Dal lat. inertia, der. di inersertis «inerte». La condizione e la qualità di chi è inerte, come tendenza abituale procedente da pigrizia, da indolenza, da torpore spirituale. Più genericamente e con significato oggettivo, stato di inazione, d’inoperosità, volontaria o dovuta a cause di forza maggiore.

Proseguono le rocambolesche avventure tra mondi immaginati lontani, distanti e ignoti. Questa volta accompagneremo Melissa, ragazzina in fuga da un gruppo di tagliagole non meglio identificati, nella visita di un misterioso hotel in un bosco. Al fianco della ragazza ci troveremo a esplorare le stanze di un hotel immerso in un bosco, con la guida di un accompagnatore che sembra una via di mezzo tra il Baymax Marvel di Steven T. Seagle & Duncan Rouleau e il Baymax Disney disegnato a partire dai concept di Shigeto Koyama, a cui si aggiungono ulteriori influenze fantascientifiche. Ogni stanza dell’hotel si apre su un differente mondo, trascinando lettore ed esploratrice in un vortice di colori, storie, visioni differenti.

Dopo Itero Perpetuo, Adam Tempesta ritorna con Inerzia decide di adottare un’iconografia più fantasy: lo fa sia nei mondi che immagina, anche con un’apertura mistico-tarantiniana, che proponendo alcuni elementi di formazione. Da questo punto di vista, devo dire che avrei apprezzato un approfondimento del personaggio di Melissa, delle sue motivazioni, di cosa le è accaduto e di dove arriverà. Ma il guerriero psichico e fumettista torinese ha altri piani, tra cui continuare il suo percorso di esplorazione e di creazione di immaginari.

La crescita del personaggio è d’altronde strumentale a un percorso a ostacoli, a una serie di balzi che non offrono alcun punto di riferimento e che spesso disorientano lettore, esploratrice, inseguitori. L’inerzia a cui fa riferimento il titolo è prodotto di uno scarto semantico. A essere inoperosa e inattiva non è Melissa, costretta alla fuga e a confrontarsi con questi imprevedibili mondi, ma il lettore. Egli, anzi noi, non possiamo che avanzare compiendo un gesto automatico e inoperoso, un gesto che potrebbe trascinare la nostra protagonista in un baratro.

A questo punto emerge la natura psicologica del racconto elaborato dall’autore torinese. Un percorso nel quale l’aspetto più emozionante è l’attesa di voltar pagina, di scoprire se e come Melissa ce la farà. L’indizio che ci è dato in copertina sarà rispettato? Rivelarlo in questa sede equivarrebbe a qualcosa di più grave di un semplice spoiler.

Probabilmente Inerzia non soddisferà chi, in un volume a fumetti di questo genere, ricerchi quegli elementi “da romanzo” che forse giustificano parzialmente un’etichetta artificiosa come «graphic novel». Al contempo, però, la sperimentazione e la fantasia di un autore sono caratteristiche che il fumetto non può perdere.

Vi sono certamente vie di mezzo più equilibrate e opere più avventurose di questo volume, ma chi vuole affacciarsi sul baratro dell’ignoto, osservare quanto profondo e distante è dallo zenit, spingersi pericolosamente a toccare il fondo senza caderci dentro non ha molta scelta nell’attuale panorama italiano. E perdersi il viaggio di Melissa sarebbe comunque imperdonabile. Poiché essere coerenti è più difficile che essere originali, la coerenza di Adam Tempesta è da riconoscere e apprezzare.


Inerzia, di Adam Tempesta
collana Kina, Eris
Torino 2018



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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