C’è un momento molto speciale nella vita di ogni lettore, di qualsiasi età, in cui si palesa un libro diverso da tutti gli altri, piccolo ma prezioso, che avvolge come una coperta calda quando fuori è freddo: Il Piccolo Serpente di A.K. Kelly è quel libro.

All’autrice è stato chiesto di raccontare una storia ispirata a Il Piccolo Principe, e lei ha scelto di farlo importando dal testo di Antoine de Saint Exupéry la creatura che il lettore incontra nelle primissime pagine, il serpente appunto, e di trasportarlo in un’altra storia, in un altro mondo, quello di Mary.

Leccò l’aria per accertarsi che la bambina fosse felice e sentì sapore di verità e coraggio e dentifricio e di una saponetta che odorava di fiori

Mary è una bambina dal cuore tenero e l’animo profondo, ricca di immaginazione, ma anche abile nell’osservare in un modo in cui gli altri non possono o hanno rinunciato a fare, e queste doti le permettono non solo di vedere un piccolo serpente dorato e scintillante là dove chiunque altro avrebbe visto solo un pezzetto di legno, ma anche di diventarne la prima, unica e più grande amica. Lanmo, questo il nome del serpente, è una creatura magica e ancestrale, implacabile e potente, di fronte alla quale si concludono i destini di tutti, e al cui cospetto anche i più grandi e i più spietati tra gli uomini hanno tremato e supplicato.

Lanmo, con la sua lingua biforcuta che saetta veloce nell’aria, assaggia il sapore delle persone, dei luoghi e dell’umanità tutta: di Mary ha sentito quanto sappia di buono, di giusto e di saponetta, e quanto altri sappiano di crudeltà, insicurezza o paura. A partire dall’incontro con Mary, il piccolo serpente non si limiterà solo a registrare questi sapori, ma si interesserà anche a tutte quelle persone che in qualche modo gli ricorderanno la bontà e la dolcezza della bambina e, per quelle persone, deciderà di essere un amico che sa rendere dolci e rassicuranti gli ultimi istanti su questo mondo.

Lanmo si trasformerà in una fonte di affetto, amore e protezione per l’amica e i suoi cari e, in cambio, per la prima volta dalla notte dei tempi, il piccolo serpente conoscerà la gioia spiazzante, ma avvolgente, di essere destinatario di un amore puro e disinteressato. La distanza, il tempo, le guerre e i doveri della potente creatura non allenteranno mai questo legame.

Mano a mano che la storia procede la città, i Paesi, la società impoverita e distrutta dalla cinica cupidigia dei governanti, si staccano dallo sfondo e diventano parte integrante della storia là dove prima ne erano solo cornice e contesto. La grigia disperazione è però sempre contemperata, e infine battuta, dalla bellezza di quest’amicizia strana, dolcissima e traboccante di speranza che restituisce al lettore una sensazione di abbagliante calore.

Il Piccolo Serpente tratta tempi complessi quali l’amore, l’amicizia, la famiglia, la miseria della guerra, rendendoli semplici ed immediati grazie alla sintesi tra lo sguardo di una bambina che sa puntare al cuore delle cose, e quella di una creatura primordiale che dell’esistenza ha una visione atavica. Un libro, una storia, per stare bene e riappacificarsi con il mondo, il nostro e quello al di fuori di noi.

Nota

A.L. Kennedy, Il Piccolo Serpente edizioni E/O. Traduzione a cura di Silvia Montis.

la guerra dei poveri

Vogliono conoscere la Parola in tedesco, vogliono finalmente sapere cosa hanno raccontato loro da così tanto tempo in quella lingua strana, ne hanno abbastanza degli amen e di quelle tiritere che non si capiscono. Chiedere gentilmente a Dio di parlare nella nostra lingua non significa insultarlo.

Éric Vuillard, dopo L’ordine del Giorno, torna a parlare dell’umanità divisa tra oppressi e oppressori nel modo in cui gli riesce meglio: raccontare il passato con il linguaggio universale del romanzo in modo da eludere i confini tracciati dal Tempo, e far risuonare storie di secoli fa nella contingenza del nostro presente.

A John Wycliffe dobbiamo la traduzione della Bibbia, un atto rivoluzionario, una ribellione forse seconda solo a quella di Lucifero, ma è con l’invenzione della stampa che quella decisione avrà ripercussioni a cascata. La parola di Dio custodita, interpretata e divulgata solo sempre e comunque a discrezione della Chiesa, è alla portata dell’uomo comune. La magia più potente è sempre stata associata alla formula magica, ovvero alla parola, e chi controlla e domina la parola, domina e controlla l’uomo: è evidente dunque che per la Chiesa e i prìncipi cedere la parola di Dio significa cedere parte del loro potere.

Ne La Guerra dei Poveri siamo sul finire del 1400 e seguiamo le vicende del prete rivoluzionario Thomas Müntzer che sposò la causa dei poveri non dall’alto, da intellettuale – quale egli era in quanto membro del clero – ma da una posizione paritaria sia nella sostanza, la sua famiglia era caduta in disgrazia, che nello spirito.

E la comprensione della Parola porta inevitabilmente alla presa di coscienza: esattamente come Adamo ed Eva prendono coscienza della loro nudità dopo aver dato un morso alla mela, le masse formate da contadini, poveri, ma anche da artigiani e piccoli borghesi, prendono coscienza della loro nudità – e quindi vulnerabilità – di fronte al potere rappresentato dai nobili, dai ricchi, dai potenti tali soprattutto grazie all’oppressione esercitata sul volgo ignorante e ignaro delle faccende del mondo materiale e spirituale.

Ma ora che la Parola è alla portata di tutti, i poveri si chiedono se davvero Dio abbia bisogno di tanta ricchezze, ma soprattutto se abbia bisogno di tanti poveri. Lo scontro che scaturisce tra chi ha tutto e chi non ha nulla, e di colpo ne ha percezione, è il conflitto che percorre ogni epoca con le sue rivoluzioni e che solo la promessa di democrazia può tentare di comporre.

Éric Vuilard in poche pagine, di nuovo, racconta la Storia come dovremmo conoscerla per superarla senza ripeterla.

Nota

Éric Vuillard, La Guerra dei Poveri edizioni E/O. Traduzione a cura di Alberto Bracci Testasecca.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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