Organizzarsi, istruirsi, agitarsi è una famosa citazione che, nella mia esperienza, si è mostrata valida e veritiera in ogni aspetto e campo. Dallo studio alla militanza, passando per le relazioni e per il lavoro, ho avuto modo di comprendere come la sintesi raggiunta da Gramsci in questi tre elementi sappia cogliere una necessità che reputo intrinseca nel vivere – la capacità di comprendere e cogliere quelle possibilità che ci sono date, assumendo le responsabilità che ne derivano.

Per questo motivo, quando mi sono trovato a scrivere di fumetti, di romanzi, di saggi, di videogiochi o di qualsiasi altra opera, ho sempre cercato di fornire e indicare livelli di lettura che dischiudessero ulteriori possibilità per il lettore o la lettrice. È per questo che, oggi, mi trovo a raccontarvi di un piccolo volumetto autoprodotto: Doveri femminili, edito in Italia dalla microrealtà di Turbina edizioni. Vi anticipo già che, qualora vogliate acquistarlo, l’occasione migliore sarà visitare la terza edizione del che si terrà allo Scugnizzo Liberato. È gratuito, fa figo e non ci sono i cosplayer. Qualora non vi avessi convinto, più avanti provo a darvi maggiori informazioni.

Il volume nasce da uno degli opuscoli propagandistici curati dalla “Sezione femminile della falange spagnola tradizionalista e delle giunte di offensiva nacionale sindacalista” (stampato a Madrid nel gennaio del 1958), che è stato riproposto per la costruzione dello spettacolo teatrale La Sección. Lo spettacolo nasce dalla collaborazione della compagnia Atirohecho all’interno della sperimentazione messa in atto presso il Teatro del Barrio, per essere portato in scena nel gennaio 2017. La compagnia che lo ha immaginato, il cui nome è traducibile come «A colpo sicuro», si presenta con questa descrizione: «1. loc. avv. Colpo con grandi probabilità di non essere mancato; 2. loc. avv. Agire con sicurezza, deliberatamente». Il Teatro del Barrio, invece, è una realtà madrilena che si presenta affermando di voler «partecipare al movimento cittadino che sta già costruendo un altro modo di vivere insieme», a partire da una «fame di realtà. La realtà ha sempre qualcosa di meraviglioso: per quanto terribile possa essere, può essere trasformata».

È evidente l’affinità con l’attuale ondata di liberazioni e riprese di spazi pubblici inutilizzati da parte di movimenti, abitanti di territori dimenticati dalle istituzioni, persone comuni. Una scena in cui rientrano fenomeni come il sopraccitato Scugnizzo Liberato o, per restare sul suolo partenopeo e rivolgerci a un altro “incubatore” (questa la definizione a la Marchionne), l’Asilo (ex Asilo Filangieri).

L’obiettivo sotteso a queste realtà e alle sperimentazioni che vi vengono realizzati è, a mio dire, di provare a capire «[…] cosa sta succedendo qui, perché non ci piace e perché vogliamo cambiarlo». Da questo punto di vista, il riproporre un vademecum sulla femminilità prodotto da militanti fasciste è uno strumento per guardare insieme il nostro mondo e il nostro presente. Di più: è uno strumento che, a partire da un testo conservatore che rientra nella propaganda sociale del franchismo – cioè di un fascismo che, in quanto vincitore, ha potuto morire naturalmente e soffocare qualsiasi forma di antagonismo – ci fornisce un punto di partenza per cominciare a immaginare un altro mondo necessario.

Questo obiettivo, dichiarato e dato, non è però raggiunto in alcun modo pratico: sia la traduttrice del testo, Rubina Rosa Caporale, che l’illustratrice Elias Tano, scelgono di non “accompagnare” lettori e lettrici nell’interpretazione del testo. Piuttosto ne forniscono una piacevolissima rappresentazione, lasciando all’autoconsapevolezza individuale la comprensione dei distorti messaggi di propaganda, i loro possibili legami con il presente e in che modo una così esplicita dichiarazione di un rapporto di potere e subordinazione sia tutt’altro che superata.

Il fumetto, in questo caso, è uno strumento che ci traghetta e ci consente di rielaborare e ricollocare atteggiamenti, relazioni di potere, soprusi ai quali – anche se forse in forme meno esplicite e, almeno a dire di chi scrive, ancor più difficili da riconoscere – assistiamo quotidianamente. Doveri femminili, quindi, è un pamphlet che sarebbe necessario e importante leggere, anche indipendentemente dall’attualità di un paese ancora intrinsecamente maschilista e patriarcale. Che poi sia capitato tra le mie mani a ridosso dell’oscurantista congresso di Verona e della splendida contromanifestazione costruita dal movimento di Non Una Di Meno, è solo una gradita e ulteriore aggiunta che mi spinge a consigliarne ancor di più la lettura.

Doverosa e necessaria aggiunta: il e lo Scugnizzo Liberato. Il Ué non è solo un contro-festival, inteso come evento alternativo, indipendente e autoprodotto che si tiene a Napoli dal 2016. Sulla falsariga dei precedenti Crack (Roma) e Afa (Milano), durante la tre giorni illustratori, fumettisti, creativi in generale e case editrici più o meno piccole sono ospiti di uno degli spazi liberati di Napoli. Lo Scugnizzo Liberato “sorge” sulle ceneri del carcere minorile Filangieri, nella zona di piazza Gesù e Maria (tra i quartieri popolari di Salvator Rosa e Montesanto): la comunità che lo ha liberato nel 2015 lo ha anche restitutiyo, dopo più di trentanni di abbandono, al quartiere e alla città. Tra le sue mura si tengono innumerevoli attività di socialità, cultura, spettacolo, musica, arte e così via.

Potrei continuare a lungo descrivendo come questi luoghi, oggi più che mai, rappresentino una risorsa fondamentale per tutti e tutte noi e siano luoghi di costruzione di immaginari e possibilità che – personalmente – ritengo auspicabili e necessari (sì, anche prendendosi le inevitabili “tarantelle” con istituzioni e ffoo). Per non dilungarmi oltre, vi invito a passare sia durante il Ué che durante le serate musicali che si terranno in quei giorni. Nella peggiore ipotesi, visiterete un luogo storico e un monumento unico e vivo – anche se mai quanto la comunità di uomini e donne che, sia allo Scugnizzo che nel resto della città, si impegna ogni giorno silenziosamente e senza alcun tornaconto a rendere Napoli migliore.

Ci vediamo dal 26 al 28 aprile.



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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