È bizzarro pensare che la Sony che qualche anno fa si è ritrovata a rinegoziare gli accordi con la Marvel per lo sfruttamento cinematografico di Spider-Man, dopo un reboot che non aveva certo sortito gli effetti sperati, realizzando nel frattempo quel carrozzone sgangherato che si è rivelato essere Venom, sia la stessa Sony che in questo natale 2018 è riuscita a portare in sala il miglior film di Spidey almeno dai tempi di Raimi, ma più probabilmente di sempre.

La bontà di Spider-Man: Un nuovo universo non è figlia di strane congiunture astrali o di una campagna marketing particolarmente efficace – per quanto i trailer rilasciati negli scorsi mesi lasciassero già intravede quanto di buono si è poi rivelato essere presente nella versione finale. Per una volta, il segreto del successo è estremamente facile da rivelare ed è tutto racchiuso nella competenza e nel talento delle persone che ci hanno lavorato. A partire da Peter Ramsey, navigato storyboarder prestato alla regia dopo la precedente esperienza dietro la macchina da presa con Le 5 leggende, continuando con Phil Lord, sceneggiatore di quel capolavoro di Lego Movie, fino ad arrivare al produttore esecutivo Brian M. Bendis, a lungo sceneggiatore di punta della Marvel, ora passato alla DC Comics, nonché creatore insieme alla nostra Sara Pichelli di Miles Morales, il giovane Spider-Man dell’universo Ultimate.

Il coinvolgimento diretto di Bendis nel progetto non è casuale, perché è proprio il suo Miles il protagonista del film, nonostante la presenza dello Spider-man classico già in attività e un’invasione ragnesca scatenata da un esperimento sfuggito al controllo di Kingpin. Quello che nella traduzione italiana è diventato Un nuovo universo in originale è Into the Spiderverse, titolo che fa riferimento a un recente ciclo di storie che ha visto la convergenza nella nostra dimensione di una moltitudine di Spider-Man provenienti da universi paralleli.

In realtà, come spesso avviene, la trama di Spider-Man: Un nuovo universo non segue completamente l’intreccio della sua fonte di ispirazione, ma la rimaneggia e la incastra con altre trame. Invece di centinaia di uomini e donne ragno, nella splendida New York animata dagli studios di Sony fanno la loro comparsa solo cinque versioni alternative del nostro amichevole arrampica-muri di quartiere: un Peter Parker imbolsito e fallimentare, Spider-Gwen, Spider-Man Noir, Spider-Ham e Peni Parker, una versione anime di Spidey impersonata da una ragazzina in contatto psichico col ragno che controlla un robot – davvero, non sto scherzando.

Quest’arco narrativo si interseca con la storia dell’esordio di Miles nei panni del nuovo Spider-Man, con tutte le conseguenze emotive degli eventi che conducono a questa decisione, tradotti in un paio di scene dal forte impatto emotivo anche per chi le ha già vissute su carta nel ciclo di storie scritto da Bendis. In un certo senso dunque Spider-Man: Un nuovo universo è anche un racconto delle origini, rappresentando uno dei rari casi in cui questa formula funziona in un cinecomic proprio perché riguarda un personaggio poco noto al di fuori della cerchia degli appassionati. D’altra parte la produzione della pellicola dimostra di avere un’abbondante confidenza con la materia e con la sua gestione. Ne è prova la simpatica gag iniziale con cui viene condensato il racconto delle origini di Peter Parker, ormai arcinoto a chiunque, poi riutilizzata in seguito per presentare le sue versioni alternative, ma anche la naturalezza con cui il film riesce ad inglobare elementi di grammatica propri del fumetto come le didascalie e le linee cinetiche, rendendoli non meri omaggi, ma elementi perfettamente integrati e utili.

Sono dettagli, che tuttavia dimostrano quanta attenzione sia servita per realizzare un film che di fondo rimescola tutti elementi già noti agli appassionati, pur presentandoli in una veste nuova, coerente e rispettosa della tradizione. Questo discorso vale per l’intreccio narrativo, come già detto, ma anche per i villain, alcuni ridisegnati anche in profondità, per i comprimari e per le situazioni. Una costellazione di micro e macro riferimenti che finiscono per stampare un sorriso lungo quasi due ore sul viso dei fan di Spidey, a prescindere dall’età – e ogni riferimento al sottoscritto è da intendersi come puramente casuale. Persino il primo cammeo post-mortem di Stan Lee non poteva essere più azzeccato e commovente.

Ma la capacità di maneggiare una materia potenzialmente esplosiva come il canone fumettistico prendendone le distanze quando necessario, riuscendo a risultare comunque rispettoso di tutti gli elementi inscindibili dal personaggio, è solo uno dei livelli di lettura in cui il film si rivela maestoso. Quello più evidente invece è il lato visuale: senza troppi giri di parole, Spider-Man: Un nuovo universo rappresenta il nuovo stato dell’arte per l’animazione occidentale e il metro di paragone con cui dovranno confrontarsi tutti i cartoon da qui in poi. Parte del merito va agli animatori capaci di un lavoro semplicemente pazzesco. Il film sfoggia una sua identità visuale molto potente, riconoscibile in ogni fotogramma, grazie al mix tra l’uso di colori sparatissimi in tonalità evidenziatore, una sorta di grana sovrapposta all’immagine e quel leggero effetto fuori-fuoco applicato a certi elementi in scena che è al contempo cifra stilistica e rappresentazione visuale dei concetti multi-dimensionali espressi dalla trama. È quasi incredibile poi come la diversa rappresentazione grafica di ciascuna versione narrativa di Spider-Man, dal bianco&nero del Noir allo stile che si rifà agli anime di Peni Parker, riescano a coesistere all’interno delle scene risultando allo stesso tempo “fuori dimensione”, ma comunque omogenei alla messa in scena complessiva.

Abbondanti complimenti però vanno fatti anche al regista Peter Ramsey a cui si deve la dinamicità di ogni sequenza oltre al ricorso ad inquadrature spettacolari ed efficaci, sia nel suscitare meraviglia sia nel definire il carattere dei soggetti finiti davanti alla sua lente. Certo il ricorso a una camera virtuale, che consente acrobazie a costo zero è un vantaggio strettamente legato ai linguaggi dell’animazione, ma le soluzioni brillanti utilizzate anche in sequenze “urbane” dimostrano che oltre alla tecnologia c’è anche tanto mestiere. Quando nell’equazione si inserisce poi anche la fantasia, dal momento in cui le realtà alternative implodono nella nostra, il risultato è una gioia per gli occhi in cui tuttavia non si perde mai il senso di ciò che accade.

L’ultimo piano di lettura in cui Spider-Man: Un nuovo universo si rivela un piccolo gioiello è quello dell’universalità dei messaggio di cui si fa portatore. Ancora una volta, per i lettori del fumetto non sarà una sorpresa scoprire che Spidey è in grado di parlare a giovani e meno giovani, ma il fatto che una trasposizione cinematografica riesca a farlo con altrettanta naturalezza non è scontato. Al di là del classico tema delle responsabilità, la storia di Miles racconta di un ragazzo ragazzo che cerca il suo posto nel mondo, argomento perfettamente comprensibile da qualunque adolescente in cerca della propria identità, ma quanto mai attuale oggi per chiunque. E il messaggio di inclusione che il film trasmette è apertamente trasversale, sottolineato anche da un paio di battute che causeranno travasi di bile agli adepti del Comicsgate e più in generale a tutti coloro che ci tengonoa  dimostrare online di aver capito molto poco dei  fumetti che sostengono di amare così nel profondo.

Spider-Man: Un nuovo universo è un film genuinamente immerso nel 2018 e cogli come poche altre pellicole recenti lo spirito del tempo, non solo per l’attualità delle tematiche, ma anche per la contemporaneità del linguaggio che utilizza in ogni possibile declinazione, verbale, visuale e soprattutto musicale, con una colonna sonora urban e hip hop che scandisce con precisione il percorso di Miles, sia quello quotidiano in giro per la città che quello di crescita personale.

Nonostante gli oltre 50 anni dalla prima storia del personaggio realizzata da Stan Lee e Steve Ditko – quest’ultimo troppo spesso dimenticato quando si parla – Spidey sembra non essere mai stato così in forma e questo 2018, dopo l’iconica scena di Avengers: Infinity War e l’ottima trasposizione videoludica realizzata da Insomniac, regala al personaggio simbolo della Marvel una pellicola che ne rispetta ed esalta lo spirito sotto ogni punto di vista.

 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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