Quando nel 1992 Jim Lee, Todd McFarlane e gli altri 5 disegnatori più in vista del decennio decisero di lasciare la Marvel e fondare una propria case editrice in molti devono aver riso sotto i baffi ai piani alti del fumetto americano. Mi immagino la scena: “Se questi manovale della tavola da disegno pensano di essere così bravi fondino una casa editrice, mandino i loro albi sugli scaffali e vediamo dono davvero così bravi come credono”. Oggi a 25 anni di distanza nessuno sorride più all’idea di doversi confrontare con la Image.

Certo all’inizio nessuno prevedeva che una banda di sette disegnatori nel pieno dell’entusiasmo dei loro 20 anni avrebbe finito per rivoluzionare il mercato dei supereroi a stelle e strisce.  Anche perchè nell’organizzare la più clamorosa e spettacolare diaspora della storia dei comics i magnifici 7 si erano dimenticati un dettaglio: gli sceneggiatori. Benché alcuni di loro si fossero già cimentati nella realizzazione completa di un albo – McFarlane su Spider-Man ad esempio – nessuno di loro aveva mostrato di possedere un particolare talento nella scrittura. E chi come me hai tempi ha letto i primi numeri di WildC.A.T.S, Spawn o Youngblood  può confermare come tutto ciò fosse evidente, anche agli occhi di un ragazzino. Nel 1992 però avevo 9 anni e della storia non poteva fregarmene di meno. Non quando potevo godermi arzigogolati ghirigori gotici di McFarlane o il neo-classicismo di Jim Lee.

Agli inizi degli anni ’90 insomma i ragazzi della Image erano vere e proprie rockstar, ma negli anni hanno saputo trasformarsi anche business capaci di rivoluzionare il settore del fumetto, contribuendo alla sua espansione. Non è un caso se a 25 anni di distanza la Image è ancora qui e spesso le sue pubblicazioni superano per qualità quelle delle due grandi major. E non è un caso nemmeno il fatto che oggi la DC Comics pubblichi Wildstorm: A Celebration of 25 Years, un volume per celebrare il 25 anni della Wildstorm, l’etichetta fondata da Jim Lee in seno alla Image nel 1992 e venduta poi proprio alla DC in una clamorosa fusione editoriale.

25 anni di Wildstorm che meriterebbero di essere celebrati già a partire dai nomi passati sulle sue pagine: oltre al padre fondatore Jim Lee, Brandon Choi, Whilce Portacio, Warren Ellis, Brian Hitch, Paul Neary, Mark Millar, John Cassaday, Alan Moore, Gene Ha, Frank Quitely, Briank K. Vaughan, Dustin Nguyen, Ed Brubaker, Christos Gage, Sean Phillips, Scott Williams e Grant Morrison (anche se la sua versione dei WildC.A.T.S., i supereroi di punta della Wildstorm, si è fermata al #1). Senza contare poi chi si è prestato anche solo per un omaggio grafico da Trevor Charest al nostrano Giuseppe Camuncoli.

Al centro del volume, un elegante cartonato da 300 pagine, ci sono però le storie, come è giusto che sia. È ironico che un’etichetta editoriale derisa agli albori per l’ingenuità dei dialoghi e la banalità degli intrecci si sia poi fatta strada grazie ad alcune delle storie più rivoluzionarie mai raccontate dal medium. Perchè passato l’entusiasmo iniziale divenne chiaro a tutti alla Image che per far funzionare le cose serviva gente capace di scrivere storie all’altezza della spettacolarità dei disegni. Tra i primi a intuire la necessità di una svolta ci fu proprio Jim Lee con la sua Wildstorm, una casa editrice che poteva offrire agli ottimi sceneggiatori sulla piazza una moneta rara tanto alla Marvel quanto alla DC Comics: una libertà artistica pressoché totale.

Sono targate Wildstorm due delle serie più importanti dell’ultimo ventennio: la Authority di Ellis, poi presa in gestione da Millar ed ulteriormente estremizzata, e Planetary, ancora di Ellis. Mentre per la sotto-etichetta ABC (America’s Best Comics), nata per ospitare le creazioni di Alan Moore, il bardo di Northampton ha realizzato i suoi più importanti lavori moderni: Top 10 , Tom Strong, Promethea e La Lega degli Straordinari Gentleman. La leggenda tuttavia vuole che Moore non abbia mai digerito la fusione con la Dc Comics, presso la quale aveva giurato di non lavorare mai più, e forse per questo motivo in Wildstorm: A Celebration of 25 Years il suo contributo alla causa è relegato a un paio di citazioni.

Il posto d’onore, come ovvio, spetta a Jim Lee. Dopo la sua introduzione il volume si apre con la riproposizione per la prima volta in bianco e nero di WildC.A.T.S. 1, la storia da cui tutto è cominciato da lui stesso scritta e disegnata. Vero, il suo supergruppo è una copia abbastanza spudorata degli X-Men, sia dal punto di vista del concept che per le trame che andavano per la maggiore all’epoca. Ma in quanto a figaggine dei personaggi Jim Lee dava – e dà tuttora – una pista di distanza a chiunque altro. Il principale motivo di interesse del volume però è rappresentato dalle numerosi storie inedite – o quasi – proposte al suo interno.

Per festeggiare i 25 anni di Wildstorm diversi autori sono tornati a dedicare qualche tavola ai personaggi che li hanno resi celebri. J. Scott Campbell ha scritto e disegnato una storia molto leggera, ma efficace, di Gen 13, una satira sui nostri giorni giocata tutta sulle differenze tra gli adolescenti odierni e quelli degli anni ’90. Warren Ellis, assistito da Brian Hitch, è tornato invece sulla sua Authority per vergarne l’epigrafe. Un racconto breve, giusto una manciata di pagine, in cui la coppia dimostra di non aver perso un grammo del loro smalto, la giusta conclusione della loro avventura raggiunta tramite un meccanismo narrativo a cavallo tra supereroismo e sci-fi che sfiora la perfezione. Un concentrato di idee che riesce a far capire in un istante come e perchè Authority abbia lasciato il segno.

Per la prima volta inoltre esce dagli archivi Wildstorm la versione non censurata di Authority #13 e #14, una serie che Mark Millar stava già conducendo con un piede pigiato sull’acceleratore fino all’esagerazione: nella storia qui riproposta Authority si scontra con quella che è chiaramente una versione lievemente differente degli Avengers, dipinti come sadici servitori dello status quo globale. Non era quello però il problema, bensì una serie di considerazioni sulla morte di Diana (giuro!) e un dito medio piuttosto esplicito in primo piano che nel volume è possibile apprezzare per la prima volta.

Altra perla contenuta nella parte finale del volume è la ristampa del #1 di WildC.A.T.S. scritto da Grant Morrison e disegnato da Jim Lee, accompagnato dall inedita sceneggiatura del #2 mai pubblicato. Leggendo il suo pitch in calce alla sceneggiatura è un peccato che la sua visione dei “supereroi per adulti”, intesi come l’impersonificazione del potere a cui s ambisce da adulti, non abbia mai visto la luce.

La parabola della Wildstorm ha seguito una traiettoria strana ed imprevedibile, tracciando un solco nel fmetto statunitense che in pochi avrebbero saputo immaginare all’epoca degli esordi. E il volume che la DC Comics ha voluto tributargli rispecchia alla perfezione questo strambo percorso iniziato all’insegna della spettacolarità grafica, tra cloni degli X-Men ed ingenuità narrative, per poi evolversi e rivoluzionare il fumetto di supereroi grazie all’estro degli scrittori a cui Jim Lee ha saputo affidare le redini della sua creatura. Wildstorm è morta, lunga vita a Wildstorm!*

*Nel 2017 l’universo Wildstorm è rinato all’interno dell’universo narrativo DC Comics grazie a una miniserie scritta, guarda un po’, da Warren Ellis.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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