Un quarto di secolo.
Tanto è passato dal giorno in cui mi imbattei per caso, a casa di amici, in quella che per almeno un decennio è stata una vera ossessione, trasformatasi poi in un piacevole passatempo e infine in uno svago messo tristemente da parte a causa della sua crescente complessità: Magic: The Gathering.

A quei tempi, era il 1993 o forse già il 1994, ero solito frequentare almeno due o tre volte alla settimana la casa di un membro del gruppetto di amici universitari coi quali trascorrevo gran parte del tempo libero. Aveva una casa molto grande, piena di gatti (per me un plus irresistibile) e molto spesso vuota, perchè madre e sorella erano gran giocatrici di bridge e la sera erano sempre in giro per tornei. Questo è stato il teatro di alcune delle partite in multiplayer a Bomberman, Rock N’Roll Racing e Perfect Eleven (e Risiko e Monopoli e…vabbè si è capito) più sanguinose e tirate che la storia ricordi. Finchè, un giorno, uno del gruppo tirò fuori un mazzetto di carte, dicendo “la settimana scorsa sono andato da Pergioco” (ai tempi celebre negozio di Milano, meta del pellegrinaggio di qualsiasi amante di Rpg, videogioco e gioco da tavolo che si rispetti) “e ho comprato questo gioco di carte fighissimo“. Io, che odio di giochi di carte classici, snobbai inizialmente la proposta di imparare a giocare, ma venni immediatamente colpito dalla bellezza delle immagini delle singole carte, che rappresentavano magie, incantesimi, creature e Terre. In quel momento, più che quella del giocatore, scattò la molla del collezionista. Addio.
La settimana successiva avevo già dato fondo ai risparmi degli ultimi mesi per accaparrarmi un paio di costosissimi “set” (espressione che da Pergioco significava prendersi una scatola intera da cinquanta e rotte buste).

Secondo la leggenda, che in questo caso è realtà, Magic stava per diventare un gioco da tavolo. Il creatore, Richard Garfield, originariamente voleva realizzare un gioco da tavolo chiamato Robo Rally. Dopo essersi visto sbattere le porte in faccia da tutti, Garfield approdò alla Wizards of the Coast, allora una piccola se semisconosciuta casa editrice, il cui direttore esecutivo, Peter Adkison, cassò il gioco da tavolo, ma propose a Garfield di sottoporgli un altro gioco, più semplice ed economico da produrre. A Garfield balenò l’idea di un gioco di carte collezionabili. Era il 1991. Due anni dopo, spesi da Garfield a creare le carte, il plot, le regole e a testare il gioco, in modo sommario (alcune carte dovettero essere eliminate o modificate quasi subito), Magic era pronto: il “the Gathering” venne aggiunto per non avere problemi di copyright e registrazione. Venne presentato alla Origins convention dell’agosto 1993: fu subito boom.

Le stime di vendita di Wizards of the Coast vennero sbriciolate dalla domanda, altissima fin dai primi giorni. La conseguenza fu l’esaurimento della mitica Alpha release (2,6 milioni di carte) prima e della Beta Release (7,3 milioni di carte), poi. Tra le carte presenti in questi set c’è la mitica Black Lotus, la carta più rara e ricercata, stampata in pochi esemplari (1.100 unità per la Alpha e 3.300 per la Beta), vero Santo Graal di ogni giocatore di Magic che si rispetti. Oggi vale circa 25mila dollari, a star stretti. Nel dicembre del 1993 venne commercializzata la versione Unlimited Edition, la prima ad entrare nelle case di molti appassionati italiani, tra cui il sottoscritto.

Wizards of the Coast si rese presto conto che la fame di nuove carte dei giocatori era insaziabile e già pochi mesi dopo la nascita di Magic, arrivò la prima delle 70 (SETTANTA) espansioni commercializzate fino a oggi, per un totale di oltre 16mila carte e motivo principale per cui mollai il gioco, diventato, già a metà dello scorso decennio, a mio parere troppo complesso, astruso e ingovernabile, specie per chi era interessato al mero aspetto collezionistico, più che a quello “competitivo”.

Magic: The Gathering è stato un e-sport, prima degli e-sport: il Magic: The Gathering Pro Tour veniva trasmesso in tv sul canale ESPN quando ancora qui si giocava con la prima Playstation e anche oggi il gioco fa bei numeri su Twitch, nonostante sia stato scavalcato dal meno originale e non cartaceo Heartstone, che per ora non si è trasformato in un mostro con diecimila regole diverse da seguire. In quest’ottica, una mezza occasione persa è stato Magic Online, arrivato nel 2002, che personalmente ho sempre trovato farraginoso e dotato di una UX/UI pessima. In ogni caso, un conto è avere a che fare con un gioco di carte “nativo” digitale come Heartstone o Gwent, altra roba è giocare su Pc a un gioco che fa della carta, degli odori, del tavolo con panno (o senza) la sua essenza.

Gli elementi che hanno reso Magic: The Gathering così unico sono due: lo spessore strategico sotteso alla costruzione del proprio mazzo e la bellezza delle illustrazioni delle singole carte, alcune delle quali sono delle piccole opere d’arte. Un altro elemento gustoso, che in molti hanno provato ad emulare senza riuscirci, sono le frasi, le citazioni e gli aneddoti che si trovano su alcune carte, che nel corso degli anni hanno permesso a Magic di raccontare delle storie e di creare una vera e propria mitologia, partendo da zero.

Come detto, non tocco un mazzo di Magic da un bel po’ di tempo, anche se mi tengo informato sulle nuove uscite. Il 16 marzo sarà lanciata una nuova edizione celebrativa per i 25 anni del gioco, che tutto sommato, nonostante la concorrenza, l’arrivo di internet e delle infinite alternative, è rimasto sulla cresta dell’onda. Auguri a lui e a chi finisce intrappolato nelle spire della sua bellezza.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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