Esistono le anime gemelle ma soprattutto da che punto della loro esistenza sono legate e promesse l’una all’altra? La risposta di Corpo e anima è affascinante: possono esserlo da ben prima che s’incontrino di persona per la prima volta, ma rischiano di non scoprirlo mai, scivolandosi accanto.

Era dai tempi di Bright Star che un film romantico diretto da una donna non otteneva il plauso festivaliero europeo. A bissare questo successo non semplice (vuoi per il genere, vuoi perché di registe ammesse nelle competizioni festivaliere ce ne sono davvero pochissime) è stata l’ungherese Ildikó Enyedi, che si è portata a casa nientemeno che l’Orso d’Oro 2017 con Corpo e anima e aspetta a giorni di sapere se sarà nella cinquina che si contenderà l’Oscar per il miglior film in lingua straniera.

Mária e Erde lavorano in uno stabilimento di macellazione della carne bovina. Lui si occupa della contabilità da così tanto tempo che sembra integrato nell’atmosfera tra il fatalista e il macabro dell’azienda, lei è la nuova addetta al controllo di qualità che si distingue da subito per una rigidità personale e un rispetto delle regole che hanno del maniacale. Durante i pranzi alla mensa aziendale è evidente tanto la curiosità reciproca quanto gli ostacoli quasi insormontabili a una loro conoscenza più approfondita. Lui ha un deficit nel corpo, non potendo utilizzare un braccio completamente paralizzato. L’anima di lei è imbrigliata da numerose ossessioni e manie che le rendono quasi incomprensibile il comportamento altrui e le convenzioni sociali.

Mária e Erde scopriranno per pura casualità una dimensione che li lega nel profondo e in cui riescono a mettersi in contatto più facilmente. Tra cervi che corrono liberi in boschi innevati e vacche che attendono placidamente il loro metodico assassinio, Corpo e anima racconta ritrae due anime gemelle che rischiano di mancarsi per la loro difficoltà ad aprirsi e relazionarsi.

Il lungometraggio che ha sbaragliato la concorrenza alla Berlinale parte in punta di piedi, proseguendo passo dopo passo con la sua regia essenziale e la sua fotografia luminosa. Quando il pubblico comincia a intuire i veri contorni della storia la regista ha già dato il via al crescendo emozionale tra i due protagonisti (facce che difficilmente avrete visto altrove ma che ci ricordano che serbatoio di attori sia l’Europa non anglofona) realizzando una storia d’amore in cui s’intrecciano disagio mentale e handicap fisico in maniera così lieve e quotidiana che quasi non ce se ne rende conto. La relazione tra i protagonisti in Corpo e anima è speciale per la sintonia e la sincronia tra le loro anime: gli ostacoli che devono affrontare insieme sono dettati sì dalle loro debolezze specifiche, ma anche da quelle con cui deve fare i conti ogni coppia di nuovi amanti.

Corpo e anima è un grande film di sentimento declinato in sala autoriale, senza per questo risultare pesante o tedioso. Era da tempo che al cinema non si vedeva una storia d’amore accennato e suggerito di questo livello e non mi stupisce che, zitto zitto, il rappresentante dell’Ungheria agli Oscar abbia già strappato un posto verso la notte delle stelle. La competizione tra Orso e Palma d’Oro vedrà molto probabilmente tornare a casa The Square con un Oscar in mano. Poco male, se lungo la strada questo gioiello farà una tappa anche nei cinema italiani.

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Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul Gerundiopresente, il blog dell’autrice, Elisa Giudici.

 



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