2022: il Giappone vara una legge che obbliga chiunque sia disoccupato da più di sei mesi a sottoporsi forzatamente ad un “trattamento” che prevede il ricondizionamento mentale, la cancellazione della memoria e l’acquisizione indotta di competenze che permettano alla persona di trasformarsi in un professionista iperqualificato. Non tutti però subiscono questa sorte: in molti sono spediti in speciali campi di concentramento che invece di riabilitare le persone, le sottopongono ad ogni forma di tortura possibile e immaginabile, al fine di forgiare il loro carattere e trasformarle in spietate macchine da guerra. E’quest’ultima la fine che tocca a Tatsuya Kamijo, un giovane brillante e ambizioso, che dopo essere stato licenziato all’improvviso non riesce a trovare rapidamente lavoro…

Mentre la realtà reale (da noi), promette fantomatiche elargizioni di denaro a babbo morto, senza spiegare nè come nè da dove queste risorse verranno raccolte (nè a chi saranno date, perchè il termine “cittadinanza” dovrebbe comprendere tutti i cittadini, senza distinzione di status…), la realtà fumettistica di Unemployed Concentration Camp propone scelte più draconiane ed efficaci: riprogrammazione neurologica o botte.

Comunque vada, sembra affermare lo sceneggiatore Atsushi Kamakura, sarà un successo: il mercato del lavoro potrà riaccogliere al suo interno stakanovisti supermotivati, uomini-macchina che si limitano ad obbedire ciecamente e a produrre e qualora questo non fosse possibile, beh, calerà su di loro la mannaia dello Stato, che si libererà delle persone improduttive. Non stupisce che invece di utilizzare scenari immaginari la storia sia ambientata in Giappone, paese vecchissimo (come l’Italia, del resto) e dove il numero di NEET, acronimo che sta lentamente diventando d’uso comune anche in Italia (sta per Not in Education, Employment or Training, i giovani tra i 15 e 35 anni (circa) che non studiano né lavorano), cresce anno dopo anno a dismisura.

Il Giappone ( e il mondo intero, forse) raccontato da Unemployed Concentration Camp fa schifo e lo fa ben prima che gli effetti della “Legge per la riabilitazione dei non-lavoratori” si abbattano sul protagonista, Tatsuya Kamijo, un personaggio sostanzialmente negativo (arrogante, spocchioso, isterico e fin troppo sicuro della posizione che ha acquisito) che diventa vittima solo perchè circondato un orrore più grande e da persone ancora più ripugnanti. Il campo in cui viene rinchiuso è teatro di violenze sessuali, torture, umiliazioni psicologiche e vessazioni continue. Eppure, anche in un luogo del genere, l’acume di Tatsuya riesce a non farsi scalfire e, anzi, si rivela uno straordinario strumento di sopravvivenza. Per i deboli non c’è speranza nè dentro, nè fuori.

E’ difficile esprimere un parere compiuto su Unemployed Concentration Camp, visto che fino ad oggi sono usciti solo i primi due volumi, che peraltro hanno già messo in evidenza un netto cambio di registro: la storia, che dispensa pessimismo a piene mani, inizia con una fortissima enfasi su temi politico/sociali che vanno però via via sfumandosi dal momento in cui Tatsuya entra nel campo, per lasciare spazio ad un thriller nero e tesissimo, che pone l’accento sulla violenza fisica e psicologica subita dagli sventurati (ma non troppo…in Unemployed Concentration Camp si fa davvero fatica a provare simpatia per le vittime, visto che come persone sono una peggio dell’altra) e sulle relazioni interpersonali che avvengono in questo lurido e spietato microcosmo.

Il rischio è che col passare del tempo e delle pagine, Unemployed Concentration Camp si trasformi in un “semplice” clone più violento di Assassination Classroom, The Promised Neverland (entrambi ottimi, peraltro) o altro survival a scelta, omologandosi e perdendo il suo tratto distintivo. Sarebbe un peccato, perchè le riflessioni socio-politiche introdotte nei primi capitoli non vanno sprecate, visto che potrebbero fungere da efficace volano per imbastire una seria riflessione su un argomento che viene sempre declinato seguendo derive populiste o semplicistiche. Quello che tutti speriamo è che Unemployed Concentration Camp ci permetta finalmente di rispondere alla domanda delle domande: vivere per lavorare o lavorare per vivere?

Edito da: PANINI COMICS
Autori: REI AKIRA, ATSUSHI KAMAKURA
Prezzo: 6,50€
208 pagine in bianco e nero, brossurato con sovraccoperta



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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