Chi l’avrebbe mai detto, è arrivata l’estate – pop e coloratissima – anche a Hawkins, la fittizia cittadina dell’Indiana che abbiamo imparato a conoscere come teatro di eventi paranormali e grotteschi a tinte horror stemperate in pennellate di nostalgia anni ’80.

La prima stagione di Stranger Things era stata rilasciata il 16 luglio 2016 ma la storia era ambientata in un plumbeo novembre, mentre la seconda stagione è stata resa disponibile a fine ottobre per sfruttare il traino di Halloween, festa omaggiata nel corso degli episodi, ed ecco che Hawkins dava l’impressione di essere uno di quei posti avvolti in un mood eternamente crepuscolare con una spiccata vocazione verso il tetro. Le uscite cinematografiche statunitensi però ci insegnano che proprio l’estate può essere la stagione d’elezione del genere horror e così eccoci qui, con un’uscita estiva di Stranger Things 3 la cui storia si sviluppa durante l’estate con i primi due episodi che navigano lietamente tra i generi della rom-com e del coming of age: stiamo parlando di adolescenti, dopo tutto, e sarebbe parso strano se la serie non avesse preso in considerazione i primi amori e l’inizio della scoperta della sessualità da parte dei protagonisti.

Ma niente paura, i coloratissimi anni ’80 qui veicolati da un numero spropositato di figuranti (al centro commerciale, in piscina) grazie ai quali il reparto costumi, trucco e parrucco devono aver fatto gli straordinari, sono solo il contraltare ironico per una stagione che nella sua vera essenza resta un accattivante, ruffiano e impeccabile mix di horror, thriller paranormale e mystery.

[Da qui in avanti alcuni SPOILER]

stranger things 3

Il cold open ci dice subito cosa attende i personaggi, scienziati e militari russi hanno messo a punto una macchina in grado di produrre un’energia tale da frantumare la barriera tra i due mondi, ma qualcosa è già qui ad Hawkins e il primo a rendersene conto è Will il cui legame con il Sottosopra è ormai inscindibile.

Per fortuna Will non è di nuovo la vittima predestinata della storia anche se ormai è l’elemento fuori posto nella sua cerchia di amici in cui non si riconosce più: Lucas e Mike, soprattutto, ma anche Dustin, sono concentrati sulle rispettive ragazze e mentre loro cercano di carpire i misteriosi segreti dell’animo e dell’umore femminile, Will desidera solo tornare al tempo in cui tutti insieme trascorrevano notti intere intenti a giocare a D&D.

Il problema è che formalmente sono tutti coetanei, ma mentre Mike&Co sono compiutamente entrati nell’adolescenza, Will è rimasto emotivamente e psicologicamente fermo a due anni addietro, il tempo è trascorso suo malgrado, prima intrappolato nel Sottosopra, poi posseduto: mentre gli altri hanno vissuto attivamente le avventure di cui sono stati protagonisti, Will è stato sì l’elemento catalizzatore, ma in modo inerme e passivo. La sua condizione è simile a chi si risveglia da un coma dopo alcuni anni e vorrebbe riprendere la propria vita esattamente da dove l’aveva lasciata, ma per le persone che lo circondano non è evidentemente possibile.

stranger things 3

Gli ultimi avvenimenti hanno lasciato il segno anche su Steve, il vero protagonista – a volerne individuare uno – della passata stagione. Ritroviamo infatti l’ex bellone, con derive da bullo, a servire in un chiosco di gelati, vestito alla marinaretta come Sailor Moon. Steve non è più il ragazzo popolare, ricco e ambito dei tempi del liceo, è un quasi adulto ormai privo del tocco magico con le ragazze che non riesce a conquistare la collega per la quale ha una cotta, Robin, l’azzeccata new entry. Con queste premesse è un attimo che il piacere di rivedere Dustin, che aveva preso sotto la sua ala protettiva, si trasformi rapidamente in una caccia alla spia russa: per quanto sembri inverosimile la teoria di Dustin, tradurre il messaggio di possibili spie russe sembra infinitamente più eccitante che servire gelati a ragazzine indisponenti. È dello stesso avviso Robin che entra a far parte del team con piacevole naturalezza. Il terzetto che si forma in Scoops Alohy funziona sotto tutti i punti di vista, a cominciare da quello comico ed è a loro che spetta investigare il lato spy della storia.

Buttarsi sul lato poliziesco della vicenda spetta invece a Hopper e Joyce che strada facendo danno vita a una buddy cop comedy condita da attrazione repressa. A eccezione di Will, tutti i personaggi sono in coppia o vorrebbero esserlo e in quest’ultima categoria rientra lo sceriffo, la figura più problematica dell’intero cast. Piccolo passo indietro: El e Mike trascorrono interi pomeriggi nella stanza della ragazza a baciarsi accorciando l’aspettativa di vita di Hopper sempre più livido di rabbia all’idea che sua figlia stia crescendo fino al punto da minacciare apertamente Mike. E questo è solo il primo e forse più allarmante segno del comportamento iracondo di Hopper che sarà anche uno dei buoni, ma ogni ostacolo è per lui l’occasione di mostrare una notevole propensione alla violenza e all’aggressività, per non tacere dell’ingiustificata e possessiva gelosia che mostra nei confronti di Joyce.

Ma è proprio la personalità al limite del tossico a rendere Hopper uno dei personaggi più interessanti, senz’altro quello (insieme a Joyce) con il vissuto più doloroso e anche per questo incapace di esprimere correttamente i suoi sentimenti. La lettera finale letta da El confermano quanto due nature, una tenerissima ma sotterranea, e l’altra più irruente e istintiva, convivessero in quest’uomo tragico ed eroico.

stranger things 3

Nancy e Jonhatan coprono la storia dal punto di vista del giornalismo investigativo mentre Eleven, prima di ricongiungersi a Mike e gli altri ragazzi, ha modo di sperimentare quello che tutte le ragazzine della sua età dovrebbero vivere pienamente: l’amicizia femminile. Nel suo piccolo Stranger Things mostra quanto sia più sano essere in due se prima si ha modo di stare per conto proprio e valorizzare l’amicizia con le altre ragazze senza scomparire in una coppia.

La divisione in tanti gruppetti ciascuno dei quali rileva la nuova minaccia e investiga di conseguenza funziona in modo chirurgico, dunque: è un’ottima scelta per evitare la confusione che potrebbe facilmente generarsi da un cast esteso, e dare al contempo a ciascun personaggio la possibilità di essere protagonista del suo segmento di storyline, fattore decisivo per evitare che la caratterizzazione dei personaggi scompaia una volta volta messi unicamente al servizio della trama orizzontale, pericolo presentissimo – ma evitato – in questa stagione che delle tre è la più serializzata: la divisione in capitoli resta, ma è più un vezzo questa volta, la firma riconoscibile della serie, che una suddivisione narrativa necessaria.

stranger things 3

Nel momento in cui le storyline convengono e il cast si riunisce ecco che la stagione, ottima fino a questo punto, supera sé stessa con due episodi finali scaltrissimi e strepitosi: i Duffer sono estremamente lucidi nel maneggiare la loro creatura, sanno dosare omaggio, rivisitare i tropi della narrazione di genere, e appropriarsi di tutto con una leggiadra faccia tosta per confezionare l’intrattenimento perfetto. La pioggia di citazioni (qui le trovate tutte) che spaziano da Die Hard, a Terminator, da Carpenter a Kubrick sono sempre più evidenti (come il product placement senza ritegno) perché ormai quello di Stranger Things è un gioco a carte scoperte: sappiamo come funziona, ma finché funziona così bene non possiamo che empatizzare con i ragazzi di Hawkins e divertirci – perfino commuoverci – insieme a loro.

La terza stagione è dunque decisamente migliore della seconda, anche se la prima, quella che aveva risvegliato il sense of wonder in tanti spettatori, resta comunque la migliore per il semplice motivo che esiste una sola prima volta.

Note

La scena post finale ci dice che è in arrivo una quarta stagione ma se così non fosse stato, questo finale sarebbe stato perfetto come series finale.

Dal 2 al 14 luglio la catena Baskin Robins trasformerà uno dei suoi negozi nell’esatta copia di  Scoopes Ahoy come potete vedere qui.

Su Spotify potete ascoltare tutte le canzoni della conlonna sonora di questa terza stagione.

Maya Hawke (Robin) mi ricorda tantissimo Jodie Comer, la sua Robin sembra una versione human friendly di Villanelle.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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