Dovevo scrivere un fatto lungo sull’evento dell’anno, ovvero il concerto di Liberato di ieri 9 maggio (data simbolica) sul Lungomare Mergellina di Napoli. Location di un certo livello.

Il mega hype che ho visto, e vissuto, ieri mai in 28 anni di vita musicale. Mai. Neanche per Kendrick Lamar, neanche per Beyonce.

A mente fredda ci sono molte cose che vorrei dire, spero di riuscire a dirle e a concentrarle nel miglior modo possibile.

Partiamo proprio dall’inizio:

  • avete letto tutti qualche articolo su Liberato o visto qualche suo video su YouTube. Ha unito semplicemente gli elementi più vecchi del mondo: tradizione della canzone napoletana e il suo dialetto (che è una lingua vera e propria) e la canzone d’amore, con basi musicali accattivanti (non voglio usare la parola trap perché non saprei neanche io come definire la trap). Questo connubio esplosivo ha un ulteriore elemento: l’anonimato. Noi non sappiamo assolutamente chi sia Libeato. Un po’ come per Elena Ferrante (l’hanno citata mille volte sta cosa e la dico anche io).
e ce lo dice anche lui tipo mille volte
  • Per Liberato l’anonimato è un valore. In questa società dove siamo praticamente protagonisti ogni giorno (ma protagonisti per chi poi?), tra Instagram stories e selfie, lui (o chi per lui) ha deciso di non rivelare la sua identità. L’anonimato ti permette di essere molto più agile. Sicuramente non crei una fanbase di ragazzine urlanti che ti ascoltano solo perché sei belloccio.

Abbiamo avuto modo di “concentrarci” molto di più sui testi e sulla musica, di guardare più e più volte i videoclip e vedere una Napoli totalmente diversa da quella che conosciamo attraverso i tg e i fatti di cronaca. La svolta è proprio questa.

  • Ma veniamo al concerto di ieri:

Ieri il mondo di internet si è mobilitato per venire a sentire Liberato a Napoli.

Mezza Italia era lì ieri sera, giuro non voglio esagerare.

si faceva la fila per entrare per ovvi motivi aka i controlli degli zaini. foto scattata da me.

Dobbiamo chiederci “cosa si aspettava tutta la folla di ieri?” Bella domanda.

Metà della gente presente ieri è venuta con il solo scopo di sapere chi fosse Liberato. Beh amici vorrei dirvi solo una cosa: potevate starvene a casa così saremmo stati più larghi. Se siete venuti solamente con quello scopo lì avete toppato su tutta la linea. Era chiarissimo che non lo avremmo scoperto e non l’avrebbe mai detto.

Il voler sapere a tutti costi l’identità di una persona, com’è fatto fisicamente soprattutto, e spingere così forte sulla questione sta diventando abbastanza seccante. Se Liberato vuole proteggere il suo anonimato ha tutto il sacrosanto diritto e tutte le motivazioni per farlo. Voi di Liberato dovete capire solo una cosa: vi ha fatto amare Napoli. C’erano milanesi che cantavano in napoletano ieri. Io sconvolta, in maniera super positiva ovviamente.

words of wisdom su Fb

Liberato e Lettieri (il registra dietro ai videoclip) ci hanno donato uno spaccato di una Napoli romantica, assolata, colorata e magica. Una cosa bellissima ed importantissima dopo anni e anni di sfottò e di “no ma a Napoli c’è solo la camorra e la spazzatura ma chi ci va”. Un’estetica patinata ma allo stesso tempo verace. La mole di gente che è affluita sul lungomare ieri ha vissuto tutto questo. Ha visto Napoli al crepuscolo sul mare, i baretti coi taralli e la trippa, con tutte le luci dei palazzi che si accendono all’unisono. Ha visto Napoli che è piena di storia e di tutto e che ti toglie il fiato così, anche senza Liberato. Questo è il merito. Questo era il vero evento: stare a Napoli.

Alla faccia della scena milanese o romana.

Cosa non mi è piaciuto allora?

sempre scattata da me

Vi dovete dare una calmata con questi maledetti telefoni. Era surreale la quantità dei telefoni per aria.

Liberato è venuto dal mare. Sì stava su una barca. Erano tutti coperti fino alla cima dei capelli quindi non si è visto niente di niente. Questa cosa la sapevamo. Quindi perché stavate lì pronti a paparazzare qualsiasi suo movimento? Godersi sei pezzi e ballare era troppo overrated? Chi stava sotto al palco ha vissuto un concerto diverso: ha avuto un contatto, ha visto forme e persone. Beh dietro io ho vissuto il pubblico, ma non il pubblico che si divertiva ma il pubblico “eh ma allor chi cazz è”. No buono. Dietro non arrivava l’audio. Mi direte “vabbe allora ti lamenti e poi ti sei messa dietro!”. Ho un’età e avevo bisogno di ossigeno e soprattutto non ero interessata a scoprire chi fosse ero lì per la musica.

Però ci sono stati dei momenti awkward: la voce di Liberato si nascondeva dietro i suoi pezzi (era come ascoltarlo su Spotify). Abbiamo sentito molto poco la sua voce, c’era molto pubblico che cantava ed è stato sicuramente emozionante. C’è stato un momento di silenzio in cui il pubblico aspettava la sua voce e Liberato aspettava il pubblico. Nel finale non ci ha detto nulla su un possibile disco in uscita (peccato). Avrei voluto molto più confronto. Ci speravo.

Cosa bellissimissima: ha canticchiato un po’ di Pino Daniele. Grande omaggio.

Liberato, così come la Ferrante, vi hanno fatto scoprire un mondo, una città, un dialetto, ci parlano di sentimenti che proviamo tutti in una chiave totalmente diversa. Sapere chi sono, come sono fatti, o meno non aggiunge e non toglie niente a quello che si prova leggendoli o ascoltandoli. Dovete godere delle piccole cose, dei paesaggi, dei posti in cui siete. Napoli è magica e Liberato ce l’ha solo ricordato.

Ps: sono tornata a casa molte ore dopo e indovinate cosa ho ascoltato?

Questo articolo è apparso in origine sulla pagina Medium di Valentina. 

 



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