E quindi Parasite ha vendicato anni e anni di magra, durante i quali la cinematografia coreana è stata sostanzialmente ignorata dai culi di pietra dell’Academy, che molto spesso non l’hanno mandata nemmeno in nomination, a differenza dei maggiori festival mondiali (pardon, europei, perchè i tre che contano stanno tutti dalle nostre parti) che hanno elargito premi a profusione. Ecco quindi un brevissimo elenco di titoli che avrebbero, secondo il MIO, parere, meritato la statuetta (tavolta persin più del trionfatore di questa edizione)

BURNING | LEE CHANG-DONG | 2018: Beh, è recente, ne abbiamo parlato diffusamente qui.

MEMORIES OF MURDER | BONG JOON-HO | 2003: Il thriller più incredibile del nuovo millennio,graziato da interpretazioni straordinarie e dal miglior finale di sempre. A proposito, torna nelle sale italiane da dopodomani, quindi occhio allo spoiler!

THE HOST | BONG JOON-HO | 2006: C’è il mostrone geneticamente modificato e un sacco di azione ed effetti speciali, ma laddove gli yankees di fermano (di solito), i coreani procedono spediti e parlano di famiglia, affetti, disabilità, riscatto sociale e ambientalismo. In un film di mostri eh.

PEPPERMINT CANDY | LEE CHANG-DONG | 2000: Cosa porta un uomo a terminare anzitempo la sua vita? In cinque capitoli, che scandiscono un’esistenza, viene raccontata la triste vita del protagonista con un tatto, una sensibilità e una violenza (non è una contraddizione!) fuori del comune. Sol Kyung-gu firma l’interpretazione della vita.

THE WAILING | NA HONG-JIN | 2016: Conosciuto anche come Goksung – La presenza del diavolo, è uno clamoroso mix tra thriller, horror e noir, che racconta le vicende di un poliziotto mandato ad indagare cosa ha scatenato follia, omicidi e una misteriosa epidemia in un quieto villaggio rurale. La fotografia di Hong Kung-Pyo (Snowpiercer, Mother) è a livello del miglior Deakins.

OLDBOY | PARK CHAN-WOOK | 2003: IL film che ha rilanciato la cinematografia coreana in tutto il mondo, prodotto remake ed epigoni (nessuno al livello dell’originale) e che a distanza di quasi vent’anni è ancora bene impresso nelle menti e nei ricordi di chi ebbe la fortuna di vederlo in qualche festival o rassegna ai tempi della sua uscita originale.

SPRING, SUMMER, FALL, WINTER… AND SPRING | KIM KI-DUK | 2004: Altro titolo che ha reso celebre il cinema coreano, grazie ad un regista che per qualche tempo è stato il più riconoscibile tra gli autori di quel paese, vincitore in carriera del Leone d’oro, del Leone d’argento al Festival di Venezia e del premio Un Certain Regard al Festival di Cannes. Tra i suoi capolavori ricordiamo anche Ferro 3, La Samaritana e Pietà.

Altri titoli da vedere: A Tale of Two Sisters (2003), Keys to the Heart (2018), Train to Busan (2016), A Bittersweet Life (2005), Lady Vengeance (2005), Sympathy for Mr Vengeance (2002), L’uomo che veniva dal nulla (2010), I Saw the Devil (2010), Joint Security Area (2000), Mother (2009), The Chaser (2008), Silenced (2011), Tae Guk Gi: The Brotherhood of War (2004), The Handmaiden (2016), Wish (2013), Miracle in Cell No. 7 (2013), A Moment to Remember (2004), Il buono, il matto, il cattivo (2008), Nowhere to Hide (1999).



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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