È ormai palese che Warner e Rowling mirino a rendere quello di Harry Potter un franchise che possa competere con quello di Star Wars e da questo punto di vista il potterverse sarebbe anche in vantaggio nel mercato cinese, ma questa è un’altra analisi per un altro giorno. Il punto è che per (s)muovere tali numeri un fattore essenziale è la partecipazione dei fan che può esplicarsi in svariati modi oltre quello più ovvio del tirar fuori i soldi per gadget, libri, dvd, parchi tematici, ecc., e uno di questi è l’applicarsi nella nobile arte della fanfiction: prendere il materiale originario e sposarlo alla personale visione dell’opera attraverso la propria creatività. Scrittura, disegno, graphic novel e fan video, vale tutto per lasciare a briglie sciolte la devota immaginazione del fan, e in questo contesto si inserisce il lungometraggio Voldemort Origins Of The Heir.

Tryangle è una casa di produzione indipendente fondata da Gianmaria Pezzato e Stefano Prestia. I due, insieme a Michele Purin, hanno realizzato un film non ufficiale e non a scopo di lucro ambientato nell’universo di Harry Potter. Inizialmente il progetto aveva subìto una battuta d’arresto quando la Warner aveva chiesto e ottenuto che fosse cessata la raccolta fondi su kickstarter, ma successivamente la casa di produzione italiana ha avuto il beneplacito della major a patto che il progetto fosse no profit.

Eccoci dunque arrivati al primo dicembre dello scorso anno quando il primo trailer fa il pieno con milioni di visualizzazioni suscitando grande curiosità e aspettativa consideratala qualità e la cura mostrati dai primi fotogrammi. Il lungometraggio ha poi debuttato su youtube il 13 gennaio e vediamo un po’ come è andata.

Il titolo fornisce già un’indicazione precisa dell’oggetto della produzione: l’ossessione di Tom Riddle per l’immortalità e conseguente trasformazione dell’ex brillante graduato di Hogwarts in Lord Voldemort.

La storia messa in scena è opera di fantasia ma Pezzato e Prestia sono stati attenti a non cadere in contraddizione con la continuity della saga di cui sono stati rispettati sia i toni che lo spirito.

Gli appassionati riconosceranno all’istante alcune incongruenze più o meno macroscopiche: su tutte l’utilizzo del veritaserum durante l’interrogario, la parte cruciale del film. Ora, noi sappiamo che il veritaserum è un siero potentissimo di cui bastano tre sole gocce per far parlare chiunque dei propri più intimi segreti, e va somministrato per via orale. Qui il veritaserum diventa una una flebo da mezzo litro. Tutto sommato può essere una scelta dettata dal voler infondere maggiore drammaticità alla scena. Lo stemma dei Corvonero non è un corvo ma un’aquila – errore commesso anche nei film, va detto – e Merope Gaunt vende il medaglione di famiglia ben prima della nascita di Tom. Si potrebbe discutere anche della linea temporale in cui collocare il diario segreto di Tom Riddle nelle mani di Lucius Malfoy ma – potteriani di ferro, forse ricorderete meglio di me – qui non mi pare siano stati commessi errori.

Ma questa caccia alle divergenze è un gioco da appassionati inevitabile che nulla toglie al film che, ricordo, non è canone al contrario di Harry Potter e La Maledizione dell’Erede, un testo che pur facendo parte del canone – nonostante i negazionisti come la sottoscritta – trabocca di scempiaggini come se fosse stato scritto da due tizi che della saga hanno letto solo la pagina di wikipedia (ne ho parlato qui e qui). In Voldemort Origins Of The Heir, al contrario, siamo davanti a un prodotto che coglie e rispetta l’ambientazione e lo spirito dell’universo di Harry Potter riuscendo a tirare fuori un ottimo lavoro, pieno di passione, che sarebbe molto più meritevole del sigillo di JK Rowling rispetto al “lavoro” di Thorne e Tiffany.

Il lungometraggio racconta in un lungo flashback le vicissitudini degli eredi dei fondatori delle quattro case di Hogwards e di come tre di loro abbiano conosciuto Tom Riddle, in particolare l’erede di Griffindoro Grisha McLaggen, e assistito alla sua mutazione in Voldemort. Personaggi inventati, tranne ovviamente Riddle, che pure con poco tempo a disposizione vengono ben caratterizzati e dotati di una backstory solida e interessante.

Quindicimila euro non sono molti per una produzione del genere ma sono stati fatti fruttare al meglio tanto da sembrare che il film abbia avuto a disposizione una risorsa economica di maggiore entità. Grande cura per gli effetti speciali e per il sonoro, così come hanno lavorato per il meglio il reparto costumi e trucco. Un sapiente dosaggio degli esterni – il suggestivo Trentino innevato – intervalla le scene al chiuso. Le ambientazioni non sono molte ma tutte riescono a richiamare alla mente Hogwarts e la sua atmosfera. Punto a favore anche per la colonna sonora, efficace e discreta.

Un bellissimo lavoro degli attori protagonisti con un Tom Riddle affascinante, calcolatore, perso nel suo delirio di onnipotenza. Il plot twist finale per sorprendere sacrifica la premessa della storia, ma al termine dei cinquanta minuti il film raggiunge l’obbiettivo più prezioso per una produzione del genere: volerne vedere ancora.

Ecco il film, disponibili anche i sottotitoli in sei lingue.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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