1940, La Germania invade rapidamente l’Europa e a Dunkirk schiaccia le truppe inglesi in un fazzoletto di terra. A Londra Winston Churchill, da pochi giorni Primo ministro della Gran Bretagna dopo le dimissioni di Neville Chamberlain, continua ad affermare la necessità di resistere e combattere ma si trova a dover affrontare i dubbi del Re e dei membri del suo stesso partito, che vorrebbero negoziare un trattato di pace con la Germania nazista…

Un altro film su Churchill e la Seconda Guerra Mondiale? Porto sicuro per ogni sceneggiatore e regista, i bio-pic storici, genere qui non particolarmente amato, continuano ad imperversare, offrendo quasi sempre ottime se non strepitose performance attoriali e poco più. Anche L’ora più buia rientra perfettamente nel filone delle opere belle, ma inutili o quanto meno ridondanti, specie alla luce del fatto che proprio sulla figura di Winston Churchill era uscito pochi mesi fa un altro film, anche se meno “pregiato” quanto a cast e regia.

Stavolta il motivo per pagare il prezzo del biglietto ce lo dà Gary Oldman, che dopo tanti anni di mirabili interpretazioni raggiunge il suo apice con il borbottante, antipatico ma fermo e risoluto politico, uno di quelli che vanno ancora ringraziati per aver evitato all’Europa e al mondo il diffondersi della piaga nazista. L’Oscar come miglior attore è probabilmente già in tasca.

Lo script di Anthony McCarten ha una forte impronta teatrale, con molti verbosi dialoghi, altrettanti monologhi, non prevede quasi nessuna scena all’aria aperta (e la regia di Joe Wright, redivivo dopo il gigaflop dell’osceno Pan, è particolarmente opprimente e claustrofobica) e si basa quasi esclusivamente sul carisma di personaggio e relativo attore, presente in ogni sequenza. Non può che essere così, visto che nei pochi momenti in cui il film svaria su personaggi minori (la dattilografa interpretata dall’ex Cenerentola Lily James) perde efficacia e mordente.

Wright, che nei lavori precedenti, in particolare Orgoglio e pregiudizio, Espiazione e Anna Karenina aveva inserito sequenze memorabili, si trova comunque a suo agio nelle due camere e quattro stanze dei gabinetti di guerra britannici e si limita ad un solo, piacevole, svarione autoriale, facendo prendere a Churchill la metropolitana e facendolo confrontare con il popolo, unico assente (fino ad allora) ingiustificato, nelle scelte che porteranno poi il Regno Unito a vincere la Guerra.

In combo con Dunkirk e magari anche Il Discorso del Re, L’ora più buia (che va visto rigorosamente in originale) permette alle nuove generazioni di dare uno sguardo, per quanto parziale e incompleto, ai tempi che furono. Adesso però forse sarebbe forse il caso che sceneggiatori e produttori iniziassero a puntare più su soggetti originali… .



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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