Siamo onesti, il meglio di sè Woody Allen l’ha dato prevalentemente negli anni ’70 e 80, quando ha pensato e realizzato pietre miliari quali Io & Annie, Manhattan, Radio Days, Zelig, Crimini e misfatti e Hannah e le sue sorelle. Certo, In ogni film di Allen c’è sempre almeno uno spunto, un’idea, un personaggio, un dialogo che la stragrande maggioranza di registi e sceneggiatori “normali” pagherebbe oro per fare proprio, ma la produzione del regista newyorkese degli ultimi tempi ha oggettivamente riservato più bassi (o medi, dai) che alti. Così ho pensato di redigere una breve lista di cinque pellicole “recenti” che reggono, o quasi, il confronto con i capolavori del passato, conscio che molto spesso il peggior lavoro di Allen e il migliore di uno dei tanti sceneggiatori che bazzicano a Hollywood sostanzialmente si equivalgono…

Match Point (2005): ovvero il film che per almeno un decennio è stato la risposta automatica alla domanda “qual è l’ultimo bel film di Woody Allen che hai visto di recente?”. Un Allen innovativo, sardonico, feroce, talvolta, che mette in piedi un quasi noir in cui è il caso a farla da padrone. Per inciso, è anche il film che conferito in via definitiva dignità alla carriera di Scarlett Johansson, che infatti poi per coerenza s’è messa a fare gli Avengers.

Basta che funzioni (Whatever Works) (2009): il film più woodyalleniano in senso classico degli ultimi vent’anni. Larry David è un alter ego perfetto, ci sono monologhi micidiali, situazioni assurde e la solita incredibile capacità di descrivere in modo semplice e diretto le grandi assurdità della vita.

Midnight in Paris (2011): il più grande successo commerciale di Allen e anche uno dei pochi film recenti ad aver ottenuto riconoscimenti “ufficiali”. Un viaggio nella memoria, nei ricordi e nella celebrazione della naturale insoddisfazione dell’uomo, che vorrebbe sempre vivere in un’epoca antecedente a quella in cui si trova, perchè un sicuro passato è sempre meglio di un fumoso futuro.

Blue Jasmine (2013): a Hollywood infuria la polemica sulla pochezza stilistica e la scarsa quantità di ruoli femminili rilevanti, ma Allen sono 40 anni che cesella parti strepitose per attrici di talento. La combinazione qui funziona alla perfezione, con una Blanchett amabilmente isterica, dolcemente complicata e sensualmente insopportabile.

La ruota delle meraviglie – Wonder Wheel (Wonder Wheel) (2017): l’ultimo, in ordine temporale, ma più grandi film (se non proprio il migliore) del nuovo millennio. Lentissimo, verbosissimo, ma sublime. Tutti bravissimi, Winslet fuori parametro, tecnicamente una gioia per gli occhi. La recensione sta qui.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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