Protagonista di una delle personali di BilBolBul 2018, Anna Haifisch è una delle artiste più influenti dell’attuale panorama fumettistico europeo. Residente a Lipsia, ha pubblicato i suoi fumetti online e per editori internazionali, mentre in Italia i suoi lavori finora erano inediti. Con l’uscita di The Artist, raccolta delle tavole pubblicate su Vice che riunisce i due volumi The Artist e The Artist: Der Schabelprinz, Eris Edizioni consente ai lettori e alle lettrici italiane di colmare una lacuna importante nelle proprie librerie fumettistiche.

L’opera racconta le traversie di un anonimo artista, che cerca di emergere tra migliaia di uomini e donne come lui. Il giovane protagonista, rappresentato come un uccello stravagante, allampanato e mingherlino, costituisce un idealtipo che, ben presto, travalica la sua professione. Anna Haifisch compie un lavoro che si estende man mano che scorriamo le pagine, delineando un quadro più ampio. L’artista del titolo diviene, infatti, un modello caratteristico di una serie di atteggiamenti generali. Quest’ultimi appaiono e sono idiosincrasici e schizofrenici, descrivendo efficacemente quei caratteri sociali, psicologici e culturali che, ritengo, siano definibile come malattie del tardo capitalismo.

Individualismo, solitudine, schizofrenia e disturbo bipolare: queste le principali malattie che si manifestano nel corso dell’opera. Malattie che sono già preannunciate nel modo in cui la Haifisch delinea l’artista protagonista e il suo smunto corpicino. Il duo costituisce effettivamente l’unico personaggio con cui avremo realmente a che fare nel corso della lettura. Tutto il resto – da coloro che lo circondano come curatori, espositori, amici e amiche o anche dei suoi genitori, fino ai luoghi in cui egli vaga – è impercettibile e anonimo. Anche l’appartamento dell’artista rientra appieno in questa descrizione.

L’appartamento e gli affetti dell’artista rientrano in quella negazione della sfera relazione che caratterizza le forme neoliberali del capitalismo. La vita sociale dell’artista è infatti in una costante condizione contradditoria che realizza le previsioni del marxismo: il capitalismo ha bisogno di questi elementi, in quanto essenziali per la riproduzione, la cura e lo sfruttamento della forza lavoro, eppure contemporaneamente ne mina le fondamenta, come l’artista mostra costantemente.

Anche l’arte, in questa feroce analisi, diviene uno strumento di espressione di quello che Olvier James definisce – a mio dire correttamente – «capitalismo egoista». Ogni episodio di The Artist è infatti accompagnato da tavole che richiamano opere d’arte, fumetti e altre icone dell’arte occidentale più o meno note. In esse, ogni volta, l’artista occupa un ruolo di primo piano. Un atto di egoismo, determinato e ribadito dalla condizione di disturbo mentale che egli vive. È tale sensibilità e la capacità di mostrarne gli effetti, invitandoci implicitamente a chiederci e trovare una spiegazione sociale e politica a esse, a rendere quest’opera, come altre di Anna Haifisch, un fumetto imperdibile.



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Dario Oropallo

Ho cominciato a leggere da bambino e, da allora, non ho mai smesso.

Anzi, sono diventato un appassionato anche di fumetti, videogiochi e cinema: tra i miei autori preferiti citerei M. Foucault, I. Calvino, S. Spielberg, T. Browning, Gipi, G. Delisle, M. Fior e S. Zizek.

Vivo a Napoli, studio filosofia e adoro scrivere. Inseguo il mio sogno: scrivere.

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