che veniamo da anni e anni di film superoistici, è chiaro che alcuni personaggi faticano a trovare una propria identità originale, si pensi a Flash, che per quanto simpatico e ironico (anzi, forse proprio per questo), non può non far venire in mente l’Evan Peters/Pietro Maximoff/Quicksilver visto negli X-Men. Le sue comunque, sono le gag migliori del film (e non solo…). Putroppo, per come viene rappresentata, pare che la Justice League sia de facto il solo Superman, che è troppo “forte” rispetto agli altri, con conseguente crollo di pathos e interesse negli scontri.

Justice League, per quanto pop e disimpegnato è capace comunque di lanciare piccoli ma importanti segnali al pubblico meno distratto e più cinefilo. Esaltante, ad esempio, il momento in cui l’apparizione di Batman viene accompagnata musicalmente dal tema storico che Danny Elfman (qui autore della OST) scrisse per la mitica bilogia di Tim Burton. Queste sparute chicche però non riescono a rendere Justice League un film valido: il villain è inconsistente, l’amalgama tra i membri del gruppo migliorabile, dialoghi e sceneggiatura ben lontani dall’essere memorabili. Insomma, si guarda e si dimentica appena usciti dalla sala. Gli Avengers, per ora, stanno in un altro campionato…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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1 Comment

  1. Una Wonder Woman senza poppe non si può vedere!

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