Primo piano di una bambina di pochi giorni. Sorride, piange, gioca col suo piedino. All’improvviso, uno scoppio. La camera si muove, oscilla, traballa: chi la imbraccia scende velocemente le scale e scopriamo che ci troviamo all’interno di un ospedale che è stato appena bombardato. E’ l’incipit di una delle tante giornate sempre uguali e sempre potenzialmente ferali di Aleppo, distrutta da anni di guerre e assediata da più eserciti. Nemmeno gli ospedali sono più un luogo sicuro, anzi, vengono costantemente presi di mira dall’artiglieria e dalle bombe.

For Sama (Alla mia piccola Sama nella versione italiana), è una video testimonianza realizzata da Waad Al-Khateab, regista siriana di 26 anni e girata ad Aleppo durante i 5 anni di rivolta siriana. La bambina inquadrata all’inizio, che rappresenterà una costante per tutto il film è Sama, la figlia avuta da Waad assieme al marito, medico in uno degli ospedali presi di mira, letteralmente, dall’esercito.

Da qualche settimana è nelle sale 1917, da tutti, noi compresi, applaudito per la sua incredibile verosimiglianza e aderenza al reale: il pubblico viene preso per mano da Sam Mendes e accompagnato assieme ai soldati nella loro pericolosa missione. Ma, appunto, è cinema, finzione, ricostruzione. La straordinarietà di For Sama è che dietro a tutte le terrificanti immagini che si susseguono nei 90 minuti di durata del documentario, c’è una mano vera, tangibile, reale, concreta. Ogni momento potrebbe essere quello buono per morire o veder scomparire gli affetti più cari.

La guerra in Siria è stata raccontata con dovizia di particolari da ogni medium possibile, ma mai in modo così crudo ed efficace. Waad Al-Khateab, donna e madre, regista e giornalista, descrive con scene prese dalla vita di tutti i giorni l’ordinaria follia dell’assedio di Aleppo, senza paura e senza mai fare sconti al pubblico: le morti, le ferite, il sangue, il lutto, il terrore, sono mostrati senza censure né tagli. A fare da contrappeso alla miseria umana e morale della guerra, c’è la bontà degli sguardi della protagonista verso la figlia e il marito e la capacità di tutti, anche in queste condizioni impensabili per chiunque, di trovare il modo di ridere, scherzare, tirare avanti, sperando in un futuro più luminoso.

E’ la domanda che la madre fa alla figlia all’inizio del film, a trovare infine una risposta di senso compiuto: perché metterti al mondo, in un mondo del genere? Forse perché, anche nel più buio dei giorni, c’è sempre una fiammella di umanità e amore, per la quale vale la pena di vivere.

Candidato agli Oscar e vincitore di un Bafta, For Sama riscrive da zero la storia dei documentari, combatte l’assuefazione al dolore e alla morte, esalta la capacità di anziani e bambini, uomini e donne, di resistere alle difficoltà più soverchianti, racconta una storia toccante, universale e, almeno per la protagonista, a lieto fine. Siatene partecipi.



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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