Dieci puntate da un’ora e trenta richiedono un impegno notevole, e un impiego di tempo che dovrà essere necessariamente sottratto ad altro. Ecco dunque una guida per cercare di capire se Too Old To Die Young può fare per voi, in che modo, oppure no. Nell’ultimo paragrafo troverete un comodo specchietto riassuntivo.

Too Old To Die Young è approdato su Amazon Prime il 14 giugno ed è uno di quei titoli che si annunciano da sé perché l’autore è Nicolas Winding Refn, e perché Refn ha avuto mani libere per fare esattamente quello che voleva nel realizzare la sua visione senza compromessi in termini di budget, scelte creative e tecniche, lunghezza e durata, forma e contenuto. Refn è anche alla sua prima esperienza televisiva, ha una nutrita schiera di fan al cui interno è presente un sottogruppo di accoliti in attesa che si produca nell’avvento di un nuovo Drive, il film per il quale Hollywood gli ha consegnato le chiavi del regno coccolandolo come l’autore europeo più hot del momento. In tutto questo va notato che è proprio Refn il primo fan di se stesso impegnato nel tentativo di ripetere la performance di Drive.

Curiosità e attesa erano dunque ampiamente giustificate e anche malignamente pungolate dall’esternazione di Refn che considera TOTDY non televisione, ma cinema. Su questo tornerò più avanti. Ma prima di dirvi com’è, di cosa tratta la serie Amazon, a chi è congeniale e chi è meglio non investa neanche dieci minuti del proprio tempo, devo lanciarmi in una doverosa premessa sul mio rapporto con l’autore che spesso vorrei un po’ menare, un po’ scherzarci insieme.

Ho scoperto Refn con Bronson, all’epoca mi colpirono la regia, la teatralità della messa in scena, e l’interpretazione di Tom Hardy, ma finito il film non mi sono più posta il problema dell’esistenza di questo autore danese. Con Drive è stato amore alla prima inquadratura, lo scorpione sulla giacca in acetato che sfoggia Gosling è a tutt’oggi una delle immagini totemiche cinematografiche che preferisco, i leziosi e allarmanti titoli fucsia non mancano mai di emozionarmi come fosse la prima volta, e la colonna sonora indietronic è una delle mie playlist preferite. E sì, naturalmente, ho amato anche il resto del film.

Come tutti quelli che hanno (ri)scoperto Refn con Drive ho aspettato con entusiasmo l’uscita di Only God Forgives, il trailer – bellissimo, ingannevole e mistificante – aveva per altro aumentato l’aspettativa per un film la cui visione alla fine si è rivelata un immeritato castigo divino. Ma nonostante continui a ritenere Only God Forgives un’esperienza punitiva, ogni tanto riguardo con grande piacere alcune sequenze: regia, fotografia, uso dei colori, colonna sonora e un’insolita Kristin Scott Thomas sono elementi che, svincolati dal contesto, irretiscono. Il film è nell’insieme pessimo ma la cura del dettaglio, il gusto impeccabile per la messa in scena, la perfezione dell’inquadratura e del movimento di camera sono elementi esteticamente appaganti. Personalmente realizzerei un’istallazione artistica fatta di sequenze di una durata compresa tra i pochi secondi e un massimo di due minuti presi casualmente dal film.
Poi è arrivato The Neon Demon che sublima l’esperienza del regista come autore di spot per i grandi marchi del lusso, ma ancora non ci siamo, un altro film formalmente squisito, esteticamente impeccabile, ma spesso involontariamente camp.

Ragionare su cosa avremmo dovuto aspettarci da Refn equivaleva quindi a una seduta di divinazione, ma poi proprio il regista ci tiene a precisare

“This is a movie. It’s a 13-hour movie. It’s not TV! TV is like reality shows and news channels. This is the future, which is streaming”.

Questa valutazione presuppone una notevole dose di ignoranza da parte di chi ha realizzato una serie televisiva senza avere la minima idea di cosa vada in onda (in streaming o in tv, non importa), ma la questione è un po’ più sottile di così: Refn sta sì parlando della qualità del suo prodotto che valuta cinematografico in opposizione al mezzo televisivo evidentemente meno nobile e privo di autorialità, ma Refn in realtà sta parlando anche di noi spettatori. Mi sembra chiaro che si aspetta di stupire il pubblico che nella sua visione è assuefatto a prodotti di bassa manovalanza mentre lui porta il cinema sul nostro device di preferenza! Purtroppo per Refn, che magari considera gli appassionati di serie tv dei villici del formato audiovisivo, o dei naive da educare o stupire, non sarà affatto così. Non è così.

Chi segue le serie è abituato benissimo. La maggior parte del pubblico che dedicherà tempo a Too Old To Die Young è cresciuta, o è stata svezzata, dalla cosiddetta golden age della tv, persone che hanno nel cv di spettatore The Wire, I Soprano, e una certa Mad Men che, a proposito di raffinatezza, precisione, e di estetica sofisticata e impeccabile, piacerebbe proprio allo stesso Refn. Prima di seguire la sua serie, gli spettatori hanno sperimentato Breaking Bad, hanno già avuto modo di essere viziati dai grandi autori cinematografici, Scorsese con Boardwalk Empire, Michael Mann con Luck ad esempio, per non tacere dei pilot di The Walking Dead, Justified e Sherlock provvisti di tutti i crismi per essere evenyualmente goduti al cinema. Perfino una rete generalista come CBS ha sfornato un capolavoro come The Good Wife prima, e The Good Fight dopo, serie che con pochi mezzi sono salite in cattedra a impartire lezioni di scrittura e regia un po’ a tutti. Aggiungerei anche Person of Interest, ma questa, a dispetto delle apparenze, è realmente per pochi eletti. Restando solo nel campo del lusso formale, va menzionata una serie come Downton Abbey che ha lustrato i nostri occhi per cinque stagioni televisive.

Cos’ha dunque da offrire Too Old To Die Young a chi ha spaziato da The Wire a Fargo, da The Sopranos a Buffy, da Mad Men a Halt and Catch Fire, da Twin Peaks a Fleabag, macinando Sherlock, Oz, True Blood, True Detective, Battlestar Galactica, Blackmirror, Girls, The Americans, Veep, Stranger Things e soprattutto, a proposito di violenza coniugata a un gusto squisito, Hannibal? Niente. E cos’ha da offrire a un appassionato di cinema? Sempre niente.

Quindi vale la pena di vederlo? Dipende. Io personalmente ho visto la serie e me la sono gustata tutta, andando con ordine dall’inizio alla fine. Refn parlando dello streaming come il mezzo del futuro dice che la sua serie può essere guardata saltando da un punto all’altro, o solo in parte; afferma che l’ordine degli episodi al momento della visione può essere sovvertito perché lo streaming serve a questo, a saltare nel mezzo della corrente nel punto in cui più aggrada e decidere cosa fare da lì

It’s like a book. If you go into a bookstore and find a book, you’re not going to take a book and read the first page […] you’re going to browse through it […] Oh, this is interesting. I’ll buy this book. If you buy anything, you browse through it, and very rarely do you start at page one.

Tutto vero, ma una volta acquistato il libro dopo averne letto degli stralici qui e là, si inizia dalla prima pagina. Non a caso il registra ha mostrato strategicamente a Cannes gli episodi quattro e cinque, i migliori, quelli grazie ai quali è più probabile uno spettatore abbia voglia di iniziare dal primo episodio.

Ma, dicevo, Too Old To Die Young non aggiungerà davvero nulla di sostanziale alla vostra vita di spettatore ma, se anche voi come me vorreste farvi il bagno nell’estetica di Refn, immergetevi e godetevi questo viaggio: ogni tanto vi verrà il dubbio di aver cliccato pausa per errore, o controllerete di non aver tolto l’audio per una svista, ma per il resto sarete catturati e ipnotizzati da una regia sontuosa imbevuta di un’arroganza romantica e poetica. La storia di un poliziotto corrotto, anaffettivo e amorale che diventa un killer di stupratori e pedofili, si interseca con la storia di Jesus e Yaritza a capo di un cartello messicano intenti a riconquistare il territorio di Los Angeles una volta governato dalla made di lui. La vicenda esplora il grado ultimo dell’abbruttimento umano, annota il fascismo che pervade le istituzioni e, nonostante la vittima sacrificale sia quasi sempre incarnata dal corpo femminile, allo stesso tempo indica una società strutturata sul matriarcato come l’unica via di uscita.

Se appartenete ad altre categorie, ecco come comportarvi. Se avete amato Drive, detestato Only God Forgives e avete trovato The Neon Demon inadatto a voi perché siete old fashion e vi piace che un film abbia una sceneggiatura, guardate la prima puntata, la quattro, la cinque e le ultime due.

Se avete visto Drive, vi è piaciuto senza però aver mai capito perché una parte di mondo è diventata matta per una giacca in acetato e Real Hero dei College, e non avete visto oppure avete dormito sugli altri: guardate la prima puntata tanto per restare sul pezzo e aspettate che su youtube sia disponibile l’inseguimento in macchina sulle note di Mandy.

Se detestate Refn guardate una puntata a caso per rafforzare il vostro giudizio negativo e poter criticare con maggiore cognizione di causa.

Se siete indignati per il successo tributato a Drive dai comuni mortali che hanno la colpa di credere che Refn sia quello di Drive senza capire che il vero Refn da omaggiare è quello di Valhalla Rising e della trilogia di Pusher, io con voi non ci parlo: arrangiatevi.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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